Ucraina, si avvicina l’ora della verità? Botta e risposta fra Russia, Usa e UE
Se alla fine dell’anno scorso il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki aveva affermato alla BBC che l’Occidente deve “svegliarsi dal suo torpore geopolitico” riguardo alle intenzioni di Mosca, oggi questo sembra essere accaduto.
Con le tensioni che crescono fra Russia e Ucraina, Bruxelles teme che l’Europa sia sempre più vicina a una guerra e che possa precipitare verso la peggior crisi di sicurezza degli ultimi decenni. A fronte di questo, l’UE ha avvertito il Cremlino che sarà costretta ad assumere “conseguenze estreme”, nel caso in cui optasse per un’azione militare in Ucraina. Il messaggio è stato ribadito dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in visita a Kiev, lunedì 17 gennaio.
«Siamo pronti a intraprendere un dialogo sugli accordi bilaterali e sui passi che dovrebbero garantire la sicurezza dell’Europa. […] Siamo altresì determinati a reagire nel caso in cui la Russia dovesse procedere con un’escalation»
I botta e risposta fra Baerbock e Lavrov
Martedì 18 gennaio, poi, la Baerbock ha incontrato la sua controparte russa, Sergey Lavrov. La tedesca ha accusato la Russia di non aderire alle regole comuni. Non ha perso, quindi, occasione per ricordare il caso di Alexei Navalny e la chiusura di una conosciuta organizzazione per i diritti umani, Memorial. Inoltre, nel suo intervento, la ministra ha tenuto a sottolineare gli obblighi a cui i funzionari pubblici devono attenersi per garantire la pace e la sicurezza dei loro cittadini.
Dal canto suo, Lavrov ha denunciato la “linea anti-russa” di Bruxelles e accusato il “regime di Kiev” di “sabotare” gli accordi di pace di Minsk II del 2015, redatti per porre fine ai combattimenti nella regione dell’Ucraina orientale di Donbass. Il ministro russo, poi, ha insistito sul fatto che Mosca non starebbe minacciando un attacco militare in Ucraina.
«Noi non minacciamo nessuno. Al contrario, sentiamo le minacce contro di noi»
In risposta, la Bearbock ha ricordato i 100.000 soldati russi mobilitati al confine con l’Ucraina “senza alcun motivo comprensibile”, aggiungendo quanto sia difficile non percepire questo come una minaccia. La ministra, comunque, ha precisato come ristabilire l’ordine sia ancor più fondamentale.
«In Europa non ci sarà sicurezza, se non ci sono regole comuni a cui tutti possono sempre fare riferimento e su cui fare affidamento»
Infine, circa le accuse di discriminazione per la chiusura – lo scorso dicembre – del canale statale russo in lingua tedesca, RT, la Baerbock ha risposto sostenendo che la Costituzione tedesca vieta chiaramente le trasmissioni statali.
«Nel nostro Paese, “libertà di stampa” significa che non vi è alcuna interferenza da parte dello Stato in quest’area»
New entry nella NATO?
Ma la Germania non è l’unico Paese dell’UE risoluto a farsi vedere determinato. Lo scorso fine settimana, la Svezia ha spostato centinaia di truppe nell’isola strategica di Gotland, nel Mar Baltico. Poco prima, anche la Danimarca aveva incrementato la sua presenza nella regione. La situazione ha inoltre riacceso il dibattito su una possibile adesione alla Nato di Svezia e Finlandia.
Le preoccupazioni di Bruxelles
Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente l’Occidente è il tentativo della Russia di dividere e destabilizzare l’Europa intera, per trarne vantaggio. In più, anche se alcuni Paesi europei si sono “svegliati” sotto questo punto di vista, i leader non sono uniti sulla linea da intraprendere. Molti, infatti, sono preoccupati per le conseguenze che eventuali sanzioni avrebbero sulle proprie economie. E nonostante Bruxelles generalmente studi la condivisione degli oneri, l’esito dei negoziati potrebbe non soddisfare tutti equamente. Fonte di preoccupazione, inoltre, sarebbero le forniture di gas dalla Russia, soprattutto alla luce dei prezzi già alti. A questo proposito, Washington – che attende con impazienza una presa di posizione decisa da parte dell’UE – sta studiando come attenuare l’impatto e incalza che non c’è più tempo da perdere. Secondo i funzionari statunitensi, infatti, il Cremlino starebbe aspettando un pretesto per procedere con l’invasione della vicina Ucraina. Si tratterebbe di una scena già vista nel 2014, in occasione dell’invasione della Crimea. Accusa che, ovviamente, Mosca ha prontamente smentito.
Le ultime mosse del Cremlino
Intanto, a gennaio, la Russia ha iniziato a svuotare la sua ambasciata a Kiev e un suo consolato a Leopoli. Ai diplomatici di altri due consolati è stato detto di tenersi pronti.
Nella notte del 13 gennaio, poi, un attacco informatico ha bloccato 70 computer governativi. L’indomani, alcuni siti web di diversi ministeri – compreso quello degli Affari esteri e dell’Unità di crisi– sono rimasti fuori uso. Gli autori dell’attacco, con un messaggio, hanno invitato il Paese ad aspettarsi il peggio.
