Finanza sostenibile for dummies: le banche etiche

Parlare di finanza sostenibile può risultare un ossimoro. I grandi istituti di credito sono tra i maggiori finanziatori di energia fossile e armamenti. Esistono però istituti bancari che erogano prestiti a organizzazioni e privati che decidono di far nascere progetti con forte valenza sociale e che fondano la loro attività sulla trasparenza e l’uso responsabile del denaro. Si chiamano banche etiche e sono le protagoniste del terzo capitolo della rubrica “Finanza sostenibile for dummies“.

La sostenibilità in campo finanziario è un tema ampio che presenta diverse sfaccettature. Riguarda diversi ambiti del settore, dagli investimenti sul mercato borsistico alle banche commerciali, dalle obbligazioni ai fondi green. Per questo The Pitch ha creato una rubrica a capitoli chiamata Finanza sostenibile for dummies con l’obiettivo di spiegare in modo semplice questi concetti ancora poco chiari. Una guida senza pretese, che non vuole insegnare le leggi della finanza o i segreti per investire in Borsa, ma che vuole far conoscere metodi alternativi di investimento e di gestione finanziaria accessibili a chiunque. Il modo in cui si risparmia, si spende o si investe può infatti contribuire alla sostenibilità ambientale, ma spesso non gli si dà il giusto peso a causa di una scarsa informazione finanziaria. In questo terzo appuntamento si parla del mondo bancario e di come esistano nel mondo istituti di credito che gestiscono il denaro in modo “etico”.

La sostenibilità dei propri risparmi

Spesso non si considera che il nostro portafoglio ha un impatto sull’ambiente e la società. Prendere le giuste decisioni finanziarie, dall’accensione del mutuo fino all’accumulo del fondo pensione, può avere grandi ripercussioni sul mondo che ci circonda e su ognuno di noi. Per questo è fondamentale conoscere le alternative esistenti quando si è chiamati a gestire le proprie finanze.

Un punto da cui partire è assicurarsi che i propri soldi non finanzino genocidi, l’estrazione di combustibili fossili o la produzione di armamenti.

La sensibilità verso un uso responsabile del denaro si è iniziata a diffondere in Europa a partire dalla fine degli anni settanta del secolo scorso. Già nel 1977, poco prima dell’inizio del periodo tatcheriano, il laburista Peter Hain, ex Segretario di Stato del Galles e portavoce nel Regno Unito del movimento anti-apartheid, manifestò fuori dalla Barclays Bank nel distretto di Putney a Londra contro la banca che stava in quel momento acquistando 6,5 milioni di sterline di obbligazioni emesse dalla Difesa del Sudafrica per finanziare le politiche di segregazione razziale.

Le proteste contro i grandi istituti di credito e le loro politiche di investimento si sono poi susseguite a più riprese negli ultimi quarant’anni, appoggiate in modo particolare dal movimento no-global a cavallo tra gli anni ’90 e 2000.

Peter Hain e i sostenitori del movimento anti-apartheid fuori dalla Barclays Bank a Londra © The Times

Cosa sono le banche etiche?

Non esiste una definizione vera e propria di banca etica. Le banche adottano delle politiche di credito, e su queste basano le loro scelte sul mercato. La politica di credito definisce il “perimetro di azione” entro il quale si sviluppa la attività creditizia, coerentemente con la mission e lo statuto della banca. Ciò significa che ciascun istituto di credito potrà, nei limiti della legalità, decidere a chi concedere prestiti o quali attività finanziarie, a quali condizioni e con quali garanzie. È molto complesso conoscere le politiche di credito delle banche, in quanto queste non sono esplicitate nei contratti firmati con i clienti e raramente vengono menzionate nei documenti statutari. I correntisti, ovvero coloro che possiedono un conto presso una banca, non conosceranno di preciso quali attività saranno finanziate dall’istituto con i propri soldi. Queste sono informazioni riservate che rientrano nelle scelte del management e dei trader bancari. Molte banche forniscono al pubblico il proprio “Codice etico”, che però nella maggior parte dei casi si limita a indicare i valori generali dell’istituto e i principi di condotta dei dipendenti, senza fornire una concreta rassegna delle attività in cui la banca investe quotidianamente e quelle invece ritenute non finanziabili.

