UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO.

LA DISCUSSIONE DEL 1° ARTICOLO DELLA COSTITUZIONE

Il 22 marzo 1947 l’agenda della seduta pomeridiana dell’Assemblea costituente aveva all’ordine del giorno: Discussione del progetto di costituzione della Repubblica Italiana.

La seduta prevedeva l’esame e la votazione degli emendamenti per l’approvazione definitiva dell’articolo 1.

Il primo articolo da analizzare era così formulato in origine:

L’Italia è una repubblica democratica. La repubblica italiana ha per fondamento il lavoro e la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La sovranità emana dal popolo ed è esercitata nelle forme e nei limiti della costituzione e delle leggi.

gli emendamenti

Nella seduta, il presidente, Umberto Terracini (PCI) iniziò a spiegare le modalità di analisi dei numerosi emendamenti presentati per modificare la proposta di articolo.

Ciò che bisognava constatare era se in realtà si trattasse di veri emendamenti o piuttosto di formulazioni che riproponevano, seppur con diverse parole, gli stessi concetti degli articoli redatti e presentati dalla Commissione.
Da questa analisi emerse che due soli articoli risultavano sostanzialmnte diversi:

Il primo presentato dall’onorevole Amerigo Crispo, avvocato napoletano, eletto nelle liste dell’Unione democratica nazionale-liberali, così recitava:

L’Italia è una repubblica parlamentare , ordinata democraticamente, secondo il principio della sovranità popolare, nelle forme e nei limiti della costituzione e delle leggi. Il lavoro, nelle sue varie manifestazioni, concorre alla organizzazione politica, economica e sociale della repubblica.

Dopo quello dell’onorevole Crispo, l’articolo proposto dagli onorevoli Ezio Coppa e Mario di Rodinò (Fronte liberale democratico dell’uomo qualunque – UQ):

Lo stato italiano ha ordinamento repubblicano, democratico, parlamentare, antitotalitario. Suo fondamento è l’unità nazionale, sua meta la giustizia sociale. Sua norma la libertà nella solidarietà umana.

La prima pagina del quotidiano repubblicano che annuncia la discussione degli articoli della Costituzione, 23 marzo 1947
LA PRESENTAZIONE DEGLI EMENDAMENTI

Dopo la presentazione degli emendamenti, il primo a parlare fu l’onorevole Coppa. Egli sottolineò le sue ragioni per l’eliminazione dal testo del “lavoro”.

Dunque, non c’è partito preso contro il lavoro; però, siccome ritengo che il lavoro sia un mezzo e non un fine, non so spiegarmi come qualche cosa che sia un mezzo e uno strumento possa essere alla base dell’ordinamento giuridico di uno Stato. Infatti, nel corso dell’intervento, egli sottolineò che si sarebbero potuti generare equivoci e creare antitesi tra i datori di lavori e prestatori d’opera.

Invece, il concetto di giustizia sociale, il concetto della libertà nella solidarietà l’una come meta da raggiungere e l’altra
come mezzo, come strumento, per raggiungere quella giustizia sociale che senza la libertà e senza la solidarietà umana non può
essere realizzata — io ritengo che possano essere veramente fini degni dello Stato italiano repubblicano. Ed è per questo che ci
siamo permessi di presentare il nostro emendamento al giudizio dell’Assemblea.

le altre proposte

Dopo la relazione Coppa, si passò all’analisi degli articoli presentati da Russo Perez (UQ):

L‘Italia è una Repubblica democratica. « La Repubblica italiana ha per fondamento essenziale il lavoro e la partecipazione
effettiva di tutti i lavoratori del braccio e della mente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La sovranità risiede nel popolo ed è esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione e delle leggi.

L’onorevole Orazio Condorelli, del blocco della libertà, componente monarchica dell’Assemblea, propose:

L’Italia è una repubblica democratica. La Repubblica italiana ha per fondamento le sovranità popolare e la partecipazione effettiva di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. ll potere spetta al popolo ed è esercitato
nelle forme e nei limiti della Costituzione e delle legge.

Dopo queste due formulazioni, il testo venne sostituito dalla proposta degli Onorevoli: Amendola, Iaconi, Iotti e Grieco (PCI):

L’Italia è una repubblica democratica di lavoratori. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.

la seduta propose altri emendamenti che consentirono di portare il testo a quello definitivo votato in Assemblea. ma il punto della discordia fu al comma 2.

LAVORATORI O LAVORO?

La sinistra dell’Assemblea aveva proposto di avere come fondamento la repubblica dei lavoratori, ma l’assemblea bocciò l’emendamento, 239 no contro 227 si.

Articolo 1 – Amintore Fanfani tra i promotori della formula condivisa.

Fu allora che il gruppo DC, proponenti Fanfani, Grassi, Moro, Tosatto, Bulloni, Ponti, Clerici, presentarono un ulteriore emendamento:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Nella discussione, Fanfani sottolineò che le precedenti proposte potevano generare ambiguità e che il fondamento della repubblica dovesse essere chiaro e generale sin dal primo articolo, che avrebbe dovuto contenere una sintetica definizione della repubblica e una precisazione sul detentore della sovranità.

Enunciando che la repubblica è fondata sul lavoro, Fanfani riteneva che si dovesse escludere che essa potesse fondarsi sulla nobiltà ereditaria e sulla fatica altrui, si affermava invece che la repubblica è fondata sul dovere, che è anche il diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale.

L’espressione “fondata sul lavoro” segna quindi l’impegno, il tema di tutta la nostra costituzione, come si può facilmente intuire i costituenti attribuirono al lavoro un valore fondante della Repubblica, la seduta durò dalle 16:00 alle 19:45, non fu interminabile segno che si trovò una concordia e una unità di intenti per avviare la ricostruzione del Paese, ma oggi quello spirito è ancora presente?

Le dichiarazioni di noti imprenditori che compaiono, periodicamente, sui media sono uno schiaffo all’aulico momento costituzionale che volle dare dignità al lavoro e non creare sfruttamento.

Emanuele Di Muro. Si diletta a correre maratone attraverso i sentieri della storia.Il suo anno di nascita ha irrimediabilmente condizionato la sua propensione a elaborare strampalate previsioni geopolitiche.#Runninginhistory

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