Una legalità illegale

L’immagine di un fascismo, ascetico, illibato e incorruttibile restituitaci dalla propaganda sembra, in moltissimi casi, aver fatto presa anche sul presente:

“Mussolini era onesto, intransigente e incorruttibile” ,“il fascismo non era corrotto” oppure “il regime impose giustizia e legalità” sono tra i cavalli di battaglia maggiormente riproposti dalla propaganda nostalgica e revisionista dei fan del Duce e del fascismo che, evidentemente, ricercano in un passato mitico ed immaginario, le mancanze del presente. 

L’immagine di un Mussolini “legalizzatore” e di correttezza morale assoluta, colpevole forse di punire troppo duramente chi sbagliava e di un fascismo radicalmente migliore rispetto la “melma” liberale precedente, pur non avendo fondamenti nella ricerca storica, pare tanto solida e decisiva da giustificare o, far passare in secondo piano, le storture e le prevaricazioni di un regime totalitario come quello fascista che – diciamolo subito – di legale aveva ben poco. 

Il rapporto tra legalità e fascismo è mutevole nel tempo; infatti, fin dalla nascita dei Fasci di Combattimento l’esigenza di Mussolini fu quella attribuire al fascismo e al suo braccio armato, le camicie nere, un’aura di moralità e legalità. Anche se divenne subito evidente il paradosso di imporre legalità ed ordine attraverso sistemi illegali: violenza, intimidazioni ed omicidi politici. 

Tre possono essere gli esempi significativi– scelti tra i molti – che smontano la propaganda fascista e quella revisionista: 

Il primo, si riferisce alla capacità di aver costruito, alimentato e foraggiato un sistema di malaffare e  clientelismo diffuso capace di drenare sistematicamente ricchezze pubbliche per sostentare il partito e i suoi componenti. Un caso, di cui fanno menzione P. Giovannini e M. Palla in Il fascismo dalle mani sporche. Dittatura, corruzione e affarismo, è quello dell’Opera Nazionale Combattenti, associazione in cui confluivano tutti i reduci del primo conflitto mondiale e fonte primaria di consenso politico del regime a cui, a partire dal 1924, vennero affidate quasi esclusivamente i lavori di bonifica e, dal 1939, la sistemazione degli squadristi nelle partecipate statali. 

 © Centro di documentazione e sviluppo delle opere di bonifica della terra Pontina

Il secondo è legato al famoso scandalo Sinclair in cui mondo politico e speculativo si intrecciarono fino ad arrivare ai vertici del governo e del partito fascista. Nello specifico lo scandalo riguardava diverse e cospicue tangenti ricevute da almeno sei importanti gerarchi fascisti in cambio dello sfruttamento dei diritti di estrazione di giacimenti petroliferi dislocati in Pianura Padana e in Sicilia da parte della compagnia petrolifera Sinclair Oil. Pare, inoltre, secondo le indiscrezioni giornalistiche, che nel losco affare fossero coinvolti, come intermediari, sia Arnaldo Mussolini, fratello del Duce e la casa Savoia. La trama illecita che univa con un doppio filo le gerarchie fasciste al mondo economico e finanziario del petrolio venne scoperta dal deputato socialista Giacomo Matteotti, pronto a pubblicare tutte le informazioni in suo possesso. Il suo rapimento e delitto, il 10 giugno 1924, impedirono lo scoppio dello scandalo 

Pagina dell’Avanti del 15 giugno 1924 che riportala notizia del rapimento di Giacomo Matteotti
 © New York Times – December 22, 1931, Page 23

Il terzo ed ultimo si riferisce, invece, alla lotta alla mafia che il fascismo fece diventare uno dei suoi cavalli di battaglia. L’invio a Palermo del prefetto “di ferro” Mori nell’ottobre 1925 e l’inizio di una dura e severa repressione militare, che portò in Sicilia lo stato di emergenza, portarono l’opinione pubblica a credere che il regime stesse riuscendo, contrariamente a tutti i governi liberali precedente, a mettere in ginocchio la mafia. 

Alfredo Cucco a Castelbuono in Piazza Margherita il 9 giugno 1926 insieme al prefetto Cesare Mori. In questa occasione Mori ricevette la cittadinanza onoraria di Castelbuono.

La ricerca storica ha però evidenziato tutt’altra verità; infatti, il fenomeno mafioso, connubio di corruzione, malaffare, interesse politico-economico, controllo del territorio e sottosviluppo, venne messo a tacere, ma non debellato definitivamente. Mentre Mori chiedeva maggiori risorse e poteri per contrastare la mafia, Mussolini si affrettò a dichiararla ufficialmente sconfitta. Correva l’anno 1929. 

Alla base della proliferazione dei miti di purezza, moralità ed incorruttibilità del Duce e del fascismo c’è, evidentemente, un cortocircuito creato dalla propaganda. Sono stati pensati come slogan e, come tali, vengono nuovamente utilizzati nel discorso pubblico e anche politico senza contestualizzazione e una base di veridicità storica. 

FONTI 
ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, SEGRETERIA PARTICOLARE DEL DUCE, Carteggio Ordinario 1922-1945.
GEORGE SELDES, Sawdust Caesar: The Untold History of Mussolini and Fascism.
PER APPROFONDIRE 
CEREGHINO e FASANELLA,Tangentopoli nera. Malaffare, corruzione e ricatti all'ombra del fascismo nelle carte segrete di Mussolini, Sperling & Kupfer.
GIOVANNI e PALLA, Il fascismo dalle mani sporche. Dittatura, corruzione e affarismo, Laterza.

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