Passeggiate archeologiche – #2 Metaponto

L’aerea del teatro di Metaponto

Questa seconda passeggiata ci porta in Basilicata. Terra nascosta e magica, nasconde un cuore antico che sopravvive nelle radici e nella tradizione, ma anche nei resti di un passato ricco di storia e di mistero, di sapere e conoscenza, arte e architettura. La Regione, intorno al VII sec a.C., fu infatti meta di quel fenomeno di colonizzazione greca che veniva definito apoikia, da ‘Αποικιζω, cioè letteralmente “vado fuori di casa”. 

Al di là del mare…

La nostra tappa archeologica fa capolino a Metaponto, colonia greca fondata alla fine del VII sec a.C. su impulso di Sibari (in Calabria) per contrastare il potere espansionistico della spartana Taranto. Il sito sorge in un’area fertile e ricca d’acqua, limitata a sud-est dalla costa ionica e fiancheggiata dai fiumi Bradano e Basento. La produttività delle terre metapontine diventò vanto per la città, tanto che venne scelta la spiga come simbolo da imprimere sulle monete di VI sec a.C.

Incuso metapontino

Metaponto donò spighe d’oro alla città sacra di Delfi (forse tra il V-V sec a.C.), dimostrando non solo un forte legame con la terra d’origine, ma soprattutto l’estrema prosperità della colonia greca. Le ricerche archeologiche hanno dimostrato la centralità dell’agricoltura nell’economia metapontina già sotto il dominio greco. La campagna mostra infatti tracce di opere di bonifica e la costruzione di numerose fattorie. 

Città greca di Occidente

Come gran parte delle colonie greche in Italia, Metaponto presenta delle caratteristiche urbanistiche ben definite. Già Vitruvio aveva descritto l’impianto urbano delle città magno greche definendolo “per strigas”. Il termine indica un progetto ben organizzato, articolato in strade maggiori (platèiai) intersecate da strade minori (stenopoi) che insieme formano degli isolati a pianta rettangolare allungata.

Camminando lungo la platèia III, si giunge al vero cuore della polis formato dal santuario urbano e dall’agorà. Il santuario occupa la metà occidentale e conta ben quattro templi principali, altari e sacelli. I resti ne mostrano diverse fasi di ricostruzione. Dal c.d. Tempio C proviene una lastra decorata con una scena di corteo cultuale datato al 575-550 a.C. Due donne siedono su un calesse, tipico mezzo di trasporto legato alla sfera femminile. Il tempio è stato interpretato come luogo di culto della dea greca Atena. Culto privilegiato è riservato però al dio Apollo, sito nel tempio B che occupa il centro dell’area sacra, accanto al tempio di Era.

L’agorà è invece dedicata a Zeus ed era stata sede di un ekklesiasterion per le assemblee popolari trasformato nel IV sec a.C. in un teatro che rappresenta un modello architettonico inusuale, con un’intercapedine tra un doppio muro esterno. 

Spiga, acqua e Kore

L’area di culto si estende al di fuori dello spazio urbano formando una cintura di santuari extraurbani, siti nella campagna metapontina. Il più noto è il santuario di San Biagio alla Venella, dedicato a Zeus e alla Signora degli Animali, costruito attorno a una sorgente. Da qua, splendide statuette in stile arcaico raffiguranti donne in pose rigide. Alcune protendono una mano per mostrare un oggetto o un attributo.

Lastra decorata con scena di partenza da San Biagio alla Venella, 650-625 a.C., Museo Archeologico Nazionale di Matera

La dimensione femminile sembra pervadere la terra metapontina, con i suoi culti e le terre fertili e ricche di acqua. Così la spiga diviene simbolo di vita e prosperità, nonché del ciclico rinnovarsi della natura, pianta sacra a Persefone o Kore. Immagini di korai (fanciulle stanti, tipiche dell’arte greca arcaica) provengono dal sito e sono oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Matera. La presenza sulla loro testa di un polos (copricapo cilindrico) le connota come figure di rilievo o divinità. Altre invece di VII sec a.C. si adattano al modello dedalico greco, di cui un importante riferimento è rappresentato da un aryballos proto-corinzio da Tebe: esso mostra una protome femminile incorniciata nella tipica pettinatura trapezoidale che ricorda una parrucca orientale.

