Napoleone, esegesi videoludica di un condottiero

“I miei nemici numerosi, i miei pari nessuno”.
Quando nel 2009 Creative Assembly ci presentò un modello 3D di Napoleone, realizzato con le più avanzate tecnologie a disposizione in quegli anni a Horsham, piccola cittadina del West Sussex, non ci saremmo di certo aspettati di vivere un trailer e un videogioco così solenne come Napoleon: Total War. Il monologo tenuto dall’imperatore, che presenta tutte le sue più grandi imprese, dalla conquista dell’Italia alla campagna d’Egitto, è conturbante, è avvolgente. Il generale corso tiene fisso lo sguardo in camera, mentre alla sua sinistra scorrono i ricordi delle sue vittorie, compresa la Russia, puntando a un revisionismo storico che non può concedere a Napoleone una sconfitta. Sorprende, stupisce, perché a raccontarcela, quella storia, è un team inglese, che per quanto globalizzato, è pur sempre di matrice anglosassone. Ma la storia del più famoso corso, di quel ragazzino che sognava le imprese di Pasquale Paoli e finì per essere incoronato a Notre-Dame, va oltre ogni campanilismo, ogni nazionalismo.

La copertina del famoso videogioco prodotto da Creative Assembly nel 2009.

Tra cinema, televisione e videogioco

Finiremmo per perderci in una disamina talmente lunga da aver bisogno di un giorno intero di lettura se decidessimo di inerpicarci tra i meandri della produzione audiovisiva dedicata a Napoleone: pur volendoci soffermare in maniera esclusiva sulle opere cinematografiche o televisive reperibili in lingua italiana, rimarremmo affascinati dalla vasta produzione realizzata per commemorare la figura dell’Imperatore. A volte presentato come un mero pretesto, come nella narrazione di Sant’Elena realizzata da Renato Simoni nel 1943, altre volte vero protagonista e mattatore, come nella miniserie televisiva realizzata da Yves Simouneau nel 2002, a oggi una delle opere più complete sul percorso formativo di Napoleone: ci ha provato Paolo Virzì, gli ha dato vita Renato Rascel e persino Marlon Brando, dando al corso una variopinta interpretazione di volti, pensieri, sfaccettature e comportamenti.

Marlon Brando interpreta Napoleone in Desiree del 1954.

Ben diversa è la proposta realizzata dal mercato videoludico. In quanto medium giovane, ma non per questo di seconda linea, le produzioni tendono sempre ad esaltare e rendere il più solenne possibile le figure storiche, tranne quando si tratta del partito nazionalsocialista: chiedete a Wolfenstein, ad esempio. È per questo che anche Napoleone andava rispettato e venerato, come una forza della natura, come un temibile nemico di tutti, “portatore di morte e distruzione”: così da permetterci di immedesimarci nei suoi panni e assaltare con il nostro esercito qualsiasi avversario dinanzi a noi. È indubbio quindi che Napoleon: Total War, della fortunata saga distribuita da SEGA e prodotta, come detto in apertura, da Creative Assembly, sia il punto più completo e alto raggiunto dal condottiero, che in precedenza aveva assaporato qualche flebile tentativo di immortalità anche nei videogiochi.

Dalle guerre al personalismo storico

Nel 2007 ci aveva provato AGEOD, studio di sviluppo fondato da Philippe Thibaut, che due anni prima aveva deciso di lasciare Paradox e dedicarsi allo sviluppo sereno di giochi di strategia a turni. Fu proprio con “Le campagne di Napoleone”, pubblicato nel 2007, che Thibaut riuscì a convincere Paradox ad acquistare l’intero studio, compiendo un vero e proprio ritorno a casa, soprattutto dovuto al suo aver rivisto molte delle feature inserite nel titolo. Tralasciando gli aspetti più prettamente civili, Thibaut indicò come strada da seguire quella di concentrarsi sull’aspetto militare, perseguendo una veridicità storica delle campagne che permise a tutti i videogiocatori di rivivere con grande accuratezza sia gli spostamenti sulla mappa che l’andamento delle vicende. La possibilità di schierarsi dalla parte del primo impero francese o dalla parte delle colazioni antifrancesi si dipanava in scenari in grado di terminare in pochi turni e altri che invece raggiungevano anche i 250, tra cui la Guerra d’indipendenza spagnola, durante la quale per la prima volta Napoleone fronteggiò il suo antagonista Arthur Wellesley, futuro duca di Wellington e, con quel titolo, vincitore della battaglia di Waterloo. Thibaut più che su Napoleone, puntò tutto sulla ricostruzione del periodo delle campagne, ripercorrendo anche l’opera omonima di David Chandler.

Uno screenshot di “Le campagne di Napoleone” sviluppato da AGEOD.

