Olympia

“Chi sa solo di sport, non sa niente di sport.”

 

Questa è la frase che al meglio rappresenta la linea editoriale della redazione di Olympia. Lo sport per noi è qualcosa che che va oltre il campo da gioco o il mero atto sportivo: è un fenomeno sociale, culturale, economico. È parte della società e come tale è intrinsecamente legato al contesto del proprio tempo, fino a diventarne l’immagine.

Per gli appassionati, le stagioni, le competizioni quadriennali – come Giochi Olimpici o Campionati del Mondo – scandiscono inesorabilmente il passare del tempo. Lo sport diventa così un segnalibro della vita, in cui vittorie e sconfitte si legano ai fatti storici, ai movimenti sociali ed ai cambiamenti culturali. Uno strumento privilegiato che diventa il punto di partenza o il pretesto per allargare il discorso ad altri aspetti della vita, di cui lo sport è parte integrante.

Raccontare lo sport è però soprattutto, e prima di tutto, raccontare storie di esseri umani. Perché la vita non è poi così diversa dallo sport: una lunga partita – o corsa – nella quale la tenacia, la voglia di migliorarsi e la capacità di rialzarsi dopo le sconfitte fanno la differenza.

Questo è il motivo per cui – come sostiene Victor Hugo Morales –, per chi ambisce a diventare giornalista sportivo, non sono tanto importanti gli anni di studio per imparare il mestiere quanto le esperienze di vita che permettono di migliorare la comprensione dell’umanità.

Perché se la conoscenza di uno sport viene acquisita attraverso un «apprendimento naturale», saranno poi la letteratura, la storia, il diritto, e tutte le altre discipline che arricchiscono il nostro bagaglio culturale a fare la differenza anche nel racconto dello sport e dei suoi atleti, che, per quanto idolatrati, restano sempre semplici esseri umani, la cui storia si intreccia, come quella di tutti gli altri, ai molteplici aspetti della vita.

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