Videogiochi d’azione: training per il potenziamento cognitivo

A cura di Flavia Di Natale

A Milano si è appena conclusa la Milan Games Week, una settimana dedicata interamente al mondo dei videogiochi e ai suoi utenti. Una fiera che da anni ha un enorme successo e ospita numerosi videogiocatori e curiosi.

L’arena del Milano Games Week. Fonte: ufficio stampa Milan Games Week 2019

Il mercato dei videogiochi è affascinante e cresce di anno in anno. Nel 2019 conta un fatturato di circa 152.1 milioni di dollari e, solo in Europa, si contano più di 215 milioni di videogiocatori. Sono diverse le categorie di videogiochi presenti sul mercato, ma la più accattivante e la più venduta è quella dei videogiochi d’azione che costituiscono il 47,8% dei giochi più venduti, come pubblicato dall’ESA (entertainment software association). Al primo posto in questa categoria si trovano gli sparatutto in prima persona, come Call of Duty e Halo, seguiti dagli sparatutto in terza persona come Gears of War e Resident Evil.

Con il crescere della loro popolarità è aumentato anche l’interesse scientifico per le potenziali conseguenze pratiche che questo tipo di gioco ha sull’uomo. Se da un lato numerosi gruppi di ricerca cercano di mettere in luce l’impatto negativo dei videogiochi d’azione su, per esempio, comportamenti aggressivi e l’isolamento sociale, negli ultimi vent’anni diversi studi si sono concentrati sull’impatto positivo che essi hanno sulle capacità cognitive. In particolare, un team internazionale di psicologi, guidato dall’Università di Ginevra (UNIGE), Svizzera, ha raccolto dati degli ultimi quindici anni per quantificare l’impatto dei videogiochi d’azione. La ricerca ha portato a una meta-analisi, pubblicata sulla rivista Psychological Bulletin, una rivista accademica specializzata in temi di psicologia, che rivelano nei giocatori un significativo miglioramento di abilità cognitive tra cui percezione, attenzione, multi-tasking, task-switching, decision-making e memoria di lavoro.

Campus Biotech, Università di Ginevra

Questi risultati risultano più chiari se si pensa alla natura stessa di questi videogiochi. Nei videogiochi d’azione le informazioni percettive e, in particolare, quelle visive devono essere elaborate costantemente, accuratamente e rapidamente. I nemici si muovono in tutto il campo visivo e il giocatore deve analizzare attentamente l’ambiente, cercando di scovare i nemici, trovando rifugi o luoghi strategici da cui sparare. Tutto ciò deve essere il più preciso possibile, fissando il proprio obiettivo senza perdere però di vista l’intero campo visivo.

Tali videogiochi richiedono repentini e rapidi spostamenti dell’attenzione tra i diversi elementi del gioco e una forte capacità di selezionare gli elementi rilevanti della scena, come i bersagli, ignorando i molti oggetti non bersaglio distribuiti in tutto l’ambiente di gioco. Durante il gioco, è inoltre fondamentale saper rispondere agli eventi del gioco in modo rapido, pianificando e rivalutando costantemente i propri obiettivi e rispondendo conseguentemente sul piano motorio. Infine, sono giochi con scenari frenetici in cui il giocatore deve controllare contemporaneamente il suo avatar, l’ambiente e tutte le caratteristiche del gioco, tra cui l’indicatore delle munizioni e le barre della salute.
Deve quindi memorizzare la mappa di gioco e la disposizione di tutti gli indicatori di controllo delle informazioni (salute, oggetti, punteggio, livello, ecc.), facendo costantemente previsioni sul gioco e pianificando le loro azioni per prendere decisioni rapide ed efficaci.

Un esempio di videogioco d’azione, spara tutto in prima persona. Fonte: www.techadvisor.co.uk

Secondo la teoria “learning to learn”, o imparare a imparare, i potenziamenti cognitivi individuati nei videogiocatori derivano da un meccanismo centrale di apprendimento piuttosto che da un rafforzamento di ogni singolo dominio. Sono stati effettuati anche studi di neuroimaging, ovvero ‘fotografie o video’ ottenuti attraverso la risonanza magnetica e altri strumenti di indagine diagnostica che ritraggono le interconnessioni che avvengono in tempo reale nel cervello. Hanno dimostrato come l’utilizzo dei videogiochi porti profondi cambiamenti nelle strutture del cervello che, grazie alla sua plasticità, si adatta ai cambiamenti e sviluppa nuove connessioni a seguito a diversi regimi di apprendimento.

Giocare frequentemente ai videogiochi d’azione quindi rafforzerebbe la capacità dei videogiocatori di estrarre modelli e regolarità nell’ambiente, di eseguire inferenze statistiche più accurate sui dati che sperimentano e di mostrare prestazioni superiori su un’ampia varietà di compiti e questi benefici osservati sono duraturi nel tempo.

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