Buio in sala

Parlare della situazione delle sale cinematografiche oggi, in Italia, equivale a un esercizio di costante revisione. Mentre scrivo questo articolo si sta discutendo e si prospetta una nuova stretta alle attività per via della pandemia. Ora, non è chiaro come questa si rifletterà sulle sale cinematografiche, se si opterà per una revisione della capacità di queste o se si manterranno il distanziamento e il numero di posti ridotti invariati come da quando gli esercizi hanno riaperto – difficile dirlo con certezza, per il momento l’ultimo Dpcm del 13 ottobre, come sottolineato dal ministro Franceschini, ha lasciato i numeri invariati. Vero è che, pur in un clima in continua evoluzione, alcuni nodi cruciali sugli ultimi mesi dalla riapertura delle sale post-lockdown sono già evidenti e qualche piccola considerazione può essere fatta. Tirare le somme, fare i cosiddetti “due conti”, può forse aiutarci a capire quale sarà la possibile evoluzione dello scenario in termini di fruizione del mezzo cinema nei prossimi anni. Perché è indubbio che da questa crisi, come ogni attività, culturale e non, anche il cinema ne sta uscendo per cause di forza maggiore cambiato e rinnovato: e anche se non dovesse cambiare pelle radicalmente, è molto probabile che il concetto di sala comincerà a convivere sempre più con quello di salotto.

“Favolacce”, tra i film usciti su piattaforme streaming in alternativa alle sale durante il periodo di lockdown.

Partiamo dai dati: a oggi l’85% delle sale ha riaperto i battenti, a fronte di un modesto 15% dello scorso giugno. Le sale hanno quindi ricominciato a offrire la loro programmazione, dopo una stagione estiva fatta più che altro di repliche o di uscite di film italiani che avevano visto una distribuzione digitale nei mesi del lockdown. I numeri degli spettatori dal 15 giugno al 3 ottobre, secondo quanto riportato dall’AGIS, si attestano su 347.262, con una media di 130 presenze per sala. Curiosamente, all’infografica relativa ai numeri viene affiancato un dato in più: un solo contagiato. Come a dire, venite al cinema, i luoghi dello spettacolo sono sicuri – ed è del resto quanto sottolinea la stessa Agis in un tweet sull’argomento. Certo il tweet è significativo, perché sottolineare questi numeri e far leva sulla sicurezza del luogo cinema è anche segno di un problema rilevante: le sale continuano a rimanere spopolate. Facendo il confronto Degli incassi dello scorso weekend con quelli dell’anno scorso nello stesso periodo (come riportato dall’Ansa), si assiste a un -78% di presenze.

I numeri sono terrificanti, ma per comprendere meglio le cause di questa flessione occorre ampliare lo spettro delle variabili e non prendere in considerazione solo il Covid che, ovviamente, non può che essere la causa principale. Se allora proviamo a scorrere la lista dei maggiori incassi italiani nel weekend del 9 ottobre vediamo nell’ordine: 1) Greenland, thriller/disaster movie americano 2) Lacci di Daniele Luchetti 3) Lasciami andare, film drammatico italiano; 4) Un divano a Tunisi, commedia franco-tunisina; 5) Divorzio a Las Vegas, commedia leggera italiana.

Un solo film americano nelle prime cinque posizioni, e ben tre film italiani. Raramente si assiste a una classifica del genere, ma aggiungiamo un dato sugli incassi: Greenland, al primo posto, ha incassato 723.807 euro; Lacci, in seconda posizione, 194.838 euro. Un divario enorme, che apre a una seconda domanda: senza il cinema americano le sale italiane possono sopravvivere?

