25 Aprile, il giorno che ha cambiato il nostro paese

Libertà va cercando, ch’è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta
Dante – Purgatorio canto I vv. 71-72

Viviamo un periodo di oppressione, costrizione e sospensione delle nostre libertà.
L’orizzonte temporale di avversità ci impedisce di guardare al futuro. Allora, con uno sforzo della Memoria, possiamo guardare al passato, a un tempo di sospensione delle libertà civili decisamente più prolungato di quello della pandemia.

https://youtu.be/XmbJnUxIUCo
Il video del nostro speciale #IoResistoaCasa che vi terrà compagnia dal 25 Aprile al 2 maggio

Il 25 Aprile è un momento decisivo della nostra storia nazionale, nel suo essere reazione e identità, un attimo contemporaneamente di rottura e di rinascita.

Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini

Piero Calamandrei

In celebrazioni come il 25 aprile è sempre un arduo esercizio trovare parole adatte che non scadano nella convenzionalità o, addirittura, in un’esaltazione fine a se stessa che nulla stimola e tutto uniforma, fino alla banalizzazione.

È ormai fuori da ogni dubbio che il nostro Paese soffra di un’amnesia cronica che si declina in un meccanismo di rimozione di alcuni fra gli snodi storici fondamentali della sua storia. Questa disfunzione diventa ancor più evidente quando si parla di fascismo, Resistenza, antifascismo.

In un periodo storico in cui ci si ritrova nuovamente incagliati nella melma revisionista dell’anti-antifascismo, con la pericolosa conseguenza che «screditare la Resistenza, oggi come ieri, ha il significato di rivalutare il fascismo», è nuovamente necessario, senza paura e con orgoglio, rivendicare che il fenomeno della Resistenza italiana al nazifascismo può e deve essere considerato un vero e proprio miracolo storico nel quale uomini e donne di differente estrazione sociale, politica e culturale hanno deciso di affratellarsi in una lotta armata e culturale che ancor’oggi segna il cammino delle comunità democratiche di tutto il mondo.

La Resistenza è stata esperienza di guerra e pratica di convivenza civile e giustizia. Esaltazione dello spirito di uguaglianza che un Regime, quello fascista, per oltre vent’anni, sistematicamente e violentemente negò.

Illuminante, ieri come oggi, è la lezione di Norberto Bobbio:

Non c’è documento partigiano che non rechi traccia della fede in questi tre ideali della pace tra le nazioni, della libertà personale, della giustizia sociale. Coloro che hanno partecipato alla Resistenza si riconoscono tra loro e si distinguono non solo dagli indifferenti per l’entusiasmo morale con cui hanno accettato di correre il rischio supremo per difendere valori ideali, ma si riconoscono tra loro e si distinguono dagli avversari per i valori che hanno difeso, cioè per la fede che essi hanno riposto nella interdipendenza e nella solidarietà dei tre valori della pace, della libertà e della giustizia  contro i mali della guerra, dell’oppressione e del privilegio. Qui bisogna cercare lo spirito della Resistenza. […]

Il 25 aprile non è un punto di arrivo, ma di partenza. Dalla sollevazione popolare di quei giorni di primavera si mise in moto la svolta democratica italiana. Parafrasando l’infelice uscita di un noto quotidiano nazionale, possiamo rilanciare che fu quella primavera che ha cambiato l’Italia!

Corriere della Sera

Le forze antifasciste, di qualsiasi estrazione culturale, si erano unite per ripensare l’Italia, cercando di metter da parte le differenze ideologiche e dare una solida base istituzionale ad un Paese uscito da un tremendo conflitto. Il movimento di liberazione, attuato nella lotta partigiana, nella cobelligeranza alleata e nella resistenza nei campi di prigionia, costituì il substrato del modello per i lavori dell’Assemblea Costituente.

Va osservato, infatti, che pur essendo un periodo convulso e pieno di lacerazioni tra le anime politiche, già pronte per la bagarre elettorale, la volontà di dotare il Paese di una Carta Fondamentale antifascista, ma soprattutto democratica, era prevalente.

Le differenze emerse nel 1947 (fine dei governi di unità nazionale) non intaccarono i lavori della costituente: il primo gennaio 1948 venne promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana.

Il testo è frutto di dialogo e compromesso, da intendersi non nel suo senso deteriore ma nel valore etimologico proprio del vocabolo: dal latino cum promittere, promettere insieme. E’ viva in ogni singolo articolo l’esperienza bellica 1940-1945, dal diritto alle minoranze al ripudio della guerra come strumento di offesa, fino alle grandi affermazioni dei diritti inviolabili dell’uomo e dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale, sulla pari dignità senza distinzioni di sesso, razza, lingua e religione. La completezza del testo costituzionale non può essere letta se non attraverso la ricchezza e la pluralità delle forze democratiche della Resistenza.

Ecco perchè il 25 Aprile è la festa di tutti gli italiani e perchè, in attesa di tornare nuovamente liberi, resistiamo e ricordiamo la Liberazione con la “l” maiuscola.
Perché è facile essere fascisti in democrazia, difficile il contrario

Io resisto a casa © Federico Bressani

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