Parliamo di complotti, ma senza cadere in complottismi

Cosa sono i complotti?

La storia é piena di complotti di ogni tipo, dall’omicidio di Giulio Cesare fino allo scandalo Watergate, e sarebbe ingenuo pensare che un domani non scopriremo cospirazioni che stanno avvenendo oggi in segreto.
Volendo definire genericamente cos’é un complotto potremmo infatti dire che é qualunque accordo o agire segreto di due o più attori con lo scopo di danneggiarne un terzo, un tipo di dinamica con cui siamo tutti familiari dal momento che avviene costantemente non solo nelle sfere di potere ma anche nella vita di tutti i giorni, dalle truffe informatiche ai dispetti tra bambini.
Si capisce quindi come questo tipo di spiegazione possa sembrare efficace e attrattiva anche per eventi che richiederebbero invece una analisi più articolata, perché ci risulta perfettamente comprensibile e lineare.
In fondo per loro stessa natura i complotti rimangono nascosti finché non vengono scoperti, e non c’é modo di sapere a priori se siano realtà o fantasie.

Lo sforzo che possiamo però cercare di fare é quello di capire per lo meno quanto le ipotesi che prendiamo in considerazione siano verosimili e coerenti con il contesto in cui avvengono, e quanto invece fantasiose o comunque improbabili.

Documenti desegretati che testimoniano la cooperazione della CIA con le dittature sudamericane degli anni ´70.

L’uso strumentale della guerra al narcotraffico per attaccare i movimenti per i diritti civili da parte della amministrazione Nixon, la complicità dei servizi segreti americani dietro al colpo di stato in Cile del 1973, i depistaggi delle indagini sulla strage di Piazza Fontana del 1969, e svariate altre vicende storiche, sono complotti reali. Cospirazioni dimostrate e documentate da persone che hanno lavorato alacremente per cercare e divulgare la verità e smascherare queste trame, a volte rischiando la vita per andare contro governi e giganteschi nuclei di potere.

Scetticismo o complottismo?

Lo scetticismo razionale e la ricerca di eventuali cause nascoste dietro a eventi specifici continua ad essere uno stimolo per la ricerca storiografica e l’inchiesta giornalistica, ma nel considerare le ipotesi di complotto bisogna analizzare con attenzione i supposti obbiettivi, gli attori coinvolti, gli interessi e gli effetti ottenuti. Bisogna cercare il più possibile di distinguere la teoria verosimile o per lo meno coerente, dall’istintivo cercare cospirazioni e collegamenti là dove non é ragionevole che ci siano, o comunque molto poco probabile.

Può risultarci facile e confortante spiegare eventi complessi con la creazione di narrazioni tutto sommato lineari, ricondurre ogni conflitto ad uno scontro ideale tra il bene ed il male, in cui si lotta per la verità contro poteri occulti.

Tutti generiamo, alimentiamo e crediamo in fantasie più o meno complesse che ci aiutano ad accettare e a dare un ordine a eventi fuori dal nostro controllo, e tutti crediamo in almeno un complotto non esattamente razionale.

Il problema inizia ad esserci quando si basa l’intera analisi della realtà su questo tipo di archetipo, quando la cospirazione non é più una delle tante possibili spiegazioni, ma la prima e la più plausibile in qualunque caso, quando si finisce per riconoscere segni di complotti, o spesso del Complotto con la C maiuscola, dietro ad ogni cosa.

Teorie spontanee o strumentalizzate?

Si dice che una mobilitazione di qualunque tipo quasi mai sia totalmente spontanea né totalmente orchestrata, e questo vale anche per le fantasie di complotto, vere e proprie mobilitazioni culturali e informative. Queste teorie possono infatti nascere spontaneamente ed essere successivamente promosse in maniera strumentale, ma anche viceversa.

Ci sono fantasie, pseudoscienze e conclamati falsi storici che vengono ancora propugnati a piene mani da personaggi che nella migliore delle ipotesi li usano per guadagnare dalla vendita di libri, conferenze, oggettistica e altri prodotti a tema, mentre nella peggiore si approfittano dell’ingenuitá di chi li segue per influenzare l’opinione pubblica, creando terreno fertile per fantasie successive più estreme, spesso con obbiettivi torbidi.

Una stampa zarista ispirata a “I protocolli dei Savi di Sion”, che rappresentava il cosiddetto “complotto giudaico-massonico”

Per arrivare al caso estremo e a tutti noto, non dobbiamo dimenticare che il regime nazista é cominciato formalmente nel 1933, ma il terreno culturale che ha permesso quella tragedia comincia a formarsi decenni prima. Già nel primissimo novecento con la produzione di falsi storici come I Protocolli dei Savi di Sion, con la diffusione delle varie fantasie sul complotto Demo-pluto-giudaico-massonico e il diffondersi di pseudoscienze di fondamento razziale, iniziava la messa in discussione dell’intero sistema politico e scientifico precedente.
É cavalcando, alimentando ed utilizzando queste fantasie che il nazionalsocialismo é arrivato al potere con le conseguenze che tutti noi conosciamo.

É quindi doveroso per chi si addentra in queste questioni non solo saper scindere tra legittimo scetticismo e la fantasia, ma anche tra fantasie innocue, semplici e a volte sani esercizi di immaginazione, e fantasie potenzialmente dannose per le comunità e il loro progresso culturale.

Mettere in discussione le ricostruzioni storiche accettate per avvicinarci ulteriormente alla verità é sacrosanto, ma farlo basandosi sull’irrazionalitá e il pregiudizio invece che sulla ricerca scientifica rischia di farci perdere un terreno comune su cui poter discutere, finendo per scavare un abisso incolmabile tra le diverse visioni del mondo.
Un abisso tra opposte percezioni della realtà che può diventare una trincea con effetti nefasti, rendendo impossibile qualunque tipo di dialogo e generando conflitti irrazionali, spesso irrisolvibili all’interno di una normale dialettica democratica, come già é successo in passato.


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