È morta bell hooks

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo della morte di bell hooks.

Mercoledì 15 dicembre è morta a Berea (Kentucky) bell hooks, la scrittrice e intellettuale femminista. Aveva 69 anni e ha sofferto a lungo di una grave malattia ai reni. bell hook è lo pseudonimo da lei scelto, rigorosamente scritto in minuscolo per sottolineare la maggiore importanza dei temi di cui si occupava rispetto alla sua persona.

Già poche ore dopo la sua morte, le principali testate italiane hanno dedicato dello spazio alla notizia, tracciando un profilo dell’intellettuale.

Il Post si concentra sui suoi studi e il suo lavoro all’interno del femminismo. Viene ricordata la lunga riflessione sul concetto di intersezionalità, «cioè l’idea che la campagna contro la discriminazione delle donne dovesse legarsi ad altre campagne per i diritti di altre minoranze, come le persone di origine africana».

La Repubblica la definisce «icona femminista»  e «rappresentante di spicco del femminismo radicale». Viene spiegata l’origine dello pseudonimo che ha preso il posto del nome assegnatole alla nascita Gloria Jean Watkins. bell hooks nasce dall’unione dei nomi della madre e della nonna materna, «in evidente segno di rifiuto del sistema maschile di attribuzione dei nomi». Vengono citati i saggi pubblicati in italiano, come Elogio del margine e Tutto sull’amore, e si descrivono le coordinate del suo impegno come saggista: «prende spunto dalle sue esperienze personali per capire di più dei rapporti tra uomini e donne, mescolando autobiografia, psicologia e filosofia».

Anche Il Fatto Quotidiano si concentra sulla sua morte e il titolo dell’articolo dedicatole – «Bell hooks è morta a 69 anni: addio alla scrittrice e intellettuale femminista che ha insegnato a “trasgredire” per essere liberi» – mette in atto un gioco di parole a partire da uno dei suoi testi: Insegnare a trasgredire. L’educazione della libertà.

Viene dato molto spazio alle reazioni di altre personalità di spicco. Si riportano quindi il tweet della vicepresidente USA Kamala Harris e le parole della femminista Lea Melandri. Lo scopo, naturalmente, è mostrare l’impatto che la morte di hooks ha avuto e la necessità di raccoglierne l’eredità.

Il Corriere della Sera, nella sezione La27ora, ricorda che l’annuncio della morte è stato dato dall’Università di Berea in cui ha insegnato e che l’ha voluta ricordare come «un’autrice prodigiosa e una delle più importanti studiose femministe del nostro Paese».

L’articolo pone enfasi sulla contemporaneità della riflessione di bell hooks e del suo impatto sul mondo di oggi. Vengono ricordati, in particolare, i volumi pubblicati in Italia più recentemente come Il femminismo è per tutti, edito da Tamu.

Infine Fanpage racconta la storia di bell hooks a partire dalle sue origini. Quarta di sette fratelli, iscritta alle scuole separate della contea di Christian e poi giunta alla Stanford University. Si comincia quindi dal suo incipit per narrare l’«icona del femminismo contemporaneo».

Ogni testata, quindi, ha scelto un dettaglio della vita e del lavoro di bell hooks e si è concentrata su di esso. Di fronte alla sua morte, ne ha fatto un dipinto per mostrare i suoi legami e il profondo segno che ha lasciato nella contemporaneità e nel femminismo moderno. La costante che lega gli aspetti specifici messi in risalto dalle varie testate è proprio questa: l’impatto che bell hooks ha avuto sul presente e l’eredità che noi oggi abbiamo la possibilità di mantenere viva.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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