Aryballos protocorinzio VII sec a.C.

Chi passò di qui?

Metaponto però non vive solo nei resti archeologici che le intemperie hanno risparmiato all’azione corrosiva del tempo. La città vive nella storia e nella biografia di alcune figure affascianti e misteriose. Non solo terra di agricoltura, ma terra di culti, miti e misteri.

La prima leggenda lega la città ad Aristea di Proconneso. Poeta-sciamano vissuto intorno al VII sec a.C., secondo il mito compì straordinari viaggi volando con l’anima in luoghi fantastici e lontani. Di questi viaggi Aristea scrisse nell’Epos degli Arimapsi. Qui racconta delle sue avventure nelle terre degli Iperborei, manifestando un forte legame con il culto di Apollo. Ma cosa c’entra Aristea con Metaponto? Ebbene, all’interno dell’agorà gli scavi hanno portato alla luce foglie d’alloro realizzate in bronzo che si immagina avessero fatto parte di un albero interamente bronzeo. Si dice che tale opera fosse stata collocata all’ingresso di un temenos (recinto) dedicato ad Apollo. La costruzione di un edificio commemorativo per il dio sarebbe stato suggerito ai Metapontini proprio da Aristea, il quale, in possesso di poteri straordinari, si mostrò loro in forma di corvo. Con il vento, le foglie di bronzo avrebbero prodotto un crepitio, interpretabile come la voce del dio.

Pitagora di Samo

Il secondo personaggio, ben più noto, è sopravvissuto nell’immaginario non solo come filosofo, ma anche come sapiente e matematico: si tratta di Pitagora. Nato a Samo nel 570 a.C., Pitagora visse gran parte della sua vita a Crotone, in Magna Grecia. Qui fondò una comunità filosofico-religiosa da cui nacque e si diffuse il Pitagorismo. Egli divenne ben presto una figura di riferimento per la politica di Crotone, sebbene qui la sua vicenda non ebbe un lieto fine. Percepito come una minaccia, Pitagora fu costretto a fuggire, mentre gran parte dei suoi allievi venivano sterminati. Ma dove trovò rifugio? Proprio a Metaponto, dove visse gli ultimi anni della sua vita, mentre il Pitagorismo rifioriva in altre città della Magna Grecia. La sua presenza favorì l’adesione delle élite locali a forme di culto misteriche che mostrano affinità con l’Orfismo.

Vita e morte a Metaponto

In questa atmosfera si colloca uno dei ritrovamenti più curiosi del sito, proveniente da una sepoltura l’alto rango: l’Uovo di Elena (V sec a.C.). Un piccolo pendaglio in calcare a forma d’uovo recante l’immagine di Elena nascente da una spaccatura laterale. Il simbolo evoca importanti connessioni con dottrine salvifiche, alludendo alla dimensione ultraterrena, ma anche alla rinascita. Offerte di uova venivano spesso poste a divinità come Demetra e Kore, che insieme incarnavano il ripetersi dei cicli naturali e quindi vita e morte. Questa presenza svela le tendenze politico-religiose della città metapontina e rappresenta un piccolo gioiello di mistero.

L’uovo di Elena al Museo Archeologico Nazionale di Metaponto

Archeologa. La mia prima scoperta archeologica: Sele, piccolo cane nero, trovata inaspettatamente tra le rovine di Paestum. Leggere e scrivere sono un modo per indagare la realtà, ritagliando un momento intimo e di riflessione. Amo la natura e mi piace viverla durante una lunga passeggiata in montagna.

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