Le sale hanno riaperto da mesi ormai, ma quanto la mancanza dell’offerta americana sta influendo, oltre ai timori e alle paure dettate dal Covid, sull’affluenza degli spettatori? Le uscite dei film americani continuano a rimbalzare in avanti, vengono spostate a data da destinarsi o, peggio ancora, dal punto di vista degli esercenti, trasferite su piattaforme di streaming. E arriviamo qui al vero nodo cruciale: la Disney. Le mosse del colosso americano stanno influenzando fortemente il destino delle sale cinematografiche non solo italiane, ma anche europee, in questo delicato periodo di pandemia. Prima mossa della Disney: far uscire l’attesissimo live-action di Mulan su Disney + in accesso VIP, a un prezzo non proprio amichevole di 21,99 euro. Seconda mossa: annunciare l’uscita di Soul, prossima fatica Pixar e ideale sequel del gioiello Inside Out, in esclusiva, a Natale, sempre su Disney +. Una scelta talmente rilevante dal punto di vista dell’impatto sulle sale che l’UNIC, l’Unione internazionale dell’esercizio cinematografico, lo scorso 12 ottobre ha pubblicato un comunicato in cui esprimeva lo sgomento e lo choc di tutti gli operatori cinematografici una volta appresa la notizia.

Soul”, l’atteso film Pixar che uscirà a Natale solo in streaming. © 2020 Disney/Pixar. All Rights Reserved.

Allo stato attuale il cinema americano sembra rivelarsi come metro di sopravvivenza, il che apre a molte questioni sullo strapotere dell’offerta statunitense, e sulla garanzia da parte degli esercenti di offrire film americani per tappare le falle di un cinema italiano che probabilmente necessita di ritrovare un reale appeal. Ed è curioso, a proposito, come il cinema autoriale italiano stia risentendo in proporzione minore l’impatto del calo degli spettatori; questo ci porta a una naturale conseguenza, la sofferenza meno accentuata, sempre mantenendo le proporzioni, della sale d’essai rispetto ai multiplex, che stanno faticando e non poco a livello economico. In una recente intervista a Domenico Dinoia, presidente dell’ANEC, l’associazione italiana degli esercenti – intervista apparsa su Film Tv dello scorso 6 ottobre e firmata da Mauro Gervasini – lo stesso Dinoia ha sottolineato come l’assenza dei film americani pesi come un macigno nella sopravvivenza delle sale “commerciali”: «In certi casi, di fronte al continuo rinvio di film pronti, disorientano le scelte dei distributori che così facendo indirizzano il pubblico verso altre strade. Rischiamo di regalare spettatori alle piattaforme e di rosicchiare quel target che invece preferisce il cinema su grande schermo» e più drasticamente continua «I multiplex senza blockbuster non ce la fanno, ed è un problema con cui fare i conti perché l’emergenza sanitaria non sarà breve».

Quale sarà l’evoluzione delle sale italiane potremo monitorarlo nei prossimi mesi; prevederne ora l’andamento, con il rischio di nuove strette per via del Covid, è molto complicato. E se le sale saranno ancora aperte questo Natale, ci si potrà interrogare anche su quanto il cinema italiano, che punta sempre fortemente sul periodo delle feste per le uscite pesanti a livello di botteghino, sarà in grado di resistere. I nomi, per il momento, ci sono: Freaks Out, il ritorno di Gabrielle Mainetti dopo Lo chiamavano Jeeg Robot o il film di Diabolik dei Manetti Bros. con Luca Marinelli protagonista. E andrà ovviamente considerato se e quanto il cinema americano tornerà a ripopolare il grande schermo.

L’augurio è che torni tutto alla normalità presto, e che le nostre sale ricomincino a riempirsi di film per tutti i gusti e profumo di pop-corn.

Francesco Fiero, 1989, si è laureato in Scienze filosofiche, specializzandosi in Estetica e Cultura visuale. Ha collaborato con la Fondazione Feltrinelli per il magazine “La Nostra Città futura” e scritto di cinema e letteratura per testate e riviste sul web.

la tua finestra sul mondo

Iscriviti alla newsletter:

    SEGUICI: