2022: Odissea nello spazio

Era il 12 aprile 1961 quando il pilota soviet Jurij Gagarin a bordo della navicella Vostok 1 andò nello spazio conquistandosi il nome di “Cristoforo Colombo dei cieli”. Soli otto anni dopo la missione Apollo 11 avrebbe portato i primi uomini sul suolo lunare. Oggi, ad oltre cinquant’anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna, la corsa allo spazio è ripresa e si può senza alcun dubbio affermare che il futuro dell’umanità sarà tanto sulla Terra, quanto nello spazio extra-atmosferico

Una nuova Guerra Fredda?

Oggi si contano 3372 satelliti che galleggiano nelle orbite più prossime alla Terra, facendo dello spazio un luogo affollato e al centro delle contese geopolitiche. Non a torto si può dire che ci si trova nuovamente nel bel mezzo di un conflitto particolarmente sentito. Ma questa volta a contendersi la supremazia spaziale con l’America è la Cina

Dopo un iniziale e sostanziale vantaggio sovietico, la Guerra Fredda si era conclusa con una supremazia spaziale degli americani. Quest’ultimi negli anni Sessanta, controllavano quasi completamente i satelliti attorno alla Terra. Ed è proprio in quel momento che i cinesi hanno dato avvio al loro programma spaziale, lanciando per la prima volta una satellite, il Dong Fang Hong 1, nel 1970. Lo sviluppo del programma è continuato e oggi la Cina è una delle potenze spaziali del nostro pianeta. A conferma di ciò si pensi alla costruzione della Tiangong, la prima stazione spaziale cinese, che nel 2022 sarà completata con l’aggancio di altri due moduli. Costruzione che si è resa necessaria poiché la Cina non fa parte dei Paesi che hanno aderito alla realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale. Agli astronauti cinesi, infatti, non è in alcun modo permesso collaborare con la NASA. 
In risposta alla costruzione da parte dell’ex-presidente americano della Space Force, la Cina ha poi creato una divisione spaziale all’interno dell’Esercito di liberazione nazionale.


Ci si trova senza dubbio di nuovo di fronte ad un dualismo spaziale fra blocchi contrapposti. Questo è ben visibile anche nelle attuali e future missioni su Marte e sulla Luna. Mentre infatti Ingenuity, il piccolo elicottero della missione Perseverance della NASA, collezionava numerosissimi successi, il 14 maggio 2021 il lender che trasportava il rover Zhurong della missione Tianwen-1 è ammarrato con successo, facendo della Cina il secondo Paese che ha concluso con successo una missione sul suolo del pianeta rosso. 

Atterraggio di Perseverance


Chang’e è invece il programma cinese di esplorazione della Luna, attualmente in corso ed uno dei più impegnativi della storia aerospaziale cinese. Entro il 2023 partirà Chanh’e 6, anno in cui avrà avuto inizio anche Artemis, programma americano che prevede, non solo che l’uomo torni sul nostro satellite, ma che lo faccia in modo duraturo e sostenibile. 
La Cina possiede poi un sistema d’arma in grado di abbattere i satelliti. Per ora Pechino sta eseguendo prove di lancio di missili solo contro i propri satelliti, ma nulla esclude che tali attacchi possano avvenire anche contro satelliti stranieri. 

È quindi chiaro che la corsa allo spazio è ripresa, nuovamente come una gara a due dove a contendersi la supremazia sono però USA e Cina.

E la Russia?

La Russia, che si era contraddistinta durante la Guerra Fredda come un’importantissima potenza spaziale, oggi osserva una forte recessione nell’ambito spaziale. Infatti, il Coronavirus e la guerra dei prezzi del petrolio hanno condotto la Russia in una crisi economica molto importante che non permette al paese di poter investire centinaia di miliardi di dollari per le missioni spaziali.
Non riuscendo quindi ad avere un programma autonomo, Mosca ha firmato un accordo di cooperazione con la Cina dichiarando “di usare le loro esperienze pregresse nella ricerca scientifica e lo sviluppo dello Spazio e l’uso dell’apparecchiatura spaziale e la tecnologia per formulare congiuntamente una route map per la costruzione della stazione di ricerca scientifica lunare internazionale”.

Ma era da anni che i due Paesi avevano approfondito notevolmente le loro relazioni in ambito spaziale. Non è così un caso che questa alleanza spaziale abbia preso inizio proprio quando nel 2017 l’amministrazione di Donald Trump ha posto gli Stati Uniti su una traiettoria politico-economica di forte contrapposizione con Mosca e Pechino.

L’Europa e le altre potenze mondiali

In questo contesto l’Europa sembra essere piuttosto latitante. In occasione della tredicesima European Space Conference i funzionari dell’Unione Europea hanno dichiarato di voler investire sui programmi spaziali per portare avanti un’autonoma strategia spaziale. Dichiarazioni che però non hanno avuto, almeno per questo momento, un riscontro concreto. Basti pensare che l’ESA ha siglato un accordo per la cooperazione sul Lunar Getaway, un elemento del programma Artemis, senza però aver aderito agli Artemis Accords che regolano proprio la missione. Accordi che sono invece stati firmati dall’Italia. Quest’ultima avrà un ruolo fondamentale nella realizzazione del modulo di servizio della capsula che porterà l’uomo sulla Luna e di diverse infrastrutture che saranno utilizzate sul suolo del satellite terrestre. L’Italia è poi l’unico paese, oltre agli Stati Uniti, a collaborare alla realizzazione dello Human Landing Module per la discesa degli astronauti sul suolo lunare. 
In ultimo Samantha Cristoforetti sarà la prima comandante donna della Stazione Spaziale Internazionale, facendo si che il settimo posto su classifica mondiale per la potenza spaziale sia proprio dell’Italia. 

