Coppa delle Coppe, mistica ripetizione dal sapore antico

Mercoledì di Coppa” è il nuovo speciale della redazione di Olympia, che vuole analizzare e contestualizzare la nascita e lo sviluppo delle competizioni UEFA per club. Dalla Coppa dei Campioni nata nel 1955, fino alla possibilità, di cui si parla ormai da tempo, di creare una nuova Superlega con tutti i migliori club d’Europa. Il viaggio, in questi 75 anni, è stato lungo e tortuoso ed ha visto il fiorire di diversi tornei di differente importanza: Champions League, Europa League, Coppa delle Coppe, Mitropa Cup, Intertoto, Europa Conference League.
Ogni trofeo ha la sua storia, è nato in momenti storici diversi ed è cambiato insieme al calcio. La redazione prova a riannodare i fili partendo dal principio, con lo scopo di cercare di capire qual è il futuro che ci attende.

Che l’Inghilterra sia la culla del football è cosa nota ai più, così come il fatto che Oltremanica la coppa nazionale (sarebbe meglio dire: una delle due), la tanto decantata FA Cup – il torneo più antico del mondo, fucina ogni anno di storie e aneddoti ai limiti del melenso – sia circondata da un’aura mistica. Eccessivo forse, come sostiene qualcuno, spingersi a dire che una sua conquista superi in prestigio la vittoria del campionato, ma di sicuro il peso che riveste nell’economia di una stagione rende questo trofeo imparagonabile a qualsiasi altra competizione gemella, che si chiami Coppa Italia, Copa del Rey o DFB-Pokal. Ed è proprio dall’amore tutto inglese per l’FA Cup che si dipana la storia di una delle competizioni più dimenticate e contemporaneamente più rimpiante del panorama calcistico europeo: quella Coppa delle Coppe (Cup Winners’ Cup) che comprende già nel nome metà del proprio fascino.

Dopo la nascita nel 1955 della Coppa dei Campioni e della Coppa delle Fiere (antenata della Coppa Uefa), furono gli inglesi infatti, tutt’altro che felici dei successi a ripetizione del Real Madrid nella prima e del Barcelona nella seconda, a caldeggiare l’idea di una manifestazione che premiasse le squadre vincitrici della coppa di casa. Una sorta di prosecuzione della mitica FA Cup in campo europeo. Inizialmente la proposta non raccolse un grande successo: nel 1960 furono appena dieci le formazioni ai nastri di partenza della prima edizione, vinta nel maggio di sessant’anni fa dalla Fiorentina in una doppia finale con gli scozzesi del Rangers. A gestire l’edizione inaugurale non fu nemmeno la UEFA (che riconoscerà la validità della vittoria dei viola solo nel 1963), ma un comitato sorto appositamente in rappresentanza delle partecipanti: oltre a Fiorentina e Rangers c’erano l’Austria Vienna, il Borussia Monchengladbach, la Dinamo Zagabria, il Ferencvaros, il Lucerna, la Stella Rossa Brno, i tedeschi dell’est del Vorwarts Berlino Est e gli inglesi del Wolverhampton.

I giocatori della Fiorentina festeggiano la vittoria della Coppa delle Coppe 1961, conquistata contro i Glasgow Rangers. – © Wikimedia Commons

La mancanza di interesse nei confronti delle prime edizioni è presto spiegata: al contrario dell’Inghilterra, in molti paesi europei la coppa nazionale, quando esisteva, non godeva affatto della stessa venerazione riservata all’FA Cup. Gli spagnoli dell’Atlético Madrid e i francesi del Monaco, per esempio, si rifiutarono di partecipare. Già l’anno successivo, però, con la decisione della UEFA di assumere il controllo diretto della competizione, la situazione cambiò: da dieci le compagini partecipanti salirono a 23 – con l’Atlético che questa volta si decise a scendere in campo, aggiudicandosi il trofeo con la vittoria in finale sui campioni in carica della Fiorentina – e già dall’edizione 1963-64 il formato si era stabilizzato a 32 squadre, con turni a eliminazione diretta a partire dai sedicesimi di finale. La prima inglese ad aggiudicarsi la Coppa fu il Tottenham nel 1963, in finale proprio con i colchoneros.