“Ucraini! Tutti i vostri dati personali sono stati cancellati e non si possono ripristinare. Tutte le informazioni su di voi sono diventate pubbliche, abbiate paura e aspettatevi il peggio”
Tuttavia, le autorità ucraine hanno assicurato che non si è verificata nessuna fuga di dati e che il contenuto dei siti non ha subito modifiche. Nel pomeriggio, comunque, il ministero della Cultura e delle politiche dell’informazione ha rivolto un’accusa ufficiale a Mosca circa l’origine degli attacchi. Condanne sono giunte anche dalla NATO, il cui segretario generale, Jens Stoltenberg, ha affermato che, nei prossimi giorni, “NATO e Ucraina firmeranno un accordo su una maggiore cooperazione informatica”. Stoltenberg ha poi rinnovato il sostegno della NATO al Paese. Da parte sua, anche l’UE ha confermato assistenza tecnica all’Ucraina per far fronte agli attacchi.
Microsoft e il governo degli Stati Uniti, nei giorni seguenti all’attacco informatico, hanno avvertito che il malware sarebbe ben più distruttivo di quanto si immagina. Sarebbe stato, infatti, installato anche in altri network, ma non ancora attivato.
Un nuovo giocatore: la Bielorussia
Ma non è finita qui. Lunedì 17 gennaio, il leader bielorusso, Lukashenko, ha affermato che le forze russe si stanno dirigendo in Bielorussia per un’esercitazione militare congiunta che dovrebbe tenersi al confine con Polonia e Lituania. Questo hanno fatto ipotizzare a un altro percorso di invasione. Inoltre, non si esclude che le esercitazioni possano diventare un pretesto per il dispiegamento a lungo termine delle forze russe in Bielorussia, confinante con Paesi facenti parte della NATO.
Le valutazioni
Tuttavia, a Washington si ritiene che Putin non abbia ancora preso la decisione di invadere. Starebbe, infatti, valutando diversi fattori: le sanzioni, l’attenzione che si pone alle sue richieste e gli effetti che il supporto internazionale all’Ucraina avrebbe sul suo vantaggio militare.
Dall’altra parte, anche Kiev sta valutando come potrebbe essere l’attacco. Potrebbe essere militare. Oppure Mosca potrebbe combinare un’escalation militare ad est – dove sono radicate le forze separatiste sostenute dalla Russia – ad un attacco informatico alla rete energetica ucraina, ben più rilevante di quelli condotti nel 2015 e 2016.
Gli incontri di Blinken
Recatosi a Berlino, dopo essere stato anche a Kiev, il segretario di Stato USA, Blinken, ha spiegato ancora una volta come l’obiettivo comune sia la via diplomatica e non la guerra. Ha anche affermato come a Washington si stia considerando ogni possibile scenario per comprendere quale sia la risposta migliore da mettere in atto. Non sono mancati, poi, anche i riferimenti alla Guerra Fredda.
«Se permettiamo a Mosca di violare i principi, si ricadrà nuovamente in un tempo molto più difficile e instabile in cui il l’Europa era spezzata in due e invasa dal pericolo di una guerra totale»
Blinken si è poi diretto a Ginevra, il 21 gennaio, per incontrare il ministro degli Esteri russo, Lavrov. I due non sono arrivati a una soluzione, ma si sono confrontati francamente sulle reciproche posizioni. Da un lato, Mosca ha insistito sul voler l’Ucraina fuori dalla NATO e ha richiesto che le truppe di quest’ultima lascino anche la Bulgaria e la Romania – che hanno definito la richiesta “inaccettabile e non negoziabile”. Dall’altro, Blinken ha rinnovato la richiesta per il ritiro delle truppe russe dal confine e prove che dimostrino che il Cremlino non stia pianificando un’invasione.
I sospetti della Gran Bretagna
Nelle ultime ore, infine, il governo del Regno Unito ha accusato Putin di voler mettere al governo ucraino un leader filo-russo. Si tratterebbe dell’ex parlamentare ucraino, Yevhen Murayev, che in più occasioni si è espresso favorevolmente circa l’annessione russa della Crimea. A seguire, il governo britannico ha fatto il nome di altri quattro politici russi che sarebbero a stretto contatto con i servizi segreti russi.
Le accuse sono state subito smentite dal ministero degli Esteri russo, che ha a sua volta accusato il governo inglese di diffondere “assurdità” e “falsità”. A questo proposito, si è espresso anche lo stesso Mureyev, che ha commentato l’accaduto, definendo il governo britannico “confuso”.
«Non mi sembra una cosa molto sensata. Sono messo al bando in Russia»
Secondo le ultime stime statunitensi, ad oggi, i soldati russi al confine sarebbero circa 77.000, con nuovi in arrivo. Altri, invece, sostengono che si aggirino intorno ai 100.000 o più. Nella giornata di sabato, 90 tonnellate di aiuti militari sono arrivati a Kiev da parte degli Usa.