In bilico tra Storia e Geografia

Fondamentale nei secoli, per l’arte della guerra e per tutti coloro che, l’hanno immaginata, progettata e combattuta è la conoscenza del territorio e la capacità di modellarlo e sfruttarlo a proprio vantaggio a seconda del contesto e delle necessità che la guerra e le battaglie esigono.

Emanuele di Muro storico, (nonché caporedattore di Memory, categoria che ospita la recensione), con il suo “La Valle del Po attraverso l’arma del Genio nei primi anni della repubblica napoleonica, pubblicato per Streetlib, – e di cui si può leggere un estrattoriesce in una piccola impresa storiografica, in continuità con l’insegnamento delle Annales, mette costantemente in relazione, capitolo per capitolo, discipline differenti quali cartografia, topografia e geografia e si dimostra capace di rivolgersi non solo ad un pubblico specialisti (modernisti e/o storici militari) ma utile anche nella trattazione, scorrevole ed esauriente, per un pubblico liceale che volesse approfondire tematiche simili grazie alle anche alla documentazione allegata e alle splendide illustrazioni a mano di Valentina Pasta, ritraenti i genieri e gli ufficiali geografi all’opera.

Ufficiale geografo a lavoro, illustrazione a mano di Valentina Pasta

Punto di partenza della ricerca sono le solide conoscenze in ambito storico-militare dell’autore che concentra la sua attenzione scientifica sulla Valle del Po, con un ampio capitolo introduttivo in cui si inquadra geograficamente i luoghi di trattazione, consegnandoci uno spaccato preciso e attento dell’attività e del ruolo dell’arma del Genio in età napoleonica sconosciuto ai più.

La Valle del Po, oltre ad essere illustre per le estese pianure che accolgono la secolare produzione del riso, le maestose opere di canalizzazione di età cavouriana e ed essere confinante con la strategica catena delle Alpi, si è configurata come luogo privilegiato di sperimentazione tecnica degli zappatori (i genieri contemporanei), uomo in arme, a cui l’autore dedica il saggio, “relegato nelle gallerie, sporco di terra e polvere da sparo” capace di modellare il territorio, modificandolo secondo precise direttive strategiche, con precisione e fatica, introducendo innovazioni tecniche ancora oggi in uso. Accanto allo zappatore altra figura rilevante è quella dell’ufficiale geografo il cui compito “non si concludeva nella mera mappatura e nello studio del territorio, essi venivano utilizzati come strumenti di basic intelligence, ovvero lo studio di un territorio tenendo conto degli aspetti antropologici, sociali ed economici. Questi ufficiali, spesso inviati sotto copertura, al termine dei rilievi compilavano lunghe relazioni che erano complementari alla cartografia.“

Zappatore dell’arma del Genio in attività di scavo nella Valle del Po, illustrazione a mano di Valentina Pasta

Zappatori e geografi, truppa e ufficiali, storia e geografia, montagna e pianura. Il saggio di di Muro sembra giocare con accostamenti, vincenti.

Infine, in tempi in cui la ricerca storica è messa ai margini e preferita dal grande pubblico a pubblicazioni a metà tra giornalismo e romanzistica poco impegnativa (si guardi all’ultima pubblicazione di Bruno Vespa e la discussione nata attorno), la Valle del Po si contraddistingue per una solida base scientifica che ha come base una vasta bibliografia e un’accurata ricerca archivistica. Storici non ci si improvvisa e Di Muro ne è la dimostrazione.

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