Finanza sostenibile for dummies: criptovalute e ambiente

Non stampare più moneta e rendere i soldi “virtuali” potrebbe sembrare un sistema altamente sostenibile e ad impatto ambientale zero. Ma per generare le criptovalute è necessario un processo di estrazione che consuma energia al ritmo di quasi centoventi terawattora all’anno, il consumo annuale medio della Svezia. Ha senso dedicare tutta questa capacità elettrica alla creazione di monete virtuali? Il rapporto tra criptovalute e ambiente è al centro del quarto capitolo della rubrica “Finanza sostenibile for dummies“.

La sostenibilità in campo finanziario è un tema ampio che presenta diverse sfaccettature. Riguarda diversi ambiti del settore, dagli investimenti sul mercato borsistico alle banche commerciali, dalle obbligazioni ai fondi green. Per questo The Pitch ha creato una rubrica a capitoli chiamata Finanza sostenibile for dummies con l’obiettivo di spiegare in modo semplice questi concetti ancora poco chiari. Una guida senza pretese, che non vuole insegnare le leggi della finanza o i segreti per investire in Borsa, ma che vuole far conoscere metodi alternativi di investimento e di gestione finanziaria accessibili a chiunque. Il modo in cui si risparmia, si spende o si investe può infatti contribuire alla sostenibilità ambientale, ma spesso non gli si dà il giusto peso a causa di una scarsa informazione finanziaria. In questo quarto appuntamento si parla del mondo delle criptovalute e del loro rapporto con l’ambiente e la sostenibilità.

Nei precedenti appuntamenti diella serie abbiamo spiegato come utilizzare in modo ambientalmente compatibile i propri risparmi. Tuttavia, rimangono alcune domande in sospeso: è possibile rendere più sostenibile la moneta di una nazione? I dollari sono davvero la moneta più verde? Le monete virtuali e le criptovalute possono rendere più green la finanza?

Valute virtuali

Operatore in una miniera di Bitcoin in Sapphire Technology Ltd, Romania © Akos Stiller / Bloomberg via Getty Images

Partiamo dalle basi. Una criptovaluta è una valuta digitale o virtuale protetta dalla crittografia, che rende quasi impossibile la contraffazione. Molte criptovalute sono reti decentralizzate basate sulla tecnologia blockchain, un registro distribuito imposto da una rete eterogenea di computer. Una caratteristica distintiva delle criptovalute è che generalmente non sono emesse da alcuna autorità centrale, il che le rende teoricamente immuni da interferenze o manipolazioni dei governi.

Negli anni 2000 le valute virtuali hanno cominciato ad apparire nei giochi con le monete d’oro trovate in World of Warcraft o i dollari Linden in Second Life. Quasi 10 anni dopo, la nascita delle criptovalute ha completamente cambiato il modo in cui vediamo le valute promuovendo un sistema alternativo e decentralizzato.

Bitcoin, la prima criptovaluta basata su blockchain lanciata nel 2009, rimane ancora la più popolare e preziosa. Ad agosto 2021 si contavano oltre 18,8 milioni di Bitcoin in circolazione con una capitalizzazione di mercato totale di circa 858,9 miliardi di dollari. Oggi esistono migliaia di criptovalute alternative con varie funzioni e specifiche. Alcune di queste sono cloni di Bitcoin, mentre altre sono nuove valute costruite da zero.

Le criptovalute promettono di semplificare il trasferimento di fondi direttamente tra due parti, senza la necessità di una terza parte fidata come una banca o una società di carte di credito. I trasferimenti di fondi vengono completati con commissioni di elaborazione minime, consentendo agli utenti di evitare le elevate commissioni addebitate da banche e istituti finanziari per i bonifici.

La natura semi-anonima delle transazioni di criptovaluta le rende tuttavia adatte a una serie di attività illegali, come il riciclaggio di denaro sporco e l’evasione fiscale. Tuttavia, i sostenitori della criptovaluta spesso apprezzano molto il loro anonimato, citando i vantaggi della privacy come la protezione per gli informatori o gli attivisti che vivono sotto governi repressivi.

Ma se Bitcoin continua ad aumentare il proprio valore, il pianeta ne risente gravemente. Per generare le criptovalute è necessario infatti un processo di estrazione che consuma energia al ritmo di quasi centoventi terawattora all’anno. L’impronta di carbonio delle operazioni globali di estrazione di Bitcoin è aumentata di 40 milioni di tonnellate negli ultimi due anni, secondo un rapporto della Bank of America pubblicato a marzo. Ciò rende il mining di Bitcoin più inquinante di American Airlines.

