Stella sotto i riflettori spenti: Hadzipanagis, il “Maradona greco”

Nella seconda metà degli Anni ’40, con l’odore di morte della Seconda Guerra Mondiale che ancora aleggiava su tutta l’Europa, i cittadini greci, giacché ormai avevano imbracciato i fucili, decisero di continuare a sparare.

Gli uni contro gli altri, comunisti contro monarchici, dando vita a una guerra civile che terminerà nel 1949 lasciandosi alle spalle decine di migliaia di morti e quasi 200mila emigrati politici.

La maggior parte dei greci fuggiti dalla guerra andò a cercare una vita migliore tra le braccia del blocco sovietico, che per molti non si rivelarono particolarmente accoglienti. Già nel 1940 dalla Russia erano stati deportati nell’Uzbekistan, l’allora Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka, talmente tanti greci che nel Paese era presente una comunità ellenica di circa 30mila persone.

Campo di concentramento di Makronissos, attivo per i ribelli comunisti durante la Guerra Civile Greca @WikiMedia

Con lo scoppio della guerra civile altri 11mila cittadini greci arrivarono in Uzbekistan, e alcuni di loro si fermarono a Tashkent, la capitale. Una città nella quale si poteva ricostruire una vita dopo essere sfuggiti alla morte, e che aveva dato riparo a talmente tante persone che più di metà della popolazione proveniva da Russia o Ucraina.

E proprio da una coppia di rifugiati greci che si erano stabiliti a Tashkent nacque, nel 1954, Vassilis Hadzipanagis, forse il più grande giocatore greco di sempre.

I primi calci nella polvere uzbeka

Vassilis Hadzipanagis iniziò a giocare nella Dynamo Tashkent prima di essere notato nel 1972 dal Pakhtakor, prima squadra della capitale e unica compagine uzbeka ad aver mai giocato nella Vysšaja Liga, la massima divisione sovietica.

La squadra, conosciuta in quegli anni in Unione Sovietica come paxtakorlar, letteralmente “coltivatori di cotone”, era appena scesa dalla prima divisione alla Pervaja Liga, e a parte una finale di Kubok SSSR (la coppa dell’URSS) persa nel ’68 non aveva mai avuto particolari momenti di gloria nella propria storia.

Famiglia di rifugiati greci a Tashkent ©Pinterest

Il diciassettenne Hadizpanagis, con le sue prime apparizioni da professionista, mostrò un talento cristallino con il quale aiutò la squadra a vincere per la prima volta il titolo della seconda divisione, tornando immediatamente in Vysšaja Liga.

Centrocampista offensivo molto dotato tecnicamente, nonostante la bassa statura con i suoi dribbling e le sue accelerazioni aveva fatto già ammattire le difese di mezza Pervaja Liga e regalato divertimento ai tifosi e assist ai compagni. A dispetto della giovane età era pronto per il salto nel massimo campionato, ma le regole della competizione erano molto restrittive e Vassilis fu obbligato a diventare un cittadino sovietico.

La fine della guerra e il “ritorno” a Salonicco

Nei due anni successivi Hadzipanagis fece conoscere il suo mancino in tutta l’Unione Sovietica e contribuì agli ottimi piazzamenti di metà classifica del Pakhtakor, venendo prontamente chiamato nell’under 19 sovietica.

Donne partigiane nella Resistenza comunista durante la Guerra Civile Greca ©Pinterest

La sua popolarità era in ascesa ma quando nel 1974 la dittatura militare vigente in Grecia venne debellata Vassilis decise di finire il campionato e di fare le valigie. Lasciò la capitale uzbeka con un bottino di 22 marcature in 96 presenze per poter andare, per la prima volta, nella terra dei suoi avi.

Nella notte del 22 novembre 1975 un migliaio di tifosi dell’Iraklis Salonicco stipati in stazione accolsero il loro nuovo idolo. Il presidente, Nikos Atmatzidis, si era recato di persona cinque volte a Tashkent per convincerlo a firmare un contratto biennale, ma l’accordo fu quasi una scelta obbligata dal fatto che un nonno di Vassilis era rimasto in Grecia, a Salonicco, e questo facilitava il trasferimento al di fuori dell’Unione.

Vassilis Hadzipanagis ©Pinterest

Per Vassilis Hadzipanagis, calcisticamente parlando, l’Iraklis fu un passo indietro notevole, ma questo si trasformò in uno stimolo per iniziare al meglio la sua nuova avventura. Fino a quel momento il club di Salonicco aveva raggiunto al massimo il quinto posto in campionato e perso per due volte, nel ’47 e nel ’57, la Kypello Ellados, la coppa nazionale.

