Europa League: breve storia di una coppa in continua evoluzione

Mercoledì di Coppa” è il nuovo speciale della redazione di Olympia, che vuole analizzare e contestualizzare la nascita e lo sviluppo delle competizioni UEFA per club. Dalla Coppa dei Campioni nata nel 1955, fino alla possibilità, di cui si parla ormai da tempo, di creare una nuova Superlega con tutti i migliori club d’Europa. Il viaggio, in questi 75 anni, è stato lungo e tortuoso ed ha visto il fiorire di diversi tornei di differente importanza: Champions League, Europa League, Coppa delle Coppe, Mitropa Cup, Intertoto, Europa Conference League.
Ogni trofeo ha la sua storia, è nato in momenti storici diversi ed è cambiato insieme al calcio. La redazione prova a riannodare i fili partendo dal principio, con lo scopo di cercare di capire qual è il futuro che ci attende.

In principio era la “Coppa internazionale delle città di fiere industriali“, ai più nota come Coppa delle Fiere.
Nata nel 1955 sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, la coppa aveva come scopo quello di aiutare economicamente le città che ospitavano le fiere commerciali internazionali, volute dagli americani alla fine del conflitto per favorire lo scambio economico tra USA ed Europa.

L’idea di una coppa da affiancare alla Coppa dei Campioni venne all’allora presidente della FIFA, Ernst Thommen, che non trovò però l’appoggio della neonata UEFA. Anche per questo la Coppa delle Fiere rimase inizialmente un torneo parallelo a tutti gli altri.

Timidi approcci internazionali

La cadenza dell’evento cambiò con il passare degli anni, passando dalla formula triennale delle prime edizioni, alla periodicità annuale dal 1960 fino all’ultima finale giocata, quella del 1971, vinta (con due pareggi) dal Leeds United sulla Juventus.

Proprio con l’avvento della cadenza annuale, la Coppa delle Fiere iniziò a guadagnare le luci della ribalta, diventando una possibilità di riscatto e un palcoscenico internazionale per tutti i team dalle grandi ambizioni che fallivano le qualificazioni alla Coppa delle Coppe ed alla regina Coppa dei Campioni.

Il numero di squadre partecipanti salì dalle 10 iniziali alle 64 delle ultime edizioni: un’impennata che convinse la UEFA a creare una coppa che convogliasse tutto questo interesse e, non ultimi, gli introiti prodotti, sotto la propria egida.

Si giocò così una finale tra il primo vincitore, il Barcellona, e l’ultimo, il Leeds United, per decidere chi dovesse definitivamente detenere la Coppa. Vinsero i catalani per 2 a 1, diventando gli ultimi vincitori della Coppa delle Fiere, prima che venisse sostituita dalla Coppa UEFA a partire dalla stagione 1971/72.

Giacomo Losi, capitano della AS Roma, con la Coppa delle Fiere appena vinta. Stadio Olimpico di Roma, 11 ottobre 1961. – © Wikimedia Commons

Il massimo organismo calcistico europeo, però, non ha mai riconosciuto ufficialmente i titoli della Coppa delle Fiere e, nonostante ci sia una reale continuità tra il trofeo eliminato e quello subentrato, solo la FIFA riconosce la Coppa delle Fiere come uno dei trofei principali nei palmarès delle squadre.

La Coppa UEFA e il dominio italiano

Senza grandi stravolgimenti rispetto alla struttura della Coppa ormai deceduta, la Coppa UEFA debuttò con una finale tutta inglese, vinta dal Tottenham sul Wolverhampton dopo una doppia finale.

Ufficialmente la Coppa UEFA aveva mantenuto anche la modalità originaria di ingresso “ad invito”, salvo poi permettere a ogni Federazione di scegliere autonomamente le compagini partecipanti (solitamente decise dalla posizione in classifica). Solo nel 1979, con l’introduzione del coefficiente UEFA, i criteri d’accesso vennero definiti, aumentando così il prestigio ed il livello dell’intero torneo.

Le immagini della gara di ritorno della prima finale di Coppa UEFA della storia.
Tottenham vs Wolverhampton 1-1.
Stadio White Hart Lane, 17 maggio 1972.

Tra gli anni ’80 e i ’90 i migliori club d’Europa si sfidarono per sollevare la Coppa UEFA, con un lungo dominio delle formazioni italiane che iniziò nel 1989, con la storica vittoria del Napoli di Maradona e si concluse, dopo quattordici finaliste nostrane e ben quattro finali tutte italiane, con la vittoria del Parma di Malesani sul Marsiglia, nel 1999.

Il torneo aveva assunto una luce romantica e, con il tempo, nostalgica, grazie anche alla partecipazione delle squadre che, a causa dei coefficienti e provenendo da realtà calcistiche “minori”, non riuscivano a qualificarsi alla Coppa dei Campioni. Da ogni angolo d’Europa le formazioni più disparate cercavano i riflettori (e maggiori guadagni) tentando la scalata verso la conquista della seconda coppa più ambita del Vecchio Continente.

Diego Armando Maradona con la Coppa UEFA vinta dal suo Napoli durante la stagione 1988/1989. – © Wikimedia Commons

La Coppa UEFA, nata come il terzo trofeo continentale, quindi quello con minor importanza, con il tempo aveva acquistato un certo prestigio, fino a diventare la coppa più ostica e difficile da vincere a causa dell’alta competitività.

