Ancora bloccato il Canale di Suez

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia.
Oggi parliamo del blocco del Canale di Suez da parte dell’Ever Given e delle sue conseguenze.

Martedì 23 marzo un’enorme nave da carico si è bloccata nel canale egiziano, interrompendo il flusso del transito e del commercio. L’Ever Given, il cargo incagliato, è lunga 400 metri e larga 59 e trasporta le merci tra l’Asia e l’Europa. Appartenente alla compagnia taiwanese Evergreen Marine Corp, partita dalla Cina e diretta a Rotterdam, è una delle più grandi navi da carico al mondo, riuscendo a contenere fino a 20 mila container. Mentre entrava nel Canale di Suez dal Mar Rosso, è stata probabilmente colpita da forti venti che l’hanno fatta ruotare e incagliare nella riva. Gli studi meteorologici parlano infatti di una tempesta di sabbia con venti fino a 50 km orari.

La nave si è bloccata proprio nel punto in cui non sono ancora stati eseguiti i lavori di ampliamento, realizzati in altri tratti sei anni fa, per agevolare il transito di navi di grandi dimensioni. Il Canale di Suez, infatti, è stato costruito nel 1869, è lungo 190 km e consente il passaggio delle navi in una sola direzione per volta, ad eccezione di un tratto di 35 km inaugurato nel 2015. Questo incidente ha provocato un ingorgo lungo decine di chilometri, una lunga coda di navi bloccate in attesa di attraversare il Canale. Dopo qualche ora di stasi totale, la navigazione è ripresa ma solo parzialmente, sul tratto originario del percorso. Come ne hanno parlato i giornali?

Il traffico nel Canale di Suez dovuto all’Ever Given (cerchiata). Fonte: Marine Traffic

TGcom24 la trasforma in una notizia flash. Sono dedicati al blocco del Canale pochi paragrafi che non approfondiscono i fatti e si limitano a illustrarne sinteticamente le dinamiche. Il breve articolo è accompagnato da una galleria di ben undici immagini, che mostrano la nave coinvolta e il suo incagliamento sulla costa, con tanto di cartina esplicativa.

Il Sole 24 Ore, invece, apre la notizia con un paragone con l’organismo umano: «Come il corpo umano, anche il commercio mondiale è fragile. Basta un banale incidente per arrecare danni gravi, a volte portando alla paralisi». Un’immagine semplice ma efficace per introdurre le pesanti conseguenze di questo avvenimento a livello economico e, potenzialmente, politico. La testata, inoltre, riporta i dubbi sul tempo necessario per far ripartire l’Ever Given: mezza giornata, uno o due giorni. Non si sa con precisione.

La nave Ever Given bloccata nel Canale di Suez. Credits: EPA

Come ricorda il quotidiano, lungo questo canale passa oltre il 10% del petrolio e del gas naturale che viaggia via mare. Di conseguenza un blocco tale ha delle ripercussioni importanti sull’economia. Da questa via transitano, inoltre, molte merci (il 7% del traffico mercantile mondiale e il 30% delle navi container) ed è una grossa fonte di entrate per l’Egitto. Parallelamente all’articolo, Il Sole 24 Ore ha pubblicato un approfondimento sulle conseguenze del blocco sul prezzo del petrolio. C’è stato, infatti, un rialzo dei prezzi al barile, ma la testata si limita a darne notizia, senza dilungarsi troppo.

Anche Il Post riporta la notizia in un modo simile, illustrandone le implicazioni economiche. La testata approfondisce, inoltre, le manovre in corso per far riprendere la rotta all’Ever Given. Diversi rimorchiatori sono arrivati presto sul posto per cercare di ruotare la nave e alcuni escavatori vogliono intervenire sulla riva e rimuovere la sabbia in cui è incagliata. Per ora, nonostante i lavori, il cargo è ancora fermo. Infine viene riportata l’analisi di Sal Mercogliano, storico marittimo di cui però non si cita il nome: per sbloccare la nave sono necessarie l’alta marea o la rimozione dei container, una scelta che richiederebbe giorni.

Le manovre in corso per sbloccare il Canale di Suez. Credits: EPA

Sky TG24 riporta le preoccupazioni sul tempo necessario per risolvere l’incagliamento dell’Ever Given. Inoltre, annuncia l’apertura del tratto storico per aiutare a disostruire l’ingorgo di un canale tanto importante per il commercio globale. Il giorno successivo la testata ha aggiunto alcune informazioni sui passeggeri della nave, che sono al sicuro e non hanno segnalato feriti o inquinamento. Vengono citati infine gli effetti sul prezzo del petrolio, ma solo con un accenno alle forti oscillazioni in cui è stato coinvolto dopo il blocco.

Infine il Corriere della Sera riporta tra le motivazioni che hanno causato il dirottamento della nave anche un ipotetico blackout elettrico. Si rassicura chi legge sulla messa in sicurezza dell’equipaggio – che però non può scendere a terra per via del Covid – e si citano non solo le conseguenze economiche, ma anche quelle politiche del blocco del Canale. Questa stasi, infatti, può comportare dei problemi anche per le navi militari. Il Corriere racconta che alcune imbarcