Gli articoli più curiosi sulla morte della regina Elisabetta

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo della morte della regina Elisabetta II d’Inghilterra.

La notizia ha fatto subito il giro del mondo. All’età di 96 anni e dopo 70 anni sul trono d’Inghilterra, la regina Elisabetta II è morta giovedì 8 settembre. Si trovava nel Castello di Balmoral, in Scozia, la sua residenza estiva. La notizia ufficiale è stata data da Buckingham Palace e suo figlio Carlo – ora Carlo III – è stato ufficialmente proclamato nuovo re del Paese durante una solenne cerimonia tenutasi sabato 10 settembre. Prossimamente avverrà anche l’incoronazione all’interno dell’abbazia di Westminster.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

Oltre agli articoli concisi e tempestivi con cui i giornali italiani hanno comunicato la morte della regina, nelle ore successive all’annuncio si sono moltiplicati gli approfondimenti, le flash news e i trafiletti legati alla sua figura. Dalla volontà di fare un bilancio del lungo regno della monarca inglese più longeva al desiderio di incoraggiare il gossip, ogni testata ha sfoderato la notizia più esclusiva o curiosa per attirare l’attenzione del pubblico.

Il Corriere della Sera torna a parlare di lady Diana con un articolo che fin dal titolo attira chi ama scavare nella storia privata della famiglia reale: “Diana ed Elisabetta II: gli errori della regina e quella nuora mai capita”. Facendo leva sull’affetto nutrito verso Spencer non solo da parte del popolo britannico, si accompagna chi legge in un tentativo di comprendere il punto di vista della defunta regina. Viene redatta una lista “dei ‘pochi’ errori commessi da Elisabetta nella sua lunga vita”, il tutto accompagnato da un ritratto di lady Diana assolutamente canonico: “la timida, giovanissima, Lady Spencer dagli occhi bassi”.

La romanticizzazione della monarchia inglese passa anche attraverso la trasformazione in soap opera delle vicende interne che non smettono, nonostante lo scorrere del tempo, di attirare lo sguardo curioso di chi vive al di fuori della nobiltà.

Il Fatto Quotidiano basa tutto il suo articolo sull’interesse suscitato dal titolo “La Regina Elisabetta è morta a Balmoral, scatta ‘l’operazione Unicorno’: ecco cos’è e tutti i dettagli”.

Si tratta in realtà di una spiegazione molto concisa delle procedure ufficiali previste per gestire la morte della sovrana. Stabilite con anni di anticipo, sono state sintetizzate nell’operazione “London Bridge”. La dipartita della regina, infatti, è stata comunicata anche attraverso la frase in codice “London Bridge is down”. Dato che però Elisabetta II si trovava in Scozia, il protocollo ha richiesto alcune manovre in più. Nasce quindi “l’operazione Unicorno”.

Il Sole 24 Ore dedica un intero articolo al “controverso rapporto tra Elisabetta II e il rock inglese”. Si tratta di un approfondimento di costume sulle ricadute che il rock britannico ha avuto a livello sociale e sulla monarchia, ma anche un’analisi del suo impatto economico. Se infatti questo genere musicale poteva sembrare alla regina “rozzo e scostumato, fruttava importanti denari all’economia inglese […] la British Invasion musicale è una formidabile testa d’ariete per la penetrazione dei prodotti inglesi nel mercato americano”.

Infine è interessante notare lo stacco tra la rappresentazione mediatica italiana della regina e della sua morte e il dibattito che si è scatenato sui social media, in cui Elisabetta II spesso non è compianta per via del suo ruolo nel colonialismo britannico. I toni sono particolarmente accesi anche in Italia e mutuati dalle zone del Commonwealth in cui le minoranze etniche e le comunità marginalizzate hanno preso la parola.

Tra le poche testate del nostro Paese a riportare il dibattito c’è Il Riformista. Si legge infatti: “Le reazioni alla notizia della morte della Regina, che per mezza giornata ieri ha tenuto con il fiato sospeso e che oggi continua a occupare i media di tutto il mondo, hanno rivelato il complicato rapporto della monarchia con i cittadini del Commonwealth e delle ex colonie. La monarchia è stata a queste altezze anche sinonimo di oppressione, repressione, lavori forzati, sfruttamento di risorse naturali, controllo delle istituzioni locali”.

La regina viene quindi accusata di aver oscurato l’impronta coloniale britannica facendo leva sulla romanticizzazione della monarchia. L’articolo è ricco di tweet e post che ricostruiscono il vivace dibattito online e in alcuni casi televisivo che si sta svolgendo soprattutto al di fuori dell’Italia, le cui voci istituzionali sembrano immuni da questa riflessione sulla figura di Elisabetta II.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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