Il genio della difesa militare

INTRODUZIONE

Napoleone ha costruito la sua fama sui campi di battaglia, ma è nella riorganizzazione urbanistica che realizzò la sua visione politica. Dopo le campagne d’Italia, l’adattamento difensivo dei territori Cisalpini nell’orbita francese assunse un ruolo primario nella riassetto post bellica. Le principali piazze dell’Italia settentrionale, Mantova, Peschiera, Pizzighettone e Porto Legnago, Rocca d’Anfo, Osoppo, Palmanova furono oggetto di un adeguamento funzionale alla difesa in profondità della Francia.

DIFENDERE L’ESAGONO

L’attenzione di Napoleone nelle questioni di fortificazione è da inserire nel contesto della cultura militare che acquisì in qualità di ufficiale di artiglieria.
Il suo più importante collaboratore in Italia fu il Generale François de Chasseloup Laubat, esperto ufficiale dell’arma del genio, che divenne il comandante e direttore dei lavori in Italia. Le sue idee ed innovazioni trovarono infatti realizzazione in tutte le aree definite strategiche della Penisola, da Alessandria a Taranto.

La conformazione territoriale della Pianura Padana favoriva la costruzione di campi trincerati e piazzeforti orientati verso l’Impero Asburgico, sia in fase offensiva che difensiva. In Italia settentrionale, le opere urbanistiche modificarono pertanto il paesaggio per rispondere, prevalentemente, a esigenze militari.

La rete viaria, importante per i flussi logistici e i movimenti di truppe, fu concepita in funzione degli interessi strategici francesi. Le ampie vie di comunicazione sarebbero servite per un tempestivo intervento dell’Armeé in caso di bisogno nei territori padani.

Il sistema difensivo napoleonico modificò e sfruttò la rete viaria alpina lungo la direttrice del Po. Questa organizzazione aveva lo scopo di collegare i porti principali – Savona, Genova, La Spezia – con le piazzeforti più importanti. I punti di incontro furono le città fortificate secondo il concetto del campo trincerato

LA DIVISIONE TERRITORIALE

Questa struttura difensiva dotò la Penisola di un complesso di reti stradali efficienti ed interdipendenti, tali da collegare le valli alpine con gli scali marittimi più importanti e i nodi strategici. Si sviluppò come conseguenza ed adattamento all’evoluzione dell’artiglieria e delle tecniche di assedio. Già nel tardo settecento, infatti, l’organizzazione difensiva basava la sua efficacia su forti distribuiti lungo il territorio per costringere le artiglierie avversarie ad aprire il fuoco da una distanza tale da non coinvolgere il nucleo urbano circondato da mura contigue.

Il sistema Padano venne così pensato per correre lungo l’asse dalle Alpi Occidentali a quelle Orientali, seguendo la direzione del bacino del Po e delle grandi masse d’acqua prealpine, rendendo quelle terre quasi impossibili da espugnare.

©ALAMY
PIANI DI DIFESA

Al fine di pianificare ed organizzare meglio i territori ed i punti salienti il governo cisalpino nominò una commissione di ingegneri geografi per redigere carte topografiche aggiornate. Questi ufficiali viaggiarono in tutti i territori padani e mentre svolgevano le funzioni tecniche di rilevamento fungevano anche da utili strumenti di intelligence.

Proprio l’’aspetto topografico si rivelò fondamentale nella pianificazione della guerra di Napoleone. Lo sviluppo urbanistico-territoriale fu infatti concepito al fine dell’inserimento della pianura all’interno di un piano sia offensivo che difensivo. Le vie di comunicazione tra le Alpi e la Pianura Padana divennero il centro di gravità francese, seguendo la direttrice nord sud fino ai porti di Genova e La Spezia, ampliati ed adattati alle esigenze francesi.

©Museo Napoleonico. Carte d’Italie esposta al museo in occasione di una mostra tematica

Un esempio pratico di questo sistema difensivo lo abbiamo nel piano che Napoleone inviò il 18 settembre 1806 al Principe Eugenio, contenente le istruzioni da adottare in funzione antiaustriaca: serviva preparare un’Armata di Osservazione al fine di anticipare i movimenti e l’ordine di battaglia dell’Armata Austriaca.1 La difesa sarebbe poi partita dal Friuli, abbandonando quanto prima l’Istria ed evacuando le piazze di confine per concentrare le truppe nella piazza di Palmanova.

Nel cuore della Pianura le piazzeforti lungo i corsi d’acqua vennero rinforzate con guarnigioni e pezzi di artiglieria. Come da tradizione Mantova assunse un ruolo da perno, mentre le altre piazze avrebbero arrestato o ritardato l’avanzata di un’armata proveniente da est. Procedendo con una difesa a sbalzi fino alle mura di Alessandria, che sarebbe stata l’ultima fortezza in difesa, mentre contemporaneamente le truppe del Regno di Napoli avrebbero risalito la Penisola per effettuare un ricongiungimento e tentare il contrattacco. 

Dalla campagna del 1796 i francesi avevano capito l’importanza delle fortezze del “quadrilatero”, come basi di operazione. Queste roccaforti costituivano infatti la principale protezione delle vie di comunicazione, permettendo l’arrivo di rinforzi dai territori francesi. 

La costruzione della strada del Sempione e l’ingrandimento della cittadella di Alessandria completava infine questo disegno strategico. La città rappresentava l’ultimo baluardo prima che un esercito invasore penetrasse in Francia, passando da Sud e non dalle regioni renana ed alsaziana. Non a caso i territori piemontesi fino al Ticino rientravano sotto l’egida imperiale e non vennero mai sottoposti alla Cisalpina o alla Repubblica/Regno d’Italia.

In conclusione, la struttura – o meglio ancora la ristrutturazione – difensiva della Pianura Padana evidenzia bene quella che fu l’arte militare di Napoleone in campo difensivo: l’Esagono andava protetto e l’Italia del nord si prestava ad essere un ideale campo trincerato all’interno di un più ampio sistema di difesa integrato, che passando dal confine settentrionale belga giungeva sino ai porti di Ancona e Taranto.

Perché se basta essere dei grandi condottieri per costruire un impero, serve essere dei geni militari per difenderlo.

RIFERIMENTI:

1 Correspondance Napoleone Ier

Emanunuele Di Muro La valle del Po attraverso l’arma del Genio nei primi anni dell’età napoleonica.

Emanuele Di Muro. Si diletta a correre maratone attraverso i sentieri della storia.Il suo anno di nascita ha irrimediabilmente condizionato la sua propensione a elaborare strampalate previsioni geopolitiche.#Runninginhistory

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