Appena due anni prima, però, un altro tentativo di quasi poco conto era stato compiuto dall’ucraina GSC Game World. Anche loro focalizzati sulle riproduzioni storiche, arrivavano sul mercato forti di un accordo con Ubisoft che aveva permesso loro di realizzare l’adattamento videoludico del film Alexander di Oliver Stone, chiaramente incentrato sulla storia di Alessandro Magno. Dopo aver, quindi, narrato la storia militare del macedone, non si poteva far altro che spostarsi verso Napoleone, che divenne il protagonista del secondo capitolo di Cossacks, serie che poi venne terminata nel 2017. Cossacks II: Napoleonic Wars metteva a disposizione sei fazioni, con tanto di Prussia, Austria ed Egitto, per difendersi da Napoleone, con l’unico obiettivo di dominare l’Europa. Anche in questo caso, usando il generale corso solo come pretesto, si andò a creare una struttura tale da esaltare il periodo storico dal XVII al XVIII secolo, raccontando la storia con meno veridicità di quanto poi fece, due anni dopo, Thibaut.

La guerra totale, da von Blucher a Nelson

Quello stesso anno, sempre nel 2005, ci provò anche Pyro Studios, azienda spagnola sotto l’egida della ben più nota Eidos Interactive. Imperial Glory offriva molte meno possibilità al giocatore, che poteva dedicarsi alle battaglie storiche che andavano da Salamanca a Waterloo, fino ad Austerlitz e quella delle piramidi, con certa minuzia storica, ma senza trasmettere quella potenza narrativa che i suoi concorrenti stavano mettendo in campo in quegli anni. È per questo che a oggi si ritiene Napoleon: Total War il più alto esempio di videogioco dedicato all’Imperatore. D’altronde la campagna principale pretendeva che il giocatore si mettesse proprio nei panni di Napoleone Bonaparte per affrontare l’intera sua storia, proponendo anche delle campagne singole in grado di mandarci nel 1769 in Italia, nel 1798 in Egitto, nel 1805 nell’Europa centrale e infine in una campagna delle coalizioni, che nel 1805 però ci mette nei panni delle fazioni avversarie (Prussia, Gran Bretagna, Russia e Austria).

Screenshot di una delle battaglie giocabili in Napoleon: Total War.

Napoleon: Total War, così come accade anche nei capitoli successivi della saga Total War, andò a recuperare tutti i personaggi storici più importanti dell’epoca: oltre ad Arthur Weelesley, era possibile trovare Horatio Nelson e Gebhard Leberecht von Blucher, comandante dell’esercito prussiano, destinati all’eternità e all’impossibilità di morire sul campo, per mantenere intatta la linea narrativa. Al di là delle principali modalità di battaglia, Creative Assembly si preoccupò di andare a proporre anche degli scorci di storici momenti militari, dalla Battaglia di Lodi a quella di Borodino, fino a Waterloo, concedendoci di poter manovrare l’esercito inglese del duca di Wellington.

A differenza di quanto ipotizzato da Thibaut nel 2007, tra l’altro, l’intenzione fu quella di focalizzarsi con grande attenzione sulla diplomazia e la strategia, con l’aggiunta di un intricato sistema di gestione politica. D’altronde, oltre che generale, Napoleone fu abile politico e fondamentale giurista. Per la prima volta, inoltre, la saga Total War andò a inserire la feature del logoramento, con le truppe costrette a subire climi ai quali non erano abituati: la fredda Russia, d’altronde, non poteva essere affrontata con gli stessi stivali usati nella campagna d’Italia. Diserzione, morte, stenti e malattie potevano condizionare un esercito che Napoleone era destinato a dover controllare in tutti i modi, per arrivare alla vittoria finale.

Il futuro di Napoleone va scritto

Ciò che è mancato in tutti questi anni, però, è una vera e propria avventura che potesse realmente esaltare le Campagne Napoleoniche. Raccontare un generale in un modo diverso da un gioco di guerra è palesemente complesso, nemmeno vogliamo aspettarci un Assassin’s Creed con protagonista Napoleone: ciò non toglie, però, che la solennità di quel periodo storico potrebbe lasciare maggior respiro e maggior spazio a una narrazione romanzata di ciò che Weelesley rappresentò per il corso, fino a raccontare in che modo Nelson fronteggiò l’avanzata della Francia. Provare a separarsi da un titolo a turni e concentrarsi su un open world che possa rievocare il percorso compiuto da Napoleone in quegli anni potrebbe essere un modo per far esaltare anche le generazioni odierne con un personaggio che meriterebbe maggior spazio e lustro. Così come Giulio Cesare, così come pochi altri insieme a loro.

Le vicende da raccontare ci sarebbero, l’intelaiatura in grado di offrire un vasto numero di missioni secondarie e di fetch quest pure. La tanto contemporanea corsa a cavallo per le vaste lande cittadine che ha conquistato già tutti in Ghost of Tsushima avrebbe la sua glorificazione, mentre le battaglie potrebbero raggiungere quel livello di entusiasmo che esperimenti come For Honor e lo stesso Assassin’s Creed hanno saputo regalarci. Insomma, Ubisoft, stiamo guardando proprio te.

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