L’incredibile consumo energetico di Bitcoin è diventato una questione di preoccupazione popolare quest’anno, anche a causa di un tweet del CEO di Tesla Elon Musk, le cui riflessioni sulla criptovaluta sono seguite da vicino dai nuovi investitori. Musk ha di recente annullato la sua decisione di febbraio di accettare Bitcoin come pagamento per Tesla, citando “l’uso in rapida crescita di combustibili fossili per l’estrazione di Bitcoin” tra le ragioni di questo dietrofront.

Il crypto mining: le miniere del terzo millennio

Stanza con server per il crypto mining © Getty images

Il mining di Bitcoin è il processo mediante il quale vengono immessi in circolazione nuovi Bitcoin. Questo processo comporta la risoluzione da parte di un sofisticato hardware di un problema complesso in cambio di frazioni di token, qualcosa che è diventato sempre più attraente man mano che il valore della moneta è aumentato vertiginosamente.

Lo scopo principale del mining è di legittimare e monitorare le transazioni Bitcoin, garantendone la validità. Questo è un meccanismo costoso e solo sporadicamente gratificante ma con un grande fascino per molti investitori interessati alla criptovaluta, grazie alla ricompensa in token crittografici.

Poiché le responsabilità sulla validità della moneta sono diffuse tra molti utenti in tutto il mondo, Bitcoin è una criptovaluta “decentralizzata”, ovvero una che non fa affidamento su alcuna autorità centrale come una banca centrale o un governo per supervisionare la sua regolamentazione.

Ma il grande dispendio energetico necessario a queste operazioni è talmente preoccupante che le più grandi province cinesi produttrici di Bitcoin hanno deciso di reprimere l’estrazione di criptovalute. Le operazioni di estrazione di Bitcoin del paese sono in ritirata da maggio, da quando il governo ha confermato il divieto delle transazioni di criptovaluta e ha avvertito dei rischi nel loro utilizzo per i pagamenti. I prezzi dei Bitcoin sono dunque crollati dopo l’annuncio e sono attualmente scambiati a circa 50 mila dollari, al di sotto del picco di aprile di quasi 65 mila dollari.

L’ultimo intervento della Cina esercita ulteriore pressione su quello che un tempo era uno dei mercati più vivaci al mondo per il trading e l’estrazione di valute digitali. Arriva in un momento in cui molti governi stanno esaminando l’effetto del settore sull’ambiente e determinando i tipi di supervisione finanziaria che dovrebbero essere applicati alle criptovalute.

La quota della Cina nell’utilizzo di elettricità globale per l’estrazione di bitcoin è scesa nel frattempo a meno della metà per la prima volta ad aprile, mentre il Kazakistan è catapultato al terzo posto poiché la sua quota di attività mineraria è aumentata di sei volte. L’hashrate globale della Cina, la potenza di calcolo necessaria per estrarre nuovi bitcoin, è sceso da oltre il 75% al ​​46% del totale globale tra settembre 2019 e aprile 2021, secondo i dati del Cambridge Center for Alternative Finance. Il mese successivo, Pechino ha intensificato la repressione dell’industria ad alta intensità energetica, che ha cercato di ridurre da quasi un decennio. I dati forniscono anche il primo sguardo chiaro sulla migrazione stagionale dei minatori cinesi di criptovalute dallo Xinjiang a ovest, che si basa principalmente su impianti a carbone, verso le regioni meridionali del paese per sfruttare l’energia idroelettrica a basso costo durante la stagione delle piogge. Tuttavia, l’espulsione dei minatori dalla Cina rende più difficile monitorare il consumo di elettricità, poiché molte nuove operazioni di estrazione comportano accordi privati ​​con centrali elettriche fuori rete.

Alcuni esempi di criptovalute sostenibili

Come già scritto, di recente ha destato grande attenzione l’impatto ambientale di Bitcoin. Mentre si stanno facendo sforzi per ridurre al minimo la carbon footprint della criptovaluta più famosa, alcuni investitori stanno abbandonando la nave a favore di opzioni più ecologiche. Con più di 4.500 monete e token estraibili esistenti, quali sono allora le criptovalute più sostenibili?

SolarCoin (SLR)

SolarCoin è una criptovaluta globale, decentralizzata e indipendente da qualsiasi governo. È possibile spendere e scambiare SolarCoin proprio come altre criptovalute, ma la differenza fondamentale è che la piattaforma mira a incentivare la transizione ecologica nel mondo reale. Questa moneta si basa su un meccanismo innovativo, creando 1 Solarcoin per ogni Megawattora generato dalla tecnologia solare. Al momento non è ancora certificato il valore monetario di SolarCoin, ma secondo il sito ufficiale dovrebbe raggiungere nel breve periodo i 20 o 30 dollari (15 o 20 euro). L’obiettivo è avere una valuta più sostenibile rispetto ai Bitcoin e sostenere la produzione di 97.500 TWh di energia solare nei prossimi 40 anni. Sebbene SolarCoin non farà guadagnare cifre da capogiro, è una buona idea offrire un nuovo tipo di incentivo sulla strada delle energie rinnovabili. Attualmente, questa rete si basa principalmente sugli utenti che caricano la documentazione per dimostrare la generazione di energia, ma le nuove tecnologie potrebbero un giorno semplificare questo processo con aggiornamenti automatici dai pannelli solari.

