Il valore dei soldi – 2. Il lavoro di Draghi

a cura di Diego Begnozzi e Andrea Sciotto

Il nostro viaggio nella storia e nel pensiero monetario non può non partire che da Palazzo Koch, edificio costruito in via Nazionale a Roma sul finire del XIX secolo che prende il nome dal progettista, l’architetto Gaetano Koch. Palazzo Koch è la sede della Banca d’Italia, Banca Centrale italiana, nata nel 1893 dalla fusione delle quattro principali Banche centrali dei regni pre-unitari.

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Fonte: Wikipedia

Ma cosa fa e perché è necessaria una Banca centrale?

Senza aprire il complicato vaso di Pandora dell’evoluzione storica del ruolo delle Banche centrali, ad oggi si può sintetizzare il loro ruolo in tre ambiti:

  • Governare la politica monetaria, assicurando la stabilità dei prezzi, tramite la gestione dei tassi d’interesse
  • Fungere da prestatore per banche e altri soggetti finanziari
  • Supervisionare il corretto funzionamento del sistema bancario

La prima complicazione, nel nostro percorso, nasce dal fatto che nell’Eurozona esistono una Banca Centrale Europea e 19 Banche centrali nazionali (Banca d’Italia e le altre). I tre ambiti di attività sono quindi divisi su due livelli: la BCE si occupa della politica monetaria e delle operazioni di prestito al sistema finanziario, mentre la sorveglianza al sistema bancario è demandata alle Banche centrali nazionali (a parte un numero molto ristretto di banche di rilevanza internazionale – come Unicredit e Intesa San Paolo – e di banche in conclamatà difficoltà – come Monte dei Paschi e Carige – la cui sorveglianza è in capo alla BCE).

Nel nostro caso, quindi, il ruolo del leone è in mano alla BCE.

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Siamo però partiti dalla Banca d’Italia perchè Palazzo Koch è un po’ più carino di questa cosa qua.

La BCE ha come unico obiettivo dichiarato quello di assicurare la stabilità dei prezzi – esplicitato in un obiettivo di inflazione vicino ma inferiore al 2%. Non è sempre così: fra gli obiettivi della Federal Reserve (la Banca centrale americana) sono il perseguimento della stabilità dei prezzi ma anche del massimo impiego.

Per raggiungere il suo obiettivo la BCE, prima di tutto, controlla la politica monetaria tramite il controllo dei tassi d’interesse. Quali tassi? Come fa? Ovviamente una Banca centrale non può controllare direttamente tutti i tassi (ad esempio non può decidere il tasso d’interesse che la vostra banca vi propone se accendete un mutuo: quella è una scelta della vostra banca), ma controllando il tasso di riferimento più importante può indirizzare a cascata tutto l’andamento del mercato dei prestiti. La BCE definisce e controlla 3 tassi, dai quali si muove un po’ tutto il mercato:

  • Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP): indica il tasso di interesse che le banche devono pagare per prestiti della durata di una settimana ricevuti dalla BCE
  • Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale, ovvero il tasso di che le banche devono pagare quando assumono prestiti overnight dalla BCE (i prestiti overnight sono prestiti giornalieri)
  • Il tasso sui depositi presso la banca centrale, che definisce l’interesse che le banche percepiscono, o devono versare in caso di tassi di interesse negativi, sui propri depositi overnight presso la BCE (i depositi overnight, analogamente ai prestiti overnight, hanno una durata giornaliera).

Il tasso sui depositi è inferiore al tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, a sua volta inferiore del tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale. I tre indici si muovono tendenzialmente in maniera simile, anche se non necessariamente uguale (è ad esempio capitato che fosse abbassato il tasso ORP lasciando invariato il tasso sui depositi).

Attualmente, il tasso ORP è 0%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale è 0,25% e il tasso sui depositi è -0,5%

I tassi della BCE si riflettono più o meno direttamente su tutti i tassi bancari. Ad esempio, se la BCE alzasse il tasso sui depositi – che è quanto le banche ricevono dall’aver depositato del denaro presso la Banca centrale – all’1%, automaticamente tutti i prestiti alla clientela avrebbero un tasso d’interesse superiore a tale valore, perchè se fosse inferiore (diciamo 0,5%) una banca non avrebbe interesse a prestare ad una persona ricevendo lo 0,5% di interesse, quando potrebbe depositarlo e ricevere l’1%. Il ragionamento funziona anche in senso contrario: se i tassi BCE si abbassano, i tassi bancari seguono la stessa dinamica.

Non abbiamo finora parlato di moneta. Ma come, la BCE non è l’unico soggetto che stampa moneta?

NO.

