Il Golpe Borghese

Nella notte romana tra il 7 e l’8 dicembre 1970 avrebbe avuto luogo un tentativo di colpo di stato. Forse più che un tentativo. Un gruppo di guardie forestali prendono possesso dell’armeria del ministero dell’interno, altri militari dirigono verso il ministero della difesa e la sede Rai, ma improvvisamente dal quartier generale arriva il dietrofront, e l’ordine di smobilitare. A dirigere l’operazione denominata Tora Tora c’è Junio Valerio Borghese, soprannominato il Principe nero. E’ stato lui a comunicare alle persone coinvolte di tornare sui propri passi. Che però a sua volta ha ricevuto il comando da qualcuno più in alto nelle gerarchie dei rivoltosi. Chi erano le alte sfere coinvolte nel golpe? C’erano esponenti appartenenti alla politica? Qual è il ruolo dei servizi segreti in quessta storia? E poi, cosa centra il Golpe Borghese con la strage di Piazza Fontana? Forse più di quanto si pensi.

Quando penso agli anni Sessanta, non so perché mi vengono alla mente immagini a colori. Io non ero ancora nato, non ho ricordi personali, ma se penso a tutti i filmati di repertorio dei momenti più significativi di quel decennio, mi sembra di ricordare sempre il colore. Che in realtà non c’era. Poi arrivano gli anni Settanta, quindi si passa dall’ottimismo del miracolo economico e del benessere per tutti, reale o fittizio che fosse, al grigiore degli anni piombo e della strategia della tensione. C’è una data che definisce quel passaggio nel nostro Paese: è il 12 dicembre 1969, il giorno dell’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, meglio nota come la strage di Piazza Fontana. Diciassette morti e ottantotto feriti, si conteranno alla fine. Una fotografia precisa guida la transizione, traghetta la nostra repubblica in uno dei decenni più bui della storia: quella di Piazza Duomo ricolma di gente il 15 dicembre, giorno delle esequie in onore dei caduti, in un silenzio irreale e sotto la pioggia pungente. Non esiste una immagine più in bianco e nero di quella. Credo che realtà, quel giorno, dovesse essere proprio come in quello scatto.

Milano Piazza Duomo, funerali delle vittime di Piazza Fontana

Lasciamo Milano e trasferiamoci a Roma, quasi un anno dopo. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il Principe Junio Valerio Borghese dà il via ad un tentativo di golpe, nome in codice Tora Tora, ma alla storia passerà col nome di Golpe Borghese. L’obbiettivo è prendere possesso militarmente del ministero dell’interno, della difesa, occupare la Rai, concludendo l’operazione con il rapimento del Presidente della Repubblica Saragat e l’uccisione del capo della polizia, Angelo Vicari. A quanto è dato sapere, gli uomini di Borghese prima della mezzanotte entrarono nell’armeria del ministero dell’interno, si posizionarono nelle vicinanze del ministero della difesa, mentre altri si apprestavano a presidiare la Rai. All’improvviso però, dal quartier generale arriva il contrordine, che costringe i militari a ripiegare. L’ordine è smobilitare. Da quel momento fatti e leggende su quanto avvenne quella notte, si intersecano un groviglio in cui è difficile distinguere realtà il finzione.

Ma chi è il Principe Junio Valerio Borghese? Discendente della omonima famiglia, tra i suoi avi spicca anche un pontefice, Papa Paolo V, che regnò tra il 1605 e il 1621. Ufficiale della Regia Marina, durante il secondo conflitto mondiale diverrà comandante della Decima Mas, a cui resterà fedele anche dopo l’armistizio siglato l’8 settembre del 1943, allorché confluirà nella Repubblica di Salò, o Repubblica Sociale, che altro non è che l’avamposto fascista che tentava di resistere all’avanzata angloamericana, governando, senza alcuna legittimità in vero, il nord Italia con l’aiuto dell’esercito tedesco. Condannato a 12 anni di carcere per collaborazionismo al termine della guerra, viene quasi subito scarcerato grazie all’amnistia concessa da Togliatti. Entra quindi in politica 1951 aderendo al neonato Msi, che lascia due anni più tardi perché considera Almirante troppo morbido nei confronti del comunismo. Entra a far parte della destra extraparlamentare e nel 1968 fonda il movimento politico Fronte Nazionale, che stringerà forti legami con altri due gruppi dello stesso ceppo: Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, di cui fa parte Stefano Delle Chiaie. Lo ritroveremo in seguito.

Stefano Delle Chiaie foto corriere.it

Occorre ora un piccolo riassunto della situazione politica nazionale e internazionale. Il Muro di Berlino eretto nel 1961 taglia il mondo il due e dà ufficialmente il via alla guerra fredda. Est e Ovest da quel momento si guardano in cagnesco, diffidando l’uno dell’altro. Il Partito Comunista Italiano è il più grande e potente in Europa, dopo quello dell’Urss naturalmente. I Paesi della Nato, con in testa gli Stati Uniti, hanno il timore che l’Italia possa subire una invasione da parte dei sovietici, come peraltro è già accaduto in molti Paesi dell’est Europa. Con l’ausilio dei servizi segreti sia americani che italiani, alcuni militari appoggiano gruppi extraparlamentari che si preparano a rispondere all’invasione o addirittura a prevenirla, attraverso un colpo di stato che istituirebbe nel Paese un regime autoritario. Borghese che è fervente anticomunista, probabilmente prende parte alle riunioni, rivendicando per sé un ruolo all’interno di questa cospirazione. Ma quale precisamente?

