L’uccisione del boia di Praga

La sera del 26 maggio 1942 e a Praga, precisamente Palazzo Wallenstein, è in programma l’esecuzione dei più famosi brani di Beethoven, Händel, Mozart e Bruno Heydrich: il meglio della musica tedesca. I migliori musicisti dell’epoca sono stati convocati personalmente per un grande serata di gala. Sottrarsi dall’invito sarebbe stato impossibile: a chiamare è Reinhard Heydrich, Reichprotektor di Boemia e Moravia.

Il giorno seguente, intorno alle 10 del mattino la Mercedes 320 nera decappottabile di servizio, guidata un gigante delle SS di nome Klein, attende fuori dal castello di Hradčany, quartiere generale del comando tedesco a Praga, l’uscita di Heydrich che ha un volo per Berlino: Hitler ha bisogno di confrontarsi con il suo uomo migliore. L’auto, priva di scorta armata, muove verso il quartiere di Holešovice in direzione aeroporto, intorno alle 10.30 però, in piena corrispondenza di una leggera salita e di un tram carico di civili, arresta la sua corsa: un mitra Sten si inceppa, urla, grida, spari e lo scoppio di una granata che solleva la Mercedes di un metro e frantuma i vetri del tram di passaggio. Gli agenti sotto copertura dell’esercito cecoslovacco clandestino, esiliato in Inghilterra, Jozef Gabčik, slovacco, Jan Kubiš, ceco, Josef Valčík, e il tenente Adolf Opálka fuggono dalla zona del conflitto a fuoco sicuri di aver mancato il bersaglio e di aver fallito l’Operazione Antrophoid.

La Mercedes 320 danneggiata su cui viaggiava Heydrich, Praga 1942. © Getty
Jozef Gabčík e la cattedrale ortodossa dei Santi Cirillo e Metodio di Praga.
Jan Kubiš

Heydrich morirà pochi giorni dopo, a causa di una setticemia causata da uno di quei crini di cavallo che costituivano l’imbottitura del sedile della sua Mercedes. I medici tedeschi non riescono a salvare il “boia di Praga“. Nel frattempo Praga è blindata e si è già posta un taglia di un milione di Reichsmark per chi avesse notizie sugli attentatori che, nel frattempo, bloccati in città, si rifugiano nella cattedrale ortodossa dei Santi Cirillo e Metodio dove, scoperti a causa della delazione di un altro membro del commando, Karel Čurda, ingaggiano un violentissimo combattimento con le truppe tedesche e decideranno di consegnarsi ai tedeschi solo da morti, suicidandosi nelle segrete della cattedrale il 18 giugno 1942. L’Operazione Antrophoid è l’atto di resistenza più famoso ed eroico della seconda guerra mondiale. Solo la Resistenza cecoslovacca riuscì nell’assassinio di un alto gerarca nazista e il 27 giugno di ogni anno Praga lo ricorda solennemente.

Nel frattempo, nel pomeriggio dell’8 giugno la salma di Heydrich giunge a Berlino; il giorno successivo al cimitero berlinese dell’Invalidenfriedhof si svolgerà la solenne cerimonia di sepoltura della corpo del gerarca. Il giorno stesso il nuovo Reichprotektor di Boemia e Moravia, l’odiato Kurt Dalüge, ordina una violentissima rappresaglia a Lidice, piccolo paesino di campagna a nord-ovest di Praga che contava 489 abitanti, di cui 192 uomini, 198 donne e 99 bambini. La Gestapo è convinta che sia il paese natale di uno degli attentatori. L’ordine del nuovo viceré tedesco è perentorio: fucilazione di tutti gli uomini oltre i 15 anni e deportazione di donne e bambini. La strage dura 5 ore, il piccolo villaggio completamente raso al suolo, le donne deportate nel campo di concentramento di Ravensbrück e i bambini nel ghetto di Łódź, al lavoro di una fabbrica tessile. Gli assassini, prima di andarsene, spargeranno il sale affinché su quella terra non nasca più nulla.