IOTA (MIOTA)

IOTA è una criptovaluta configurata per consentire lo scambio di dati tra qualsiasi macchina di registrazione dati come parte dell’Internet of Things. IOTA è nuovo in quanto non utilizza una blockchain e consente invece un diverso tipo di sistema di una rete di connessioni. Il nuovo sistema si chiama Tangle e si basa su un tipo di verifica crittografica noto come Directed Acyclic Graph (DAG). Per effettuare una transazione, l’utente deve convalidare due precedenti transazioni nel web. Ciò significa che il sistema è proporzionale in velocità al numero di transazioni che si verificano

Grazie ai sistemi di generazione utilizzati, la criptovaluta IOTA produce un consumo energetico complessivo molto ridotto: ogni transazione utilizza solo 0,11 Wattora. I dati di maggio 2021 delineano una ulteriore riduzione del 33-95% del consumo energetico associato dei sistemi, riducendo il fabbisogno energetico a poco più di un milionesimo di kWh per transazione. Questo valore è molto basso se rapportato a reti finanziarie tradizionali più consolidate come VISA e Mastercard.

BitGreen (BITG)

BitGreen è stata fondata alla fine del 2017 come risposta all’impatto ambientale di Bitcoin. È un’iniziativa guidata dalla comunità e un’alternativa efficiente dal punto di vista energetico alle criptovalute tradizionali. La società ha creato una fondazione senza scopo di lucro per supervisionare la manutenzione del progetto BitGreen, che ha lo scopo di incentivare azioni eco-compatibili, con gli utenti in grado di guadagnare BITG, ad esempio, grazie al carpooling su un’app per il trasporto di persone, all’acquisto di caffè sostenibile e al volontariato.

Valute locali

10 Brixton pound

Parallelamente alle valute nazionali e alle criptovalute sono state sviluppate nel tempo diverse alternative. Dagli anni trenta le valute locali hanno iniziato a fiorire in tutto il mondo, sostenendo non solo un commercio più etico e responsabile, ma anche attività locali e rispettose dell’ambiente. I sostenitori della diversità monetaria credono infatti che un maggiore numero di monete locali promuova l’innovazione sociale e il consumo sostenibile, tracciando un percorso verso un futuro più socialmente, finanziariamente e ambientalmente sostenibile.

Tra le valute locali di maggiore interesse ci sono Brixton Pound a Londra (Regno Unito), E-portemonnee in Limburgo (Belgio), BayBucks a San Francisco (Stati Uniti) e Sol-Violette a Tolosa (Francia). Sono monete usate da persone in una particolare area geografica per acquisti locali a chilometro zero. Solitamente vengono create con il supporto delle autorità locali per promuovere attività specifiche (sviluppo sostenibile, industrie verdi, istruzione, creazione di posti di lavoro, ecc.) e sviluppare un maggiore senso di comunità.

Gli impatti sociali e ambientali sono perseguiti grazie alla creazione di un meccanismo finanziario che favorisce nuove imprese, in particolare quelle verdi, e genera donazioni per le scuole locali, organizzazioni non profit e servizi sociali, aiutando le comunità a ridurre le disuguaglianze di reddito e ricchezza.

Le nuove valute potrebbero persino essere indirizzate all’azione contro il cambiamento climatico, aiutando le aree urbane a ridurre le emissioni e catturare i gas serra presenti nell’atmosfera mediante la costruzione di infrastrutture.

Esisteranno nuove monete sostenibili?

Quali sono dunque le soluzioni alternative alle monete correnti?
Dagli esempi è chiaro che nuove tipologie di moneta sono già esistenti, ma al tempo stesso non sarà facile raggiungere i livelli della grande alternativa virtuale rappresentata da Bitcoin.

Per questo è necessario guardare all’innovazione con un costante occhio critico, poiché non tutte le novità apportano benefici ambientali e sociali. Il crypto mining è un esempio di come, seppure l’idea di una nuova moneta sicura e “libera” sia affascinante, il sistema per la sua generazione rende l’intero meccanismo altamente insostenibile.

Nuove tipologie di valute più compatibili con l’ecosistema del nostro pianeta sono le valute locali o le criptovalute green a basso impatto ambientale, ma purtroppo non affascinano (ancora) i grandi investitori.

Emanuele (25), laureato in management internazionale, ha studiato e lavorato a Londra e nei Paesi Bassi. È appassionato di innovazione sociale, economia e sostenibilità. Ama scrivere, conoscere, imparare le lingue e viaggiare.

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