I giornali e gli abusi nella Chiesa francese

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo degli abusi all’interno della Chiesa francese e del report che li ha analizzati.

Martedì 5 ottobre 2021 è stata pubblicata un’indagine sugli abusi sui minori avvenuti all’interno della Chiesa cattolica francese. Si tratta del report realizzato dalla Commissione indipendente sugli abusi nella Chiesa (CIASE) e commissionato dalla Conferenza episcopale francese.

Lo studio prende in analisi l’intervallo di tempo che va dal 1950 al 2020 e stima 216mila vittime di sacerdoti, religiosi e religiose. Il numero diventa però 330mila se si considerano anche le violenze perpetrate dalle persone laiche legate alla Chiesa (insegnanti, membri dei movimenti giovanili, sagrestani, ecc.). Il numero complessivo degli abusatori, invece, oscilla tra i 2900 e i 3200. Come ha riportato questa notizia la stampa italiana?

Il Corriere cita due dati diversi se si confrontano il titolo e il sottotitolo. Nel primo si parla di 216mila vittime, nel secondo di 330mila. Nonostante l’apparente confusione che può percepire chi legge, la differenza tra questi due dati viene subito spiegata nel primo paragrafo. All’interno del testo viene evidenziato il carattere sistemico degli abusi. Un elemento fortemente sottolineato nel Rapporto Sauvé e rimarcato anche dalla testata. Ci si concentra inoltre sulla specificità degli abusi all’interno degli ambienti cattolici.

La linea di difesa classica nel mondo cattolico finora è stata sostenere che la pedofilia esiste in tutte le categorie e le istituzioni della società, e quindi anche nella Chiesa. Ma la commissione Sauvé invece mostra che c’è una specificità della Chiesa. […] Nel mondo religioso, in sostanza, i bambini rischiano almeno due volte di più di essere vittime di abusi sessuali.

Nella conclusione si riportano la reazione di Papa Francesco, che pensa alle vittime «con immenso dolore per le loro ferite e gratitudine per il loro coraggio di denunciare», e il senso di attesa verso un’azione concreta di ricostruzione da parte della Chiesa francese.

Il Fatto Quotidiano è una delle poche testate ad utilizzare il termine “pedofilia” e a inserirlo addirittura all’interno del titolo. Nonostante sia proprio il tema di discussione, la narrazione dei media preferisce il meno esplicito e più ampio “abusi”. La testata, invece, sceglie di essere chiara parlando di pedofilia e di abusi sessuali per raccontare il report. Sono inoltre molte le affermazioni pronunciate dal presidente della CIASE Jean-Marc Sauvé durante la conferenza stampa riportate. Si delinea quindi una narrazione dei fatti che segue da vicino il modo in cui questi dati dirompenti sono stati comunicati per la prima volta al mondo.

Jean-Marc Sauvé durante la conferenza stampa in cui sono stati presentati i dati. Credits: Afp

Su Il Foglio la notizia viene data anche attraverso un articolo molto sferzante. «Un altro processo Dreyfus alla Chiesa» è il titolo, che lascia subito spazio a una presa di posizione precisa: «Il rapporto sugli abusi in Francia è un’esplosione emozionale e sentimentale. L’ennesima condanna preventiva della Chiesa come sistema e del clero in regime di anonimato testimoniale. Mah».

Nel corpo del testo si criticano lo stupore e lo sdegno nati dal Rapporto Sauvé, definito «un altro capitolo […] della saga internazionale, “i preti molestano i bambini”». C’è anche un’imprecisione sulla sintesi della notizia. La commissione incaricata di portare a termine questo studio, infatti, non è composta esclusivamente di laici, ma anche da membri provenienti da diverse comunità religiose.

L’autore dell’articolo tiene però a precisare che «non ho speciali motivi per ritenere adulterato il lavoro della commissione indipendente, e per non rispettarlo» e «ho anche un pregiudizio avverso alla giustizia delle vittime, sia in riguardo a #MeToo sia in riguardo al #MeToo della Chiesa cattolica». Quindi nonostante l’insistenza della CIASE sull’importanza di ascoltare la voce e l’esperienza delle persone che hanno subito un abuso, la loro credibilità resta non riconosciuta da tutti. Si critica infatti l’assenza di un contraddittorio, come se gli studi e le testimonianze raccolte non bastassero a riconoscere una violenza come tale.

I titoli delle testate considerate

Infine, dato che si tratta di una notizia legata all’ambito ecclesiastico, è interessante analizzare anche l’articolo di Avvenire. L’immagine scelta per accompagnare il testo – un bambino semi svestito con viso pixellato che corre dietro un cancello – è molto vicina alla strategia comunicativa della pornografia del dolore.

La notizia è introdotta con una serie di metafore: «È la notte più cupa della Chiesa in Francia. Ma una notte che tutti i fedeli attendevano per sperare in un’alba dopo la verità sullo scandalo degli abusi commessi da parte di preti e religiosi transalpini». L’attenzione della testata, dopo una breve panoramica del report, si sposta sulla già citata reazione del Vaticano. Le parole del Papa sono state comunicate da Matteo Bruni, direttore della sala stampa.

Ciò che manca nelle scelte comunicative di queste testate è la testimonianza delle persone coinvolte. Il rapporto della CIASE ha sottolineato più volte come l’esperienza di chi ha subito un abuso sia fondamentale per capire il fenomeno e smantellarlo e a ciò è dedicato un intero volume della ricerca. Eppure la voce delle vittime, delle e dei survivor è assente negli articoli considerati.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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