Il Ministero della Natalità. A cosa serve?

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del Ministero della Natalità e di cosa ci dice sul nuovo governo.

Il Ministero della Natalità – che ha fatto tanto discutere il web – fa parte delle proposte di Matteo Salvini per il nuovo governo in formazione. Si inserisce sulla scia dei programmi elettorali della Lega e, in generale, dei partiti di destra relativi alla famiglia e ai diritti delle donne e delle persone LGBTQ+. L’annuncio è stato fatto a Saronno, prima tappa del tour post elezioni. Le posizioni di base sono perfettamente in linea con le nuove nomine di Lorenzo Fontana alla Camera e Ignazio La Russa al Senato.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

L’Ansa riporta la notizia attraverso le parole del leader e di vari esponenti della Lega. Leggendo le dichiarazioni del capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, ci si rende conto che si parla soprattutto delle misure generali che il partito vorrebbe adottare nel nuovo governo. Lo spazio lasciato al Ministero della Natalità e alle sue funzioni è relegato al titolo, che è infatti: “Governo: Lega chiede un ministero per Famiglia e natalità”. Non si approfondisce altro all’interno dell’articolo, che attira però la curiosità e i click di chi vuole capire meglio la proposta salviniana.

Il Corriere della Sera, nella sua sezione veneta, spiega che il riferimento a cui il leader della Lega si è rifatto è il Trentino, definito “un modello” per via del suo tasso di natalità. La testata specifica che Salvini più volte si è ispirato alla regione autonoma “che apprezza molto e non solo per le bellezze naturali e le piste da sci”.

Perché il Trentino? “Stando alle ultime rilevazioni dell’Ispat (Istituto di statistica della provincia di Trento) i residenti in Trentino (dato al primo gennaio 2022) ammontano a 542.158 persone e il tasso di natalità si assesta sul valore di 7,7 nati per mille abitanti, lievemente superiore all’anno precedente (7,4 per mille) e superiore alla media nazionale (6,8 per mille). In Alto Adige l’indice di natalità è ancora più alto e supera il valore di 9,6 nuovi nati ogni mille abitanti”. Questi dati collocano la regione in cima alla classifica nazionale, nonostante il forte calo che lo stesso Trentino ha vissuto dal 2012 in poi.

Viene fatta infine una panoramica – attraverso le parole di Maurizio Fugatti, presidente della regione Trentino – delle misure di sostegno alle famiglie messe in atto nel corso degli ultimi anni.

Diversi sono i toni di Domani, che sostiene fin dal titolo: “Il ministero della natalità è una buona idea che non deve finire in mano a Salvini”. Viene sottolineato innanzitutto che la scelta di inserire il termine natalità nel nome del Ministero mostra una precisa direzione dell’agenda politica.

Si rimarca l’importanza di investire sulla famiglia per investire sulla natalità, con una serie di misure di sostegno alle coppie e di aumento della parità di genere. Vengono citate le famiglie “stabili” che “crescono in media più figli, i quali a loro volta hanno prospettive migliori in una serie di esiti misurabili quali l’abbandono scolastico e la salute fisica e mentale”, senza spiegare quali sono queste famiglie. All’interno del dibattito si tralasciano infatti volutamente le famiglie omogenitoriali.

L’assegnazione del Ministero non a Salvini viene citata solo nella chiusura, ma senza un grande approfondimento.

Infine Fanpage continua l’analisi di un Ministero della Natalità nel nuovo governo, ma lo scandaglia con uno sguardo critico. Si legge infatti in apertura: “L’istituzione di un ministero della Natalità da parte del futuro governo di centrodestra andrebbe a celare, dietro concetti positivi come ‘sostegno alla natalità’ e ‘piena applicazione della 194’, politiche conservatrici e tradizionaliste”.

Innanzitutto si pone l’attenzione sul “gap tra il desiderio di genitorialità e la possibilità che questo desiderio si realizzi: in sostanza, c’è una grande fetta di italiani che vorrebbe formare una famiglia ma non può per ragioni economiche”. Il calo della natalità in Italia, quindi, poggia le sue radici su una questione economica.

Eppure alcune correnti politiche analizzano il problema come una questione identitaria. Questo potrebbe comportare degli ostacoli per i diritti riproduttivi (primo tra tutto l’aborto) con misure che “non hanno bisogno di un ministero apposito per essere attuate, ma la sua istituzione sarebbe più che altro un segnale significativo”.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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