«Il più adeguato omaggio reso dai nazisti alla memoria di Heydrich non fu il discorso pronunciato da Hitler ai funerali del suo zelante servitore ma probabilmente questo; l’avvio, nel luglio 1942, del progetto di sterminio di tutti gli ebrei della Polonia, con l’apertura di Belzec, Sobibor, Treblinka. Dal luglio 1942 all’ottobre 1943, nel quadro di quel progetto periranno oltre due milioni di ebrei e quasi cinquantamila Rom. Il nome in codice attribuito al progetto è Aktion Reinhard».

Corteo funebre in onore di Heydrich, 9 giugno Berlino 1942 © Getty

La musica accompagna Heydrich per tutta la vita: nato a Halle nel 1904 da padre musicista e madre cantante d’opera, il giovane Reinhard impara fin da subito a suonare il pianoforte e il violino sulle note dei grandi musicisti tedeschi. E’ conosciuto dai suoi compagni di scuola con il soprannome di Süss, che ricorda il nome del protagonista di un famoso film di propaganda antisemita del 1940, Süss l’ebreo, prodotto da Veit Harlan, a causa del secondo matrimonio di sua nonna materna con un ebreo tedesco. Il padre di Heydrich, Bruno, è frutto del primo matrimonio. Nessun problema dunque per la fama del gerarca, ma il dubbio lo perseguiterà. i dubbi sulle sue origini e le voci circolanti all’interno del comando SS, arrivate alle orecchie di Hitler, secondo alcune tesi storiografiche, sarebbero la spiegazione (parziale e psicologica) dell’irreprensibile odio antisemita di Heydrich: la dimostrazione della sua non ebraicità passava attraverso l’organizzazione dell’omicidio scientifico e sistematico.

«Straordinariamente abile e straordinariamente pericoloso», questo afferma Adolf Hitler a Heinrich Himmler, diretto superiore e amico personale della “bestia bionda”, dopo il primo incontro ufficiale avvenuto fra i due nel 1932. Successivamente, dopo essere rimasto impressionato dai terrificanti servigi di Heydrich, il Führer lo soprannominerà “l’uomo dal cuore di ferro”.

Hitler al funerale di Heydrich nel 1942

Come Heydrich si sia avvicinato al nazionalsocialismo è difficile stabilirlo; notoriamente la responsabilità di tale scelta è attribuita alla fervente passione politica della moglie, Lina von Osten, conosciuta nel 1931 dopo il congedo con disonore dalla Kriegsmarine, anche se è altamente probabile che l’appartenenza ai Freikorps, tra il 1919 e il 1921, avesse spostato la sua sensibilità politica molto più a destra rispetto alla media dei militari dell’epoca. E’, invece un dato certo che a partire dalla metà del 1931, dopo la conoscenza di Himmler, inizi la scalata nella gerarchia tedesca, specializzandosi nello spionaggio e controspionaggio politica, soprattutto in funzione anti-comunista. Al momento della salita al potere nel 1933, il nazismo si è già assicurato il sostegno di quello strato di giovani appartenenti a quella che è stata definita la «generazione perduta», ribattezzata dallo storico Detlev J.K. Peuckert «generazione superflua», cresciuta culturalmente e politicamente nelle macerie economiche e sociali della Grande Guerra e fortemente intrisa di un forte senso d’impotenza e di rivalsa. Dirigenti nazisti come Heydrich, Himmler, Hans Frank e Adolf Eichmann, pilastri del processo politico e burocratico dello sterminio nazionalsocialista, appartengono a questa generazione.

