Presidenzialismo italiano. Le sue origini

Due anni di pandemia e l’avvicinarsi dell’elezione del Capo dello Stato hanno riacceso i riflettori su una tematica che a periodi alterni, negli ultimi decenni, è tornata periodicamente in discussione: il presidenzialismo. Quando si è iniziato a parlare di presidenzialismo? Davvero è stata la spinta berlusconiana ad aprire il dibattito?

In verità, la questione è stata sollevata all’inizio degli anni sessanta, mentre i governi a guida DC allargavano l’orizzonte a sinistra. Il fautore e promotore del presidenzialismo adattato alla situazione italiana fu Randolfo Pacciardi.

RANDOLFO PACCIARDI
Gli amici di Molfetta al Ministro Randolfo Pacciardi ©Camera Dei Deputati- Archivio Pacciardi
Gli amici di Molfetta al Ministro Randolfo Pacciardi ©Camera Dei Deputati- Archivio Pacciardi

Politico grossetano (Giuncarico, Grosseto, 1899 – Roma 1991), fu anche giornalista. Militò nel Partito Repubblicano. Interventista, sebbene non in età da coscritto, nel 1915 provò ad arruolarsi – con spirito garibaldino- sotto false generalità.

Il contributo alla Patria riuscì a darlo quando toccò ai ragazzi del ’99. Sottotenente di fanteria ricevette due Medaglie d’Argento al Valor Militare, una di bronzo e la Military cross britannica.

Nel dopoguerra fondò il movimento antifascista Italia Libera di cui fu segretario fino alla soppressione del 1925. Costretto all’esilio, si rifugiò tra Francia e Svizzera, da dove manteneva i contatti con i repubblicani italiani e i partiti della concentrazione antifascista.

DALLA GUERRA DI SPAGNA ALLA GUERRA MONDIALE

Egli fu tra i primi a rispondere all’appello di Carlo Rosselli di formare una Legione italiana in supporto alle brigate repubblicane spagnole. Una unità, apartitica, organizzata secondo i metodi garibaldini. In terra spagnola si distinse per le sue qualità di comando, restando, peraltro, ferito. In dissidio con i comunisti per la mancata realizzazione di una brigata completamente italiana, lasciò la Spagna nell’estate del 1937.

Pacciardi e Nenni durante la guerra civile spagnola. In questo frangente maturò e consolido i suoi sentimenti per l'approccio del Partito Comunista che affiancherà a quelli di profondo antifascismo.
Pacciardi e Nenni durante la guerra civile spagnola. In questo frangente P. maturò e consolido i suoi sentimenti anticomunisti che affiancherà a quelli di profondo antifascismo, a causa dell’atteggiamento del Partito Comunista nella gestione del conflitto.

Dopo l’esperienza in terra iberica, ritornò in Francia dove fondò il settimanale La Giovine Italia, a cui collaborò anche l’ex e futuro Ministro degli Esteri Carlo Sforza. Nel 1938 partì per un viaggio negli Stati Uniti. All’indomani dell’ottavo congresso del PRI in esilio (Parigi, 11-12 giugno 1938), l’assemblea elesse Pacciardi segretario politico, sia pur affiancato collegialmente da Cipriano Facchinetti.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’invasione tedesca della Francia costrinsero Pacciardi a riparare oltre Atlantico. Oltreoceano aderì alla Mazzini Society, un’associazione di matrice democratico-repubblicana, che mirava a ottenere l’appoggio del governo statunitense per la creazione di un Comitato nazionale italiano, cioè una forma di governo in esilio con a capo Carlo Sforza. Ritornò a Roma nel giugno 1944. Questa vicinanza al mondo statunitense ritornerà utile durante la sua attività di Ministro della Difesa nel De Gasperi IV.

L’ATTIVITA’ POLITICA NEL DOPOGUERRA 

La riconferma alla guida del PRI consentì a Pacciardi di organizzare la linea delle forze repubblicane per il referendum istituzionale .

Membro della costituente, divenne Ministro della Difesa negli anni della ricostruzione e del posizionamento italiano nell’area atlantica. Sempre scettico nei confronti del PCI, all’inizio degli anni sessanta, in opposizione alla maggioranza del PRI, guidata da La Malfa, si oppose all’esperimento del centrosinistra. Fu proprio durante le trattative del primo governo Moro che Pacciardi si staccò dal Partito Repubblicano e fondò un nuovo gruppo politico.