Torniamo a Milano. Nel 1969 quindi occorre preparare il terreno per il golpe, serve una azione eclatante da parte di estremisti di destra che finisca però sul conto della sinistra extraparlamentare, affinché si sentano legittimati a reagire. Piazza Fontana è il presupposto perfetto, è la Strage di Stato che dovrebbe dare il via all’occupazione del Paese. Inizialmente le cose vanno secondo i piani, per l’attentato infatti vengono sospettati gruppi di anarchici che si muovono nel sottobosco meneghino. Giuseppe Pinelli, ferroviere ed ex partigiano, appartenente al circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, perderà la vita volando giù dalla finestra della questura di Milano. Secondo i giudici, fu un non meglio precisato malore a causare la sua caduta dal quarto piano dell’edificio. Le istituzioni, che definire latitanti in quei giorni è un eufemismo, non furono in grado, o non vollero, spiegare cosa accadde realmente a Pinelli. Nel frattempo però qualcuno aspetta un segnale da Roma, che però non arriverà. Infatti il Presidente del consiglio Mariano Rumor non firma il provvedimento, già pronto sulla sua scrivania, che è in pratica la proclamazione di uno stato di emergenza che sopprime i diritti costituzionali e che in apparenza dovrebbe servire a mantenere l’ordine pubblico, in caso di forti tensioni sociali.

In realtà sarebbe stato il semaforo verde che avrebbe dato il via all’occupazione militare. Il diniego di Rumor, che si dice abbia fatto marcia indietro dopo aver presenziato ai funerali delle vittime, impedisce invece ai golpisti di entrare in azione. Come si scoprirà in seguito, dietro la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura c’è la regia di Ordine Nuovo, di cui fa parte Stefano Delle Chiaie. Quello stesso Stefano Delle Chiaie vicino a Valerio Borghese. Non resta che assemblare le tessere del puzzle. Solo così è possibile ricostruire i fatti dando loro, per così dire, un minimo di senso. Perché presi singolarmente non portano da nessuna parte, appaiono assolutamente scollegati e a sé stanti, non terribili circostanze appartenenti alla medesima trama.

A posteriori, la cosa che più stupisce è la disinvoltura con cui il Principe Borghese parlò dei suoi propositi alla tv svizzera e, incredibilmente, anche in una intervista rilasciata a Giampaolo Pansa il 5 dicembre 1970, 2 giorni prima del tentativo di golpe, uscita sul quotidiano La Stampa. All’interno del pezzo intitolato “Deliri del Principe Nero”, come veniva soprannominato, lo stesso dichiara spavaldamente “stiamo creando un centro di potere su scala nazionale. Per questo lavoriamo: ci sono nostri tecnici che si stanno preparando e aggiornando». Continua “Lo Stato di oggi è talmente marcio che forse non servirà nemmeno dargli un colpetto» e ancora «perché l’attuale classe governante sta anelando qualcuno che si presenti e dica: signori, andate a casa». Incredibile, quasi annuncia il colpo di stato.

Borghese alla tv svizzera

Ma cosa successe davvero la notte di Tora Tora? Leggendo le sentenze, quasi nulla. Parafrasando quanto stabilito dai giudici, si è trattata di una azione grottesca ad opera di qualche nostalgico repubblichino. Ma si fatica a credere che sia andata davvero così. Certo nasce il sospetto che si sia trattato di un golpe “all’italiana”, non siamo mai stati troppo credibili dal punto di vista delle azioni militari, nella nostra storia. Che però le intenzioni fossero serissime, è una ipotesi che scatena molti meno dubbi. Ma Perché arrivò il contrordine e i rivoltosi dovettero tornare sui propri passi? Davvero Borghese ricevette una telefonata da qualcuno più in alto nella catena di comando? Si fecero i nomi di Andreotti e Licio Gelli all’epoca, che onor del vero rispondono presente all’appello di quasi ogni mistero italiano. Oppure fu una decisione dello stesso Borghese? Fu solo una azione dimostrativa? O forse l’alt arrivò da oltreoceano? Tutte ipotesi plausibili, senza però alcun riscontro reale. Quel che è certo è che Valerio Borghese scappò in Spagna per sfuggire all’arresto nel 1971, e non tornò in Italia neanche quando il suo ordine di cattura venne revocato. Mori a Cadice nell’agosto del 1974, all’età di 68 anni, in circostanze che presto vennero derubricate ancora una volta all’eclettica voce “malore”.

La passione per lo sport e la scrittura hanno tracciato un indelebile solco, che non ha solo segnato la mia vita, ma l'ha decisamente indirizzata e caratterizzata. Scrivo sul sito il corsivosportivo.it, portale di interviste ed editoriali. All’interno di esso ho aperto la rubrica Off Peak, che tratta di argomenti vari, quali ad esempio, costume, politica, società, cultura e spettacoli. Nel corso degli scorsi anni alcuni dei miei articoli sono apparsi anche sul sito www.gazzetta.it, inoltre sono stato per un breve perdiofo un collaboratore della rivista “FUORIGIOCO” e del sito Gazzettafannews.it. Ho recentemente conseguito un master in giornalismo sportivo, proprio presso Rcs-Gazzetta dello Sport. Le mie collaborazione attualmente in corso riguardano il sito The Pitch e la rivista settimanale Noi Brugherio. Lo sport oltre a raccontarlo, lo pratico: sono infatti un podista a livello amatoriale, ho corso molte della maratone più importanti al mondo tra le quali: Boston, New York, Berlino, Londra, Roma, Valencia e Siviglia.

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