Raffaella Petrini, Yvonne Reungoat e Maria Lia Zervino nominate al dicastero dei vescovi

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo della nomina di Raffaella Petrini, Yvonne Reungoat e Maria Lia Zervino al dicastero dei vescovi.

“Tre donne nominate al dicastero dei vescovi”. Così è stata sintetizzata la selezione di Raffaella Petrini, Yvonne Reungoat e Maria Lia Zervino da parte di Papa Francesco alla carica che sovraintende la scelta dei capi delle diocesi. Il genere delle persone scelte era stato annunciato con una settimana d’anticipo durante un’intervista con Reuters. L’obiettivo dovrebbe essere un maggior coinvolgimento della componente femminile della Chiesa e quindi una maggiore equità nella scelta dei vescovi. Il dicastero si occupa infatti della loro selezione e di osservare l’andamento delle diocesi.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

Visto il legame con le istituzioni ecclesiastiche, è bene partire da Vatican News, che annuncia la notizia il 13 luglio 2022. Il titolo è in linea con le tendenze generali: “Il Papa nomina tre donne al Dicastero per i Vescovi”. I nomi delle tre selezionate, infatti, scompaiono.

La notizia viene data con toni molto essenziali. Si indicano, nel corpo del testo, i nomi delle donne in questione e l’ente di riferimento. Poi si passa subito ad “altre nomine”, cioè agli uomini selezionati per lo stesso dicastero.

Il Sole 24 Ore apre l’articolo con un breve video, il cui protagonista è esclusivamente papa Francesco. Nonostante si stia parlando di Raffaella Petrini, Yvonne Reungoat e Maria Lia Zervino, il loro volto non compare. Le tre sono riassunte nell’espressione “due suore e una laica”. I loro nomi emergono solo a testo già avviato.

Si sottolinea che quelle da loro ottenute non sono “posizioni ininfluenti. Specie per la personalità delle tre donne, che ricoprono ruoli importanti e hanno alle spalle un’esperienza e una rete di relazioni che non le farà certo sentire spaesate dentro il consesso del dicastero”. Tutto ciò non considera i benefici di un ampliamento della componente femminile all’interno del Vaticano, ma esclusivamente un avanzamento di carriera da parte di chi occupa già una buona posizione.

Il Post fa leva fin dal titolo sull’aspetto pionieristico della vicenda: “Per la prima volta nella storia tre donne sono state nominate nel dicastero per i vescovi”. In apertura si legge anche: “è la prima volta nella storia del Vaticano che viene dato potere decisionale alle donne nella nomina dei vescovi (che sono tutti uomini)”. La notizia viene riportata nella sezione Bits, quella riservata alle flash news. Infatti si conclude subito dopo aver dato i nomi delle tre donne selezionate.

La nomina di Raffaella Petrini, Yvonne Reungoat e Maria Lia Zervino è talmente letta esclusivamente dalla lente del genere che la loro carriera e il loro profilo sono tracciati da poche testate. Tra esse Fanpage, che intende rispondere alla domanda “Chi sono le tre donne nominate da Papa Francesco?” presente nel titolo.

Raffaella Petrini è la prima “a ricoprire la carica di segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano”. E, dopo essersi specializzata in lavoro industriale e organization behavior, nel 2005 è entrata in servizio presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli in qualità di prefetto”. Nonostante tutto, i titoli professionali attribuiteli sono al maschile.

Yvonne Reungoat è superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, quindi anch’essa una consacrata, e dal 2002 è “Vicaria generale e diretta responsabile di quattro grandi comunità internazionali”.

Infine Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, “aveva già scritto una lettera a Papa Francesco per chiedere un maggior coinvolgimento femminile nelle decisioni della Chiesa”.

Anche in questo caso si insiste sull’aspetto pionieristico della vicenda, sostenendo che con questo gesto il Papa “apre così la strada alle donne in Vaticano”.

È davvero un passo così importante per le donne nella Chiesa?

Risponde spiega Paola Lazzarini, sociologa e presidente di Donne per la Chiesa: “il Papa ci prova. Lui ritiene che porre delle donne in alcuni ruoli possa da un lato contribuire a modificare alcune dinamiche e dall’altro accontentare le donne. Il problema è che lui ragiona con un convitato di pietra, senza interpellare le donne. Si è mai chiesto o ha mai chiesto loro cosa vogliono?

Alle donne non interessa selezionare i vescovi, ma diventare vescovi. Non interessa loro che stiano nella stanza dei bottoni poche donne selezionate che ricoprono già vari ruoli, ma che le donne – tutte le donne – siano alla pari degli uomini nella Chiesa. E in questo senso il Papa non sta facendo nessun passo in avanti e non vede nemmeno il problema. Vengono fatti dei gesti anche belli e importanti come questo – che per certi versi è rivoluzionario – ma senza interpellare le donne. È sempre un monologo o comunque un dialogo tra uomini. Le donne non sono mai interlocutrici”.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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