Noi, sconfitti, fumatori impenitenti, con il vizio della chiacchiera lunga attorno al tavolo, l’amore per la birra e le grigliate di carne, noi sporchi, brutti e cattivi non possiamo non amare la bellezza imperfetta e fuori tempo massimo dell’Europa League

Jack O’Malley, Il Foglio

E non è un caso che, prima del Siviglia dei nostri giorni, solo il Real Madrid era riuscito a vincerla per due volte di fila. Tra sorteggi e teste di serie le squadre più forti difficilmente si incontravano prima dei quarti o degli ottavi di finale, ma nonostante ciò, l’elevato numero di squadre partecipanti rendeva di sicuro le fasi finali più combattute.

La resurrezione della Coppa Intertoto

Con l’allargamento dei coefficienti, con gli stravolgimenti geopolitici (vedi Germania, URSS e Jugoslavia) e la conseguente nascita di nuovi Stati, la mole di club partecipanti continuò ad aumentare tanto da portare la UEFA ad aggiungere un “nuovo” torneo.

Ripreso in parte dalla Coppa Mitropa ed in parte dalla vecchia Coppa Intertoto, la UEFA modificò però il senso stesso della manifestazione pur mantenendo la formula del torneo estivo, che da coppa consolatoria per le squadre che non avevano raggiunto la qualificazione europea divenne l’ultima speranza per strappare il biglietto d’accesso alla Coppa UEFA.

La Coppa Intertoto UEFA resistette, nonostante numerosi cambi di forma, fino al 2008. Un anno prima della riforma voluta dall’allora presidente Michel Platini. A parte il nome, che cambiò nell’attuale UEFA Europa League, venne modificata la struttura della competizione che, con gironi e fasi ad eliminazione diretta, prese sempre più le sembianze della Champions League. Anche le modalità di accesso cambiarono, con l’introduzione di un posto per la vincitrice della coppa nazionale (se non già qualificata alla Champions).

Il logo ed il trofeo della UEFA Europa League. – Fonte: Twitter

Inoltre, dopo i primi timidi tentativi di pochi anni prima avvenuti con le coppe minori, la UEFA con la riforma dell’Europa League diede il via alla centralizzazione dei diritti televisivi, estendendo la copertura a gironi, sedicesimi e ottavi (in aggiunta ai turni successivi).

La prima esclusiva italiana della nuova coppa venne assegnata a Mediaset, che mantenne i diritti fino al 2012. Le partite dei turni preliminari non vennero però toccate da questi cambiamenti e la vendita dei diritti di trasmissione rimase soggettiva.

L’Europa League tra presente e futuro

Nel corso degli anni la formula dell’Europa League è cambiata diverse volte, fino ad arrivare all’attuale regolamento che contempla, tra le altre cose, il tanto discusso ripescaggio delle terze qualificate nei gironi di Champions che vanno poi a completare, insieme alle 24 qualificate dai 12 gironi, il tabellone della fase finale.

Una regola che dovrebbe però essere modificata a partire dalla prossima stagione, con l’introduzione di uno spareggio tra le ripescate dalla Champions e le seconde dei gironi di Europa League prima dell’accesso alla fase a eliminazione diretta. Il numero di squadre partecipanti a questa fase verrebbe così ridotto nuovamente a 32, nella speranza si possa aumentare lo spettacolo e la qualità dei match, oltre che redistribuire meglio i premi per gli incontri internazionali.

Ormai, l’Europa League ha perso gran parte dell’antico fascino e prestigio, venendo vissuta dai club più blasonati (almeno quelli italiani) come un fastidioso impiccio. E poco importa che “vincere aiuta a vincere”: le trasferte del giovedì, nei meandri più sperduti d’Europa, tolgono energie alla corsa per il “quarto posto” che garantisce l’accesso alla Coppa più prestigiosa. D’altro canto, per realtà calcisticamente più piccole, l’Europa League garantisce visibilità internazionale ed un aumento degli introiti.

La trasferta del Saint-Etienne nella città di Oleksandrija, nella profonda Ucraina, per il match valevole per la fase a gironi dell’Europa League 2019/2020.

Tutte quelle squadre che non riusciranno ad accedere all’Europa League, però, non hanno di che disperarsi. Non bisogna infatti dimenticarci dell’avvento della UEFA Europa Conference League, il terzo nuovo torneo della UEFA che dalla prossima stagione ci regalerà ancora più partite. Con buona pace delle cravatte di Nyon e dei magnati dell’etere e del virtuale, pronti a incassare dalla mai sazia voglia di pallone senz’anima che affligge il calcio moderno.

Anche perché in un mondo in cui i grandi club sono sempre più delle multinazionali, i tifosi continuano a sognare le imprese delle cenerentole provenienti dai punti più sperduti del Continente. Per vivere, ancora una volta, il sogno di un giovedì sera di coppa.

PUNTATE PRECEDENTI
1. Coppa dei Campioni: la nascita di un’Europa calcistica
2. Champions League: il torneo più prestigioso

Classe '88 ma lo nascondo bene. Scrivo perché adoravo il suono della Olivetti di mio nonno e perché, a causa della mia pessima educazione, mi chiedo ancora oggi i perché delle cose. Ho una Laurea in Comunicazione, un Master in Drammaturgia e Sceneggiatura e non so ancora cosa voglio diventare da grande.

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