Tuttavia, esistono alcuni istituti di credito che hanno deciso di intraprendere una strada diversa e di fare della trasparenza il punto cardine della loro attività. Queste banche sono fondate su principi di chiarezza, etica finanziaria e uso responsabile del denaro e per questo ricadono sotto l’etichetta di “banche etiche”.

Trovare una banca che si comporti in modo “etico” tra le 25mila che operano in tutto il mondo sembrerebbe assai complicato, ma oggi esistono istituti di credito a livello nazionale e internazionale che si impegnano seriamente per la realizzazione di obiettivi climatici e sociali. Queste banche ricevono denaro dai risparmiatori che viene utilizzato per finanziare progetti e investimenti con un positivo impatto sociale.

Sono per la maggior parte banche cooperative che si basano sulla trasparenza e mettono nero su bianco le attività che non rientrano nelle loro linee di finanziamento. Alcuni esempi sono le banche francesi Nef e Crédit coopératif, le britanniche Co-op e Nationwide, la tedesca GLS Bank, Banca Etica in Italia, Triodos nei Paesi Bassi, la danese Merkur o la svedese Ekobanken. Tutti questi istituti di credito promuovono una linea dura contro le imprese operanti in settori ambientalmente dannosi e fin dalla loro fondazione non hanno mai prestato denaro a società impegnate nell’estrazione di combustibili fossili.

Non c’è niente di nuovo nell’idea di banca cooperativa, è infatti un modello di banca che risale al XIX secolo. Da un punto di vista giuridico, lo status di “cooperativa” significa semplicemente che la banca è di proprietà dei suoi soci – cittadini, associazioni o società – che hanno acquistato azioni. E che le decisioni vengono prese sulla base del principio “un socio, un voto”, indipendentemente dal numero di azioni possedute. Una banca formalmente cooperativa non è, di per sé, necessariamente etica. L’esempio delle banche cooperative storiche in Francia è un esempio calzante. Tre dei cinque maggiori gruppi bancari del paese – Crédit Agricole, Banques Populaires-Caisses d’Épargne (BPCE) e Crédit Mutuel – sono legalmente cooperative. Ciò non impedisce loro di sviluppare attività speculative attraverso le loro sussidiarie di investimento, o di finanziare energia “sporca” o armi nucleari. Né impedisce loro di vendere prodotti finanziari tossici o di impegnarsi in pratiche discutibili. Cosa rende allora le banche etiche diverse dalle altre banche cooperative?

La differenza fondamentale è che queste banche sono esplicitamente impegnate nello sviluppo di un settore finanziario che sia socialmente orientato, promuova l’interesse pubblico, sia trasparente e, nella maggior parte dei casi, rispettoso dell’ambiente.

Alcuni esempi in Europa

Nef

La banca francese Nef, che sta per “nuova economia fraterna”, si impegna a “promuovere il coinvolgimento consapevole delle persone affinché il denaro contribuisca allo sviluppo sociale, ponendo le persone al centro di un’economia più unita e più fraterna”. La banca, con sede a Vaulx-en-Velin, vicino a Lione, ha elaborato una “Carta dei valori” in cui si afferma che i fondi Nef investiti in prestiti devono essere utilizzati per progetti “che contribuiscono allo sviluppo economico sostenibile, in uno spirito di solidarietà, nei settori culturale, ecologico e sociale”. La Carta specifica inoltre che le risorse di Nef dovrebbero provenire solo dai risparmi e dal capitale dei suoi membri, senza ricorrere ai mercati finanziari.