L’idolo del Kaftanzoglio

Nella stagione 1975/76 con sei gol in 21 partite portò l’Iraklis all’ottavo posto in campionato, ma si fece notare soprattutto per le prestazioni in coppa. Vassilis trascinò alla vittoria finale l’Iraklis, lasciando ogni stadio tra gli applausi del pubblico. Con una memorabile prestazione condita da due gol nella rocambolesca finale contro il Panathinaikos, finita 4 a 4 e poi vinta ai rigori, portò il club direttamente in Coppa delle Coppe.

Sintesi della finale di Coppa vinta dall’Iraklis


Sul finire della stagione, ad attestare le sue ottime prestazioni, Hadzipanagis venne convocato dalla nazionale greca per un incontro amichevole contro la Polonia. Il 6 maggio 1976, allo stadio Apostolos Nikolaidis di Atene, Vassilis fece il suo esordio con la maglia biancoazzura della Grecia.

Sarà purtroppo l’unica sua vera apparizione con la maglia del Paese dei suoi genitori. Il CIO vietò il pass a causa delle apparizioni con la nazionale giovanile sovietica, e la Grecia non poté più convocarlo.

Vasia, idolo greco senza passaporto

Questo veto segnò la carriera di Hadzipanagis che, oltre alla delusione per non poter giocare con la Nazionale, si vide anche mancare un importante palcoscenico internazionale. Durante un’intervista al quotidiano TA NEA ha successivamente dichiarato:

È la mia più grande amarezza non aver giocato nella nazionale greca. […] Ero andato in Unione Sovietica tante volte per liberarmi ma mi veniva costantemente detto che non potevo ottenere un pass per la nostra squadra nazionale poiché avevo gareggiato nella squadra olimpica dell’Unione Sovietica ai giochi di Montréal e avevamo vinto la medaglia di bronzo. Hanno detto che il CIO avrebbe chiesto indietro la medaglia. […] So di aver già pagato per le opinioni politiche di mio padre, che è stato di sinistra fino alla fine della sua vita.

Pare che i genitori di Vassilis, Kyriakos Hadzipanagis e sua moglie Chryssa, fuggirono dalla Grecia perché membri del DSE, l’Esercito Democratico Greco, fondato dal Partito Comunista di Grecia e attivo durante la guerra civile.

L’incontro tra Grecia e Polonia. Hadzipanagis indossa il numero 11.


Ma Vassilis non si scoraggiò e riprese con ancor più energie a giocare per l’Iraklis, giocando quasi tutte le partite del campionato ma incidendo poco in zona gol, con sole due marcature. Nonostante ciò le sue prestazioni facevano brillare gli occhi dei tifosi che potevano ammirarlo danzare con il pallone tra i piedi, e pare che un giornalista scrisse che avrebbe potuto tranquillamente dribblare chiunque in una cabina telefonica.

Hadzipanagis, campione che non poteva volare

I tifosi, per i quali è sempre stato semplicemente “Vasia”, lo adoravano e la dirigenza puntava tutto su di lui, ma era chiaro a tutti come, non solo il modesto Iraklis, ma lo stesso campionato greco, gli stessero stretti. Purtroppo però all’epoca i diritti dei giocatori non erano tema di particolare interesse e nel diritto greco una squadra, sfruttando un cavillo, poteva rinnovare unilateralmente il contratto di un giocatore ogni anno per 10 anni.

Hadzipanagis fece causa alla sua squadra e il tribunale stabilì che nessun lavoratore poteva essere trattenuto per più di cinque anni. L’Iraklis vinse però in appello e rinnovò il contratto al giocatore.

Intervista ad Hadzipanagis con immagini di un incontro tra Iraklis e Australia B


La stagione successiva Vassilis Hadzipanagis giocò solo 8 partite.

Grazie all’amore dei tifosi però le divergenze vennero appianate e negli anni seguenti le sue ottime prestazioni permisero all’Iraklis di posizionarsi regolarmente nella parte alta del tabellone e di arrivare nuovamente, nel 1981, in finale di coppa.

L’incubo della retrocessione d’ufficio

L’Iraklis perse la finale 5 a 2 contro la sorpresa Kastoria, ma non fu la delusione peggiore per giocatori e tifosi. La sconfitta fu causata anche dalle parole di Filotas Pellios, difensore del PAOK sconfitto in semifinale, che aveva accusato il presidente dei Ghireos di aver tentato di corromperlo.