L’UNIONE DEMOCRATICA PER LA NUOVA REPUBBLICA
Il simbolo dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica. Movimento fondato da Randolfo Pacciardi per realizzare il presidenzialismo.
Il simbolo dell’Unione Democratica per la Nuova Repubblica. Movimento fondato da Randolfo Pacciardi per realizzare il presidenzialismo.

Durante quel periodo si iniziava già a parlare di partitocrazia e crisi della repubblica, dovuta al balletto di parlamentari che erano legati alle correnti interne dei partiti. Egli contestava lo strapotere delle direzioni dei partiti a danno della discussione parlamentare. Il mancato appoggio al governo Moro causò la sua espulsione dal partito repubblicano.

Pochi giorni dopo la seduta parlamentare fondò l’Unione democratica per la Nuova Repubblica, un movimento che si rifaceva, in parte, al presidenzialismo gaullista che da poco aveva dato vita in Francia alla V Repubblica. La costituzione degli Stati Uniti d’America costituiva l’altro faro che illuminava il substrato ideologico del movimento. Anche se l’idea di Pacciardi era di realizzare una repubblica presidenziale attagliata ai problemi italiani. Secondo il politico toscano, la nuova repubblica doveva tener conto delle forze vive della società (scienza, tecnica, forze produttive).

L’ ATTIVITA’ DEL MOVIMENTO

Presentatosi con il simbolo di una primula stilizzata con i petali tricolori, il nuovo movimento vedeva tra i suoi firmatari personalità di spicco che criticavano le drammatiche crisi di governo tra il 1960 -1964: tra gli altri, dai generali Raffaele Cadorna e Giuseppe Mancinelli, Giuseppe Caronia, i giornalisti Tomaso Smith, Mario Vinciguerra e il post-fascista Giano Accame, l’ambasciatore Alberto Rossi Longhi, l’ex-socialista Ivan Matteo Lombardo, Alfredo Morea e Salvatore Sanfilippo.

Attraverso le pagine dei “Quaderni” dell’ UDNR, il movimento mirava a ristabilire il rapporto di fiducia tra popolo e potere, realizzata attraverso una repubblica forte, un governo efficiente che si esprimeva mediante un sistema maggioritario e l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Il tentativo di radicarsi nella società portò anche alla creazione di circoli giovanili, noti con il nome di Primula goliardica.

L’azione sul piano politico raggiunse il picco all’indomani della caduta del primo governo di centrosinistra. Pacciardi, continuando a criticare il partitismo, si rivolse al Presidente del Senato, Cesare Merzagora, cercando di attuare una svolta verso il presidenzialismo, pur restando nell’ambito costituzionale.

Problemi economici legati alla mancanza di fondi per il prosieguo dell’attività verso il presidenzialismo e la dura sconfitta alle elezioni del 1968, ma non fermarono il promotore che fugate le accuse di di collusione con il presunto Golpe Bianco, continuò la sua azione politica.

LA TRADIZIONE MAZZINIANA
Giuseppe Mazzini. Le idee stanno alla base presidenzialismo dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica.
Giuseppe Mazzini. Le sue idee stanno alla base presidenzialismo dell’Unione Democratica per la Nuova Repubblica.

La tradizione del presidenzialismo mazziniano ebbe notevole influsso sulla proposta di Pacciardi. Egli ebbe come punto di riferimento il discorso tenuto davanti all’assemblea Costituente della Repubblica Romana, dove, in veste di triumviro, anticipava la Repubblica Presidenziale.

Un modello che spesso viene tacciato di autoritarismo e vicinanza a modelli dittatoriali, ma che in realtà può consentire governabilità e stabilità nel rispetto dell’alternanza. In ciò l‘eredità di Pacciardi non può che essere un punto di partenza per una seria discussione politica ed istituzionale sul presidenzialismo.

Emanuele Di Muro. Si diletta a correre maratone attraverso i sentieri della storia.Il suo anno di nascita ha irrimediabilmente condizionato la sua propensione a elaborare strampalate previsioni geopolitiche.#Runninginhistory

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