Sede di Nef in Francia

Nel 2020 Nef ha stanziato 1,6 milioni di euro di prestiti per l’agricoltura biologica e biodinamica e 620.000 euro per l’edilizia ecologica. La componente “ecologica” dei finanziamenti Nef ammonta a due terzi dei 21,2 milioni di euro erogati lo scorso anno. I restanti finanziamenti si dividono tra imprese sociali (es. asili nido, società di inserimento, ecc.) e imprese culturali (scuole e biblioteche). La gestione finanziaria è completamente trasparente, in quanto Nef rende pubbliche tutte le informazioni sui suoi prestiti. Nel corso dell’esercizio finanziario passato, Nef ha inoltre prestato 37.800 euro per imprese agricole nella regione della Dordogna, 50.000 euro per la creazione di un microbirrificio artigianale e biologico a Côtes d’Armor e 12.600 euro alla cooperativa locale Énergie partagée in Alsazia per un impianto fotovoltaico.

Triodos Bank

Triodos è una delle tre banche leader di finanza sostenibile nel mondo. L’organizzazione di servizi finanziari di Triodos, più precisamente la sua divisione di gestione degli investimenti, si concentra sull’allineamento della propria strategia aziendale alla sostenibilità, declinata in tutti i suoi aspetti: sociale, ambientale ed economica. Triodos investe esclusivamente in iniziative o organizzazioni che mirano ad avere un impatto positivo sul mondo e che siano “a beneficio delle persone e dell’ambiente”. Come riportato nel Rapporto generale dell’istituto “la banca destina ogni anno ingenti risorse a un cambiamento positivo, sociale, ambientale e culturale”. Accanto a una strategia aziendale sostenibile, Triodos mantiene anche un approccio molto proattivo nei confronti delle proprie risorse umane, volto a garantire l’allineamento di tutti i collaboratori alla missione e ai valori dell’istituto.

Triodos non ha mai investito denaro in settori come l’estrazione mineraria, di carbone o di altri combustibili fossili. L’anno scorso, ha fornito elettricità verde da fonte rinnovabile a 700.000 famiglie in tutto il mondo proveniente da 561 progetti energetici. L’istituto pubblica i dettagli di ogni organizzazione che finanzia finanzia, tipicamente aziende che si concentrano sulle persone, sull’ambiente o sulla cultura. Il numero di correntisti che si affidano alla banca con sede nei Paesi Bassi è in continua crescita in tutta Europa, dal momento che le diverse tipologie di conti risultano vantaggiose per i clienti. Nel 2020 la banca contava 728.000 conti correnti attivi in tutto il mondo, e il prossimo obiettivo sarà quello di superare quota 1 milione di clienti.

Filiale di Triodos Bank in Spagna

Banca Etica

Banca Popolare Etica è un istituto di credito italiano indipendente nato nel 1999 per iniziativa di alcune delle maggiori organizzazioni del terzo settore italiane (ACLI, ARCI, AGESCI). È impegnata nell’erogazione di credito a clienti individuali, a organizzazioni del terzo settore, a soggetti pubblici e a imprese private che decidono di far nascere progetti con forte valenza sociale.

Stand Banca Etica alla Fiera del Consumo Critico e degli stili di vita sostenibili di Milano © Duilio Piaggesi/Fotogramma

Il suo obiettivo è quello di creare valore nella società, offrendo linee di credito soprattutto alle organizzazioni di natura laica, religiosa o pubblica che decidono di realizzare attività di interesse generale.

Il modello operativo adottato dalla banca si basa su particolari criteri nella selezione degli investimenti sui quali concentrare il risparmio raccolto. Nel Manifesto di Banca Etica sono elencati i settori principalmente finanziati, tra i quali rientrano: i sistemi di welfare, l’housing sociale, l’efficientamento energetico, il miglioramento ambientale, il commercio equo e solidale, le iniziative di innovazione sociale e la cooperazione internazionale. Gli ambiti economici che invece non rientrano nella politica creditizia della banca comprendono tutte quelle attività che ostacolano lo sviluppo umano, tra cui: la produzione di armi, il gioco d’azzardo, le industrie altamente inquinanti e tutte le imprese che sfruttano il lavoro minorile o che violano i diritti della persona.

