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Risikonomia – Presentazione

a cura di Andrea Sciotto e Diego Begnozzi

Spread, sovranismo, inflazione, debito, crisi, crescita, austerità… Da più di dieci anni, parole come queste fanno parte della vita quotidiana di tutti. Quasi mai ci fa piacere sentirle.

(A volte persino pronunciarle ci fa star male…)

Questi argomenti, pur così presenti, così importanti, così pesanti, spesso ci lasciano in testa una gran confusione. Sarà capitato anche a voi di vedere al telegiornale quei servizi con filmati in ordine sparso di persone ben vestite che sbraitano al telefono, davanti a enormi monitor, banconote stampate a ritmo serrato, cifre, sigle e grafici di ogni tipo. Quasi tutti – ammettiamolo: tutti – ne abbiamo approfittato almeno una volta per fare una pausa e staccarci un attimo dal televisore. Cosa mai si dovrebbe capire di una lingua la cui parola più vicina all’Italiano è FTSE-MIB?

Potremmo anche non essere interessati e lasciare che a occuparsi di questi temi siano altri, ma tutti prima o poi, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti con soldi, lavoro, mutuo, tasse… Sapersi orientare in un labirinto così tortuoso può esserci molto utile.

Con la rubrica Risikonomia vogliamo provare a costruire una sorta di bussola, con quattro punti cardinali:

  • costruire un vocabolario di base per padroneggiare i concetti e non farsi più spaventare dal famoso servizio del telegiornale;
  • conoscere la storia economica nelle sue tappe fondamentali, che offrono utili chiavi di lettura per interpretare il presente e immaginare il futuro;
  • confrontare le diverse teorie degli economisti su vari temi, da sempre fonti di dibattiti accesi nelle accademie e di scontri anche cruenti fuori;
  • commentare i fatti dell’attualità e le loro possibili prospettive future.

Compito non semplice, per chi scrive come per chi legge, ma sempre più necessario in tempi in cui l’economia, più che a una mano invisibile, fa pensare a una scazzottata da saloon. E nessuno sembra al riparo dal prossimo ceffone.

Cinquant’anni fa Dario Fo scriveva L’operaio conosce trecento parole, il padrone mille: per questo è lui il padrone. Nel nostro contesto, conoscere la lingua dell’economia può aiutarci a capire meglio cosa succede intorno a noi, e a essere più liberi e consapevoli nelle nostre scelte. Non serve comunque un Nobel per accorgersi, ogni giorno di più, che tutti siamo o saremo costretti a farci un’idea su questi argomenti.

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