Da quell’edizione, e per un quindicennio abbondante, la competizione rimarrà stabilmente al secondo posto per importanza a livello europeo. Non a caso quando nel 1973 la confederazione continentale deciderà di mettere in pratica la proposta del quotidiano olandese Telegraaf di creare una Supercoppa Europea la scelta della sfidante dei vincitori della Coppa Campioni (l’Ajax) ricadrà sulla squadra che aveva alzato la Coppa delle Coppe (il Milan) e non la neonata Coppa Uefa. Sarà così fino al 1999, anno in cui la Lazioultimo club ad aggiudicarsi la Cup Winners’ Cup – sfiderà i campioni d’Europa del Manchester United, riuscendo per giunta ad avere la meglio. In mezzo qualche piccola soddisfazione i vincitori della Coppa se la toglieranno: su tutte il piccolo Malines, capace di battere nel 1988 il PSV salito sul tetto d’Europa.

Due calciatori del MalinesGraeme Rutjes (sx) e Marc Emmers (dx) – festeggiano la vittoria contro l’Atalanta nella semifinale di ritorno della Coppa delle Coppe 1987/1988, che diede ai belgi la qualificazione per la finale. 20 aprile 1988, Stadio Comunale di Bergamo. – © Foot Magazine / Wikimedia Commons

Quella del 1988 è probabilmente l’edizione che meglio rende l’idea del fascino che tuttora circonda la competizione: i belgi del Malines riuscirono ad avere la meglio in finale sull’Ajax, dopo aver eliminato in semifinale un’altra cenerentola – a dirlo adesso viene da sorridere – come l’Atalanta, che a quella Coppa c’era arrivata in quanto finalista perdente in Coppa Italia (il Napoli vincitore era già qualificato alla Coppa Campioni). Ma i giallorossi di Mechelen non sono gli unici a cui la competizione nata tra i dubbi di tutti concesse un’insperata ribalta: tra gli altri lo Slovan Bratislava campione nel 1969, quelli che rimangono tuttora gli unici trofei europei di Manchester City (1970) e Psg (1996), l’exploit del Magdeburgo nel 1974. E ancora le vittorie sovietiche di Dinamo Kiev e Dinamo Tbilisi rispettivamente nel 1975 e nel 1981, l’epopea dell’Aberdeen di uno sconosciuto Sir Alex Ferguson capace di sconfiggere nel 1983 addirittura il Real Madrid, le gioie italiane di Samp e Parma nel 1990 e nel 1993 e quella sfiorata dal Vicenza di Guidolin nel 1998.

Il ricordo più vivido nella mente di chi ha avuto modo di apprezzarne gli ultimi anni di magia però risale probabilmente alla stagione 1994-95: il Saragozza detentore della Copa del Rey sfida i campioni in carica dell’Arsenal. È il 120° minuto di una partita indirizzata ai calci di rigore quando Mohammed Alí Amar, al secolo Nayim, centrocampista di Ceuta, s’inventa un goal che verrà definito il più spettacolare di tutte le edizioni della Coppa delle Coppe: su una palla vagante, senza nemmeno controllarla, da metà campo, l’ex canterano del Barcellona calcia di destro verso l’alto con tutta forza, sorprendendo il portiere dei Gunners e della nazionale inglese David Seaman. Una rete talmente iconica da meritarsi una via. Quella sarà la quintultima edizione di una coppa destinata, dopo la riforma della Champions League, a essere accorpata alla Coppa UEFA, alla quale oggi chi si aggiudica il trofeo nazionale è qualificato di diritto.

I giocatori della Lazio festeggiano la vittoria della Coppa delle Coppe 1999, l’ultima edizione disputata. – Fonte: Twitter

Per uno scherzo del destino, la nazione con più successi (8) è proprio l’Inghilterra, con ben sette club diversi a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro: Chelsea, West Ham, Everton e United, oltre ai già citati Tottenham, City e Arsenal. Subito dietro, a 7, Italia e Spagna, con il Barcellona a detenere il record di vittorie (quattro tra il 1979 e il 1997) di una competizione che ha visto vincere 32 squadre diverse in 39 edizioni senza peraltro mai concedere il bis ai campioni in carica. Una dimostrazione della sua intrinseca imprevedibilità e della sua quasi irriverente predilezione per underdog e outsider. Forse è per questo che manca così tanto.

PUNTATE PRECEDENTI
1. Coppa dei Campioni: la nascita di un’Europa calcistica
2. Champions League: il torneo più prestigioso
3. Europa League: breve storia di una coppa in continua evoluzione

Emiliano Mariotti è nato a Milano nel 1991, si è laureato in Storia e poi ha frequentato la Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi”. Giornalista di nome ma comunicatore di fatto, sogna di scrivere come Gianni Mura ma si accontenterebbe di fare il corrispondente da Istanbul.

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