La notizia ebbe un enorme risalto mediatico e alla fine del campionato, nonostante l’ottavo posto finale, l’Iraklis venne retrocesso in seconda divisione.

Vasia con la maglia dell’Iraklis ©Pinterest

Molte squadre, tra le quali l’Arsenal e la Lazio, provarono ad acquistare il cartellino di Hadzipanagis ma la dirigenza fu inamovibile, in parte anche terrorizzata dalla reazione dei tifosi a una sua cessione. Vassilis allora se ne andò per più di un anno in Germania, allenandosi con lo Stoccarda senza esser pagato dall’Iraklis, pur essendo sotto contratto.

La squadra di Salonicco, che durante la stagione venne anche dichiarata non colpevole in appello, vinse facilmente il campionato e tornò in Alpha Ethniki. Anche Hadzipanagis tornò a prendere il suo solito posto in mezzo al campo, questa volta definitivamente.

Un amore finalmente corrisposto

Messo da parte ogni tentativo di cambiare squadra, Vassilis Hadzipanagis accettò il ruolo che gli era stato affibbiato dai tifosi prima ancora che scendesse dal treno nella stazione di Salonicco.

Nelle stagioni successive, maturato sia come finalizzatore che come rifinitore, guidò l’Iraklis a uno storico terzo posto, ad oggi ancora il miglior piazzamento nella storia del club, alla vittoria della Coppa dei Balcani e a un’altra finale di coppa nazionale. Era il 1987, e quasi 20mila tifosi dell’Iraklis arrivarono ad Atene per inneggiare il nome di Vassils Hadzipanagis, ma la coppa la vinse ai rigori l’OFI Creta.

Servizio di un’emittente greca dedicato a Hadzipanagis


Nonostante gli ottimi piazzamenti il club di Salonicco non riuscì a qualificarsi nuovamente a una competizione europea fino al 1989, quando grazie a un quarto posto ottenne l’accesso alla successiva Coppa UEFA.

Nonostante la totale assenza dalle partite di cartello del calcio continentale, il nome e il talento di Hadzipanagis riuscirono a tal punto a farsi conoscere che il giocatore venne invitato a giocare, nel luglio 1984, nella formazione World All Stars che affrontò in amichevole i New York Cosmos al Giants Stadium.

Trafiletto di giornale con le formazioni dell’incontro tra N.Y. Cosmos e World All Stars ©Pinterest

E non fu forse un caso se il campione venuto da Tashkent decise di ritirarsi poco prima del suo 36° compleanno, nello stadio Kaftanzoglio di Salonicco, il “suo” stadio, nella prima partita di Coppa UEFA contro il Valencia. L’incontro finì a reti bianche e fu la sua unica apparizione in una competizione europea, il 19 settembre 1990. L’Iraklis perse il ritorno 2 a 0 e venne eliminato dalla competizione.

Vassilis Hadzipanagis, il più forte calciatore greco di sempre

Vassilis Hadzipanagis non si è mai potuto confrontare con i grandi nomi del calcio mondiale, privato della possibilità di mettersi in gioco (principalmente) come calciatore. È riuscito comunque a ottenere l’amore incondizionato dei tifosi dell’Iraklis, alimentando sogni ed emozioni per quindici anni.

Hadzipanagis (al centro) con la fascia da capitano al braccio

Anche la Federazione, dopo il suo ritiro, decise di rendergli omaggio organizzando sempre al Kaftanzoglio un’amichevole contro il Ghana. Era il 14 dicembre 1999, Vasia aveva 45 anni e giocò dignitosamente 21 minuti prima di uscire tra gli applausi di un pubblico in festa e di venir premiato per il suo contributo al calcio ellenico.

Per tutta la sua carriera Vassilis Hadzipanagis ha alimentato le speranze dei tifosi di una squadra probabilmente rinunciando alle proprie, senza poter calcare i palcoscenici che spettavano a quello che, ancora oggi, è considerato il più grande calciatore greco di sempre e uno di quei grandi campioni che, purtroppo, il mondo non ha potuto apprezzare.

Classe '88 ma lo nascondo bene. Scrivo perché adoravo il suono della Olivetti di mio nonno e perché, a causa della mia pessima educazione, mi chiedo ancora oggi i perché delle cose. Ho una Laurea in Comunicazione, un Master in Drammaturgia e Sceneggiatura e non so ancora cosa voglio diventare da grande.

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