Chi entrò per primo dalla Breccia di Porta Pia?

*La foto di copertina dell’articolo è una ricostruzione successiva.

LA BRECCIA LIBERATORIA

La storiografia ha ampiamente dibattuto gli avvenimenti militari e politici che portarono alla mattinata del XX settembre 1870. Il culmine è stato raggiungo lo scorso anno, in occasione del 150° anniversario. Anche The Pitch ha ricordato la Breccia come il momento che ha finalmente “liberato” dal potere temporale dei Papi. Per lo Stato italiano la breccia significò il raggiungimento dell’unica vera capitale d’Italia: Roma. Senza soffermarsi sugli aspetti legati al rapporto tra Stato e Chiesa, e sulle reciproche interferenze, è il caso di dedicare poche righe ad una diatriba nascosta interna al modo militare.

Il quadro di Michele Cammarano

CHI E’ ENTRATO PER PRIMO A PORTA PIA?

Nell’immaginario collettivo, anche grazie alle opere pittoriche – basti pensare ai quadri di Michele Cammarano – i bersaglieri varcano correndo la breccia appena aperta dalla batteria del capitano Segre. Lo stesso Museo dei bersaglieri sorge in prossimità di Porta Pia, accanto all’ambasciata francese in Vaticano presso Villa Bonaparte. Eppure ufficialmente ad entrare a Roma insieme ai fanti piumati sembra ci sia stato anche qualche reparto di fanteria.

Porta Pia oggi con il monumento al “Bersagliere”

L’opera principale sulla campagna del generale Raffaele Cadorna, La liberazione di Roma nell’anno 1870 ed il plebiscito, 1889 non si cura della questione, sostenendo che:

Alla breccia vennero dirette: la colonna di destra della divisione Mazé e quella di sinistra della divisione Cosenz. Queste colonne aventi in testa: la prima il XII bersaglieri con il II battaglione del 41° fanteria; la seconda il XXXIV battaglione bersaglieri, una parte del 19° fanteria e zappatori del genio... si slanciarono risolutamente sulla breccia, frammischiandosi in quell’evento le truppe dell’una con quelle dell’altra colonna.

Occorre a questo punto fare una breve analisi del terreno: dopo l’apertura della breccia le macerie si accumularono alla base nascondendo alla vista un fossato. Il superamento dell’inaspettato ostacolo fece mescolare le unità precedentemente descritte.

LA QUESTIONE CONTINUA

Qualche anno dopo apparve sulla raccolta Le Memorie storiche militari del 1909 un articolo del capitano G. Del Bono, La presa di Roma, 20 settembre 1870 ( I, 1910) che riportava in auge la questione.

Rimarrebbe ora da chiarire se entrarono prima in Roma le truppe che assaltarono la porta o quelle che assaltarono la Breccia. I documenti ufficiali tacciono tale circostanza, eccetto che il rapporto del generale comandante delle 12^ divisione il quale, con frase generica, scrive gli attacchi essere avvenuti contemporaneamente. Ma volendo indagare sulla cosa con maggior cura occorre rammentare: che il generale Mazé, come già si è accennato, ordinò al generale Carchidio d’imprendere l’assalto della breccia soltanto quando si fosse pronunciato quello della porta: che il 39° si avanzò contro questa, da villa Patrizi, mentre il XII bersaglieri mosse verso la breccia da villa Falzacappa che è più lontana dalle mura di quel che non ne sia villa Patrizi; finalmente che il generale Mazé, trovandosi a villa Patrizi, aveva a breve passo e pronta ad ogni evento la colonna di sinistra mentre che per lanciare quella di destra dovette mandarne ordine al generale Carchidio.

Queste circostanze indurrebbero logicamente a ritenere che il 39° fanteria precedesse di qualche momento il XII battaglione bersaglieri d’assalto.

LA SOLUZIONE

La questione si trascinò fino al 1927, quando il comando territoriale di Genova scrisse al Ministro della Guerra – Corpo di Stato Maggiore – Ufficio Storico per chiedere “lumi” in merito alla costruzione del monumento al bersagliere a Porta Pia.

La risposta non tardò ad arrivare (lett. 754 del 27 febbraio 1927) sostenendo che non era giusto glorificare solamente i bersaglieri (XII battaglione), ma anche la 4^ compagnia del 19° reggimento di fanteria, alcuni reparti del 40°, riconoscendo, invece, al II° battaglione del 41° fanteria di aver preso parte all’attacco, riportando anche delle perdite, ma di essere entrato per la breccia in un momento successivo.

Emanuele Di Muro. Si diletta a correre maratone attraverso i sentieri della storia.Il suo anno di nascita ha irrimediabilmente condizionato la sua propensione a elaborare strampalate previsioni geopolitiche.#Runninginhistory

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