Samantha Cristoforetti all’interno della ISS, Credits: ESA

Al fianco dell’Europa, ad emergere come potenza spaziale vi sono gli Emirati Arabi. Il paese sta programmando una missione rover sulla Luna nel 2024 e il progetto Mars Scientific City, un complesso pianificato di edifici per studiare come lavorare e vivere su Marte. Dal 9 febbraio 2021, poi, la sonda Hope è in orbita marziana dove studierà il pianeta per almeno due anni terrestri. 

Anche India, Giappone e Israele stanno investendo molto nel settore spaziale, tentando di rimare al passo con l’incredibile avanzata americana. 

Turismo e film spaziali

Ad avere un futuro nello spazio, però, non sono solo le grandi potenze con i loro diversi programmi, ma anche l’uomo. Non solo le missioni spaziali con civili sarannno sempre meno rare, ma il 18 ottobre si sono concluse le riprese del primo film girato a bordo della ISS.
Sono gli ultra miliardari Jeff Bezos con Blue Origin, Richard Branson con Virgin Galactic ed Elon Musk con SpaceX ad aver riaperto la corsa allo spazio per i passeggeri privati. Già nel 2001 un ex scienziato della JPL della NASA pagò 20 milioni per salire a bordo della MIR, una stazione spaziale di tipo modulare russa rientrata in atmosfera il 23 marzo dello stesso anno. Nel 2009, poi, la Space Adventures portò 6 civili nello spazio.

Il turismo spaziale esiste quindi da tanto, ma mai come quest’anno abbiamo visto dei civili lasciare, non solo la Terra, ma anche l’atmosfera del nostro pianeta a bordo di navicelle. 
È Inspiration 4 di SpaceX la prima missione spaziale a volare con a bordo solo cittadini che non fanno parte di nessuna agenzia spaziale. E già sono state programmate altre missioni di questo tipo per il 2022. 

Così come si può parlare di turismo spaziale, allo stesso modo è chiaro come esso sia una cosa ancora estremamente elitaria. In primo luogo per i costi, estremamente elevati forse per qualsiasi cittadino del mondo, e in secondo luogo per a lunghezza e il tipo di addestramento necessario. I passeggeri di Inspiration 4, per esempio, dopo esser stati selezionati, sono stati sottoposti ad un un addestramento di quattro mesi, con 60 ore settimanali divise fra lezioni di meccanica orbitale, imparare a operare in un ambiente di microgravità, stress test, addestramento nella risposta alle emergenze e simulazioni di volo. Inoltre lo spazio rimane e rimarrà un luogo pericoloso. E rimuovere completamente il pericolo di lanciare persone, che siano civili non addestrati o astronauti professionisti, nello spazio è quasi impossibile. 
Missioni come Inspiration 4 e le future sono però l’esempio di come gli sforzi di persone che hanno realmente le disponibilità economiche per finanziare missioni di questa portata possano favorire ed aumentare l’accesso dei civili allo spazio. 

Foto con la Terra dei 4 civili che hanno partecipato ad Inspiration4, credits: BBC

Dopo 12 giorni di riprese a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, l’attrice Yulia Peresild e il regista Klim Sipenko sono rientrati sulla Terra. Battendo sul tempo l’annunciato progetto americano con Tom Cruise, il primato di primo film con scene girate nello spazio è della Russia. The Challenge è il titolo del film e secondo le ultime dichiarazioni dovrebbe vedere come protagonista una giovane chirurga che deve raggiungere la ISS per operare d’urgenza uno dei membri dell’equipaggio. Peresind e Shipenko sono partiti dal Kazakhstan il 5 ottobre, insieme a Anton Shkaplerov. Ad accoglieri nello spazio hanno trovato Anton Shkaplerov, Oleg Novitsky e Pyotr Dubrov, tre astronauti russi presenti sulla ISS.
Il progetto nasce da un accordo stipulato fra l’agenzia spaziale russa Roscosmos e il Channel One Tv. Nei prossimi mesi si avranno sicuramente più notizie, ma è certo è che questo potrebbe essere un grosso passo per un paese come la Russia che ha perso notevole prestigio in ambito spaziale.

Foto della crew a bordo della ISS dopo la fine delle riprese, credits: @Anton_Astrey instagram

È quindi chiaro che la geopolitica delle alleanze della Terra abbia fortissime ripercussioni in quelle che sono le cooperazioni e le missioni spaziali. Pechino e Washington vivono un acceso conflitto, una vera e propria guerra giuridica, economica e tecnologica in cui lo spazio rappresenta la “punta di lancia mediatica e appariscente”. E questo potrebbe mettere timore. Si ricordi però che dal 1967 esiste un trattato che regola le attività nello spazio. Il principio alla base prevede che lo sfruttamento dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, avvenga per il bene e nell’interesse dell’umanità. Il trattato quindi impedisce chiaramente l’occupazione di alcun corpo celeste o la rivendicazione di qualsiasi area dello spazio come di proprio dominio. 
E nonostante la maggior parte della comunità scientifica sembri propendere per un futuro fatto di conflitti in orbita, non è detto che non si possa creare un ambiente che vedrà gli Stati collaborare per il bene del nostro pianeta. Ma, qualsiasi sia il modo, più passerà il tempo e più i nostri occhi saranno puntati al cielo. 

BIBLIOGRAFIA

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