L’annullamento di Roe v. Wade. Quale futuro per l’aborto negli USA?

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade e dell’eliminazione del diritto all’aborto a livello federale negli USA.

Venerdì 24 giugno la Corte Suprema statunitense ha annullato la sentenza Roe v. Wade, che garantiva il diritto all’aborto a livello federale. Ora ogni Stato potrà adottare autonomamente una propria legislazione in merito. La decisione della Corte Suprema era già stata anticipata il 2 maggio da una bozza diffusa in esclusiva da Politico.

La sentenza che tutelava l’accesso all’aborto risale al 1973 quando Norma McCorvey, con lo pseudonimo Jane Roe, ottenne il diritto all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) dopo tre anni di battaglia legale contro lo Stato del Texas, il cui procuratore era Henry Wade.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

Innanzitutto La Stampa riporta la notizia che inciderà sulla vita di “36 milioni di donne in età riproduttiva, secondo una ricerca di Planned Parenthood”, facendo riferimento alla composizione della Corte Suprema. Dopo le nomine ad opera dell’ex presidente Donald Trump, vediamo infatti sei giudici conservatori – che hanno votato a favore dell’abolizione della Roe v. Wade – e tre giudici liberali.

Dopo un’introduzione con i dati salienti, vengono riportate le dichiarazioni del mondo politico USA e internazionale in tempo reale. Passiamo così da “il vicepresidente Kamala Harris” a Boris Johnson, da Emmanuel Macron a Justin Trudeau, premier canadese. Sono per lo più interventi che manifestano sdegno verso questo evento, ad eccezioni delle dichiarazioni di Trump, secondo cui “Dio ha preso la decisione”.

MicroMega cerca invece di tracciare la situazione post Roe. Quanti e quali Stati hanno già vietato l’aborto o sono in procinto di farlo? Attraverso un’infografica basata sui dati del Guttmacher Institute, si indicano i 22 Stati che sicuramente vieteranno l’aborto: Alabama, Arizona, Arkansas, Georgia, Idaho, Iowa, Kentucky, Louisiana, Michigan, Mississippi, Missouri, North Dakota, Ohio, Oklahoma, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah, West Virginia, Wisconsin, Wyoming. Alcuni di essi avevano già ristretto fortemente l’accesso all’IVG negli scorsi anni.

In aggiunta “altri quattro (Florida, Indiana, Montana, Nebraska) hanno composizione politica, storia e altri indicatori che inducono a pensare che vieteranno l’aborto molto presto”. Si calcola che “il 58% delle donne statunitensi in età riproduttiva (40 milioni) vive in Stati ostili al diritto all’aborto”, ma impedire l’accesso all’IVG ha un peso ancora maggiore per le persone marginalizzate.

In conclusione vengono riportare le significative parole di Herminia Palacio presidente del Guttmacher Institute: “Decenni di ricerche mostrano che i divieti e le restrizioni all’aborto non riducono le gravidanze indesiderate o le richieste di aborto e certamente non aiutano le persone a migliorare la propria salute”.

Il Post e Il Corriere della Sera, invece, si concentrano sulla conseguenze che l’annullamento della Roe v. Wade può avere sulla salute e su altri diritti. Il panico generato dalla decisione della Corte Suprema ha portato molte donne statunitensi “ad accumulare anticoncezionali, pillole per la contraccezione di emergenza e pillole abortive”. La contraccezione, infatti, seppur legale può non essere prescritta o venduta in accordo con la legge di alcuni Stati degli USA.

L’accumulo di farmaci anticoncezionali e abortivi riguarda soprattutto le donne che hanno le risorse economiche per farlo. Chi si trova in difficoltà è immediatamente esclusa da questa corsa ai ripari. L’opzione farmacologica sarà sempre più praticata anche negli aborti clandestini.

I timori per la propria salute sessuale non sono immotivati. Il giudice conservatore Clarence Thomas ha comunicato infatti che “in futuro la Corte stessa dovrebbe «riconsiderare» l’iter giudiziario di alcune importanti sentenze che regolano le relazioni fra persone dello stesso sesso, il matrimonio gay, e anche la contraccezione”. La dottrina dell’originalismo (cioè dell’interpretazione letterale della Costituzione) di cui Thomas si fa portavoce non è però sostenuta all’unanimità dagli altri giudici conservatori.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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