Questo schema di gestione prevede anche una particolare attenzione verso la chiarezza e la trasparenza nell’offerta dei servizi e una modalità di misurazione del merito creditizio che differisce da quella tradizionale. Il processo del credito di Banca Etica si caratterizza infatti per l’originale capacità di valutare il merito creditizio alla luce sia di elementi economici (analisi tecnica) che di elementi non economici (valutazione della sensibilità sociale, ambientale, etica). In questo modo, alla valutazione dei profili di rischio dei finanziamenti si associa un giudizio circa la rilevanza sociale dei progetti da finanziare.

Tra le iniziative recenti di maggiore interesse lanciate da Banca Etica, è da segnalare l’emissione a fine agosto 2021, di una obbligazione “anti-mafia”. Si tratta di un social impact bond (SIB) o obbligazione ad impatto sociale (se non sai cosa sono, sono spiegati al primo capitolo della serie Finanza sostenibile for dummies) i cui fondi raccolti saranno utilizzati da Banca Etica per sostenere la gestione dei beni confiscati e per aiutare imprese vittime di strozzini. Tra queste vi sono l’azienda catanese Geotrans e il centro commerciale Olimpo di Palermo. Il bond, che ha un lotto minimo di sottoscrizione di 30mila euro e il cui collocamento si chiuderà il 22 ottobre 2021, è sottoscrivibile dai correntisti di Banca Etica e presenta caratteristiche finanziarie appetibili da un punto di vista del rendimento (1,40% tasso fisso lordo e cedola semestrale) ma con qualche rischio dovuto alla subordinazione dell’obbligazione (bond di tipo subprime Tier II). I destinatari dell’obbligazione saranno investitori istituzionali, ma anche risparmiatori evoluti con un patrimonio importante. Nazzareno Gabrielli, vice direttore generale di Banca Etica, ha voluto ricordare al Sole 24 Ore, che “è stato scelto valore iniziale di emissione di 2,5 milioni di euro per testare il mercato, ma non è escluso che l’ampia richiesta e la positiva accoglienza nei confronti dell’emissione da parte degli investitori possano portare la banca ad emettere titoli per un valore maggiore”.

In generale, il modello adottato da Banca Etica ha riscosso notevole successo, e l’istituto conta oggi 41 filiali bancarie in Italia, una filiale estera a Bilbao e 210 dipendenti.

Paese che vai, banca etica che trovi

Seppur possa sembrare complicato e svantaggioso spostare i propri soldi in una banca etica, gli istituti si stanno impegnando seriamente affinché il settore della finanza sostenibile risulti maggiormente attrattivo. Le procedure sono ormai molto semplificate e la maggior parte degli istituti sono forniti di servizi di online banking intuitivi che permettono di trasferire il proprio conto in pochi giorni lavorativi. Inoltre, anche nel caso in cui ci si trasferisca all’estero per motivi di lavoro o studio molti istituti hanno filiali internazionali che permettono agli “expat” di mantenere i propri conti correnti. Infine, come visto dagli esempi sopra riportati, le alternative non mancano e in ogni Paese europeo è possibile trovare una soluzione alternativa e sostenibile ai grandi istituti di credito nazionali.

L’obiettivo della serie Finanza sostenibile for dummies è quello di mettere a disposizione dei lettori le informazioni utili in materia finanziaria che consentano di prendere scelte in modo consapevole e poter finalmente decidere di affidare i propri soldi a chi ne farà un utilizzo in linea con i propri valori.
Uno stile di vita sostenibile passa anche dalle nostre finanze, e possiamo già oggi fare la nostra parte scegliendo una banca etica.

Emanuele (25), laureato in management internazionale, ha studiato e lavorato a Londra e nei Paesi Bassi. È appassionato di innovazione sociale, economia e sostenibilità. Ama scrivere, conoscere, imparare le lingue e viaggiare.

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