Il 22 settembre 1939 Himmler formalizza la nascita del Reichssicherheitshauptamt (Rsha), l’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, in cui confluiscono contemporaneamente l’SD, Sicherheitsdienst, la Gestapo (polizia politica) e la Kripo (polizia criminale). La direzione è affidata a Heydrich, il quale diventa automaticamente «l’uomo più pericoloso del Terzo Reich». Dal suo comando si sottrae solamente l’Ordnungpolizei, la polizia per il controllo dell’ordine pubblico, diretta da Kurt Dalüge, i cui uomini si macchieranno di atroci massacri verso gli ebrei polacchi. Heydrich crea inoltre una sezione segreta della Gestapo dedicata agli Affari ebraici alla cui direzione è chiamato un minuto austriaco “esperto di questione ebraiche” che nel frattempo sta progettando la deportazione degli ebrei in Madagascar: Eichmann

Karl Wolff, Heinrich Himmler and Reinhard Heydrich, 1936. © akg-images

In brevissimo tempo Heydrich diventa uno specialista di eccidi di massa: sua l’idea della creazione dei reparti Einsatzgruppen che, durante l’Operazione Barbarossa, seguiranno nelle retrovie le direttrici percorse dalla Wermacht, massacrando sistematicamente un milione e mezzo di ebrei e centinaia di migliaia di commissari politici sovietici. “Notevole taylorizzazione della morte di massa” scriverà Laurent Binet. La guerra ad Est, come intesa dal gerarca, è una guerra totale ma, allo stesso tempo, una guerra razziale per la supremazia. Karl Jaspers scriverà dalle pagine del suo diario di guerra che il conflitto contro l’URSS era «una guerra fra stati e fra popoli, una guerra civile e una guerra di religione, esacerbata all’estremo zoologico».

Heydrich in un momento di svago con la moglie Lina e i figli

Nel settembre 1941 è nominato Reichprotektor di Boemia e Moravia e inviato a Praga, come vicere di Hitler, a sostituire il diplomatico Konstantin von Neurath, con un compito semplice: repressione totale della resistenza cecoslovacca. Dalla nomina del marito, Lina Heydrich non sta più nella pelle – «Sono una principessa e vivo in un paese di fiaba» – annota nelle sue memorie. Il marito nel frattempo dimostra tutte le sue abilità e mette in campo tutta l’esperienza maturata nella Gestapo, disponendo immediatamente lo stato di emergenza permanente in cui l’utilizzo sistematico di condanne a morte (quasi 500), fucilazioni sommarie, arresti notturni, torture e sparizioni, nel giro di meno in un anno, decapitarono l’ÚVOD, massimo organismo della resistenza cecoslovacca, anche conosciuta come l’organizzazione dei Tre Re, che oltre ad organizzare l’attività locale era in diretto contatto con il presidente Edvard Beneš che guidava il governo cecoslovacco in esilio in Inghilterra.

La figura di Heydrich è anche legata alla conferenza di Wannsee, riunita il 20 gennaio 1942, in una lussuosa villa ottocentesca sulle sponde del lago omonimo, alla periferia ovest di Berlino, dove quindici tra gli apicali rappresentanti del nazionalsocialismo si incontrano non per “deliberare” il genocidio degli ebrei europei ma, stando ad una attenta lettura del verbale della riunione, per discutere la soluzione finale del problema ebraico, in tedesco Endlösung für Judenfrage, già iniziata da qualche mese con massacri di enormi proporzioni in Unione Sovietica, in Galizia, nel Warthegau (regione di Poznań) e l’utilizzo dei Gaswagen nel campo di concentramento di Chelmno in funzione dal 6 dicembre 1941.

La tomba di Reinhard Heydrich è tutt’ora conservata al cimitero berlinese dell’ Invalidenfriedhof, senza nome.

- Edouard Husson, Heydrich e la soluzione finale. La decisione del genocidio, Torino, Einaudi, 2010.
- Laurent Binet, HHhH (Himmlers Hirn heisst Heydrich - Il cervello di Himmler è Heydrich), Torino, Einaudi, 2010. (il testo è pubblicato la prima volta nel 2010 dall'Édtions Grasset, erede della famosa casa editrice fondata da Bernard Grasset, editore delle opere di Marcel Proust ed Irène Némirovsky).
- Peter Longerich, Verso la soluzione finale. La conferenza di Wannsee, Torino, Einaudi, 2018

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