Embodied Energy

Quando si parla di sostenibilità viene subito in mente la riduzione dei consumi energetici, come spegnere una lampadina non necessaria o evitare di spostarsi in automobile. Questi esempi hanno un fattore in comune: l’idea che la riduzione del consumo sia dovuta ad una riduzione degli utilizzi, che la macchina inquini solo se la guido, o la lampadina solo se la accendo. Ma, purtroppo, non è così.

Ogni oggetto, per il solo fatto di esistere, ha subito un processo di produzione che ha richiesto un consumo energetico. Che io la guidi o meno, una macchina ha già inquinato ancor prima che venga comprata.

L’energia grigia (embodied energy in inglese) è definita appunto come la quantità necessaria per produrre, trasportare, e smaltire un prodotto o un materiale o per assicurare un servizio. E’ detta embodied proprio perché intrinsecamente legata all’esistenza di un oggetto, e non dovuta all’utilizzo che ne verrà fatto.

Lyfe Cycle Assessment Fonte: Un Passaggio per Biotopia

Calcolare con precisione questa quantità è pressoché impossibile; per costruire una sveglia, ad esempio, è stata utilizzata della plastica (che ha avuto un costo per essere prodotta) che è stata trasportata (che ha avuto un costo per il carburante) da un camion (che ha avuto un costo per essere costruito), il quale camion ha viaggiato su una strada (che ha avuto un costo per essere asfaltata), e così via in una catena potenzialmente infinita. Una stima verosimile può essere però data considerando solo i fattori diretti (nel nostro esempio solo la plastica e il carburante per il suo trasporto).

Nel 1990 venne coniato il LCA (Life Cycle Assessment), ovvero una standardizzazione del calcolo dell’impatto ambientale di un bene od un servizio, basato sulla quantificazione del suo consumo derivante sia dalla sua produzione sia dal suo utilizzo. Questa metodologia è di importanza vitale nel settore edilizio; i materiali isolanti sono più difficili da produrre, e hanno una embodied energy più elevata, ma consentono col tempo un risparmio energetico: solo grazie al LCA è possibile definire se alcune scelte edilizie siano ambientalmente convenienti o meno.

(Per chi volesse approfondire, qui troverete il database europeo del LCA)

© Fausta Riva

Se ci pensate, anche noi abbiamo un valore di embodied energy. Le nostre funzioni vitali consumano energie che otteniamo dagli alimenti, dietro i quali si cela un intero settore industriale. Una ricerca dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha fatto emergere come nel 2019 circa il 24% delle emissioni globali siano causate dall’industria alimentare, di cui circa la metà solo inerenti alla carne.

A tal proposito alcune ditte (poche, per ora) hanno iniziato a segnalare sui propri articoli quanta CO2 è stata emessa per produrli (una sorta di embodied energy, ma sulle emissioni) . Una strat-up svedese, Doconomy, ha proposto un limite alle emissioni acquistabili al supermercato: se alla cassa la tua spesa supera un certo valore di embodied CO2 la transazione viene negata. Un primo passo sarebbe di certo essere più attenti sprechi, che secondo uno studio di Too Good to Go peserebbero ben l’8% sulle emissioni globali, ovvero un terzo dell’intero settore alimentare.

© Camilla Bianchi

Il nostro valore di embodied energy aumenta ulteriormente se pensiamo che nutrirci non è l’unica nostra attività essenziale alla sopravvivenza. Ad esempio, per sopportare il clima abbiamo bisogno di vestirci, e ogni capo di abbigliamento ha enormi costi di produzione. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite ha stimato che l’industria della moda incide per circa il 10% sulle emissioni globali; è un dato stimato e difficilmente verificabile ma non vi è dubbio che la fast fashion abbia portato questo settore a ritmi eccessivi, con una bassissima percentuale di riutilizzo (si stima sia l’1%).

Il riciclo di un oggetto, come è immaginabile, consuma molto meno della produzione dello stesso, e impatta notevolmente sull’embodied energy; per esempio la produzione di una lattina di alluminio consuma quanto una lampadina media accesa per 24h, mentre il suo riciclo consentirebbe di ridurre l’impatto ambientale del 95%. Perciò fate la raccolta differenziata, mi raccomando.

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