La BCE non controlla la quantità di moneta del sistema. Il perché è, tutto sommato, abbastanza banale: se andate in banca e vi danno una carta di credito voi avete ricevuto della moneta (perché una carta di credito permette di comprare beni, che è esattamente una delle funzioni di una moneta) senza che la BCE abbia mosso un dito.

La BCE può al massimo controllare la cosiddetta base monetaria, che è quella parte di moneta rappresentata da banconote e monete metalliche e da depositi delle banche commerciali presso la BCE. La base monetaria non comprende conti corrente, depositi postali e altre cose: rappresenta quindi una frazione contenuta della moneta in circolazione.

Tutto sommato non è neanche così rilevante controllare la base monetaria – soprattutto in un momento in cui la moneta fisica la usi solo dai tabacchini che, maledetti, non accettano le carte di credito. È molto più funzionale controllare i tassi di interesse e lasciare che il mercato si adegui. Se i tassi di interesse sono bassi le imprese saranno incentivate a chiedere prestiti, aumentando la moneta (di nuovo: avere capacità di spesa vuol dire avere moneta!). Più i tassi d’interesse sono alti, meno si è incentivati a chiedere prestiti, meno moneta viene creata. In questa ipersemplificazione, la prima è una politica monetaria espansiva, la seconda una politica monetaria restrittiva.

La Banca centrale europea può comunque intervenire direttamente sulla quantità di moneta in circolazione – cosa che ha fatto dal 2015 al 2018, e poi ha ripreso a fare da novembre 2019 – tramite il Quantitative Easing (QE). Il QE funziona così:

  • La BCE crea della moneta
  • La BCE utilizza questa moneta per comprare titoli di stato da banche e altri soggetti finanziari
  • La moneta così creata entra nel circuito economico

In teoria, quando i titoli di stato detenuti dalla BCE scadono (tutti i titoli, infatti, hanno una scadenza: al termine vanno ripagati) gli stati devono rimborsarli, restituendo la moneta che era stata creata in origine. Il QE quindi, in teoria, non crea della moneta permanente, ma della moneta che resta nel sistema economico solo fino a quando il titolo comprato con quella moneta vive. Nella pratica, ogni volta che un titolo va in scadenza, la BCE compra un titolo analogo per far non far diminuire la moneta in circolazione.

Il Quantitative Easing non è un’operazione di politica monetaria ordinaria: è una cosa mai fatta prima in Europa (anche negli Stati Uniti, in Giappone e in altri Paesi in giro per il mondo sono in atto programmi simili, tutti adottati per la prima volta dopo il patatrac del 2008). Solitamente, una Banca Centrale non crea moneta utilizzando la forza bruta, ma controllando i tassi d’interesse.

La gestione della politica monetaria è il più importante compito della BCE, ma non l’unico. La BCE funge infatti anche da “banca delle banche“, accettando depositi e prestando denaro a banche in difficoltà di liquidità. Difficoltà di liquidità non vuol dire che la banca è in crisi: vuol dire che una banca non ha temporaneamente i soldi per restituire un deposito (cioè per darli a noi correntisti) perché impegnati in altre attività (ad esempio perché ha concesso mutui). La ragione è intuitiva anche in questo caso: quando la banca riceve dei soldi non sa esattamente quando dovrà restituirli (potete andare domani allo sportello e ritirare tutti i vostri risparmi senza avvisare prima), quando li presta invece si vincola a delle precise scadenze (ripagate un mutuo a scadenze fissate). Quindi per superare momentanei disallineamenti è necessario un soggetto che possa supplire a queste crisi di liquidità – tramite, tra l’altro, le operazioni di rifinanziamento principale di cui discutevamo sopra.

Il terzo compito di una Banca centrale è la cosiddetta vigilanza bancaria, ovvero la supervisione che le banche commerciali rispettino le normative, operino bene, siano solide, eccetera. In questo ambito, tuttavia, il ruolo più significativo è rappresentato dalle Banche centrali nazionali, che vigilano sul proprio sistema bancario – con esiti altalenanti, come alcuni recenti episodi di cronaca nazionale ci insegnano.

Ricapitolando, abbiamo visto che a governo della moneta sono poste le banche centrali, che possono regolarne la quantità attraverso la gestione dei tassi d’interesse. Alla Banca centrale possono essere assegnati diversi obiettivi, ma nel caso della Bce l’unico compito è di garantire la stabilità dei prezzi. Perché essa sia considerata così importante e cosa succede quando i prezzi non sono stabili lo vedremo nel prossimo capitolo.

Ecco la lista delle puntate di Il valore dei soldi:
1. Parole
2. Il lavoro di Draghi
3. Il prezzo del movimento dei prezzi
4. Un’incompetente alla guida della BCE
5. Blocca i contagi, close the spreads!
6. Chi siete? Dove andate? Un fiorino!
7. In marcia verso un’economia di guera?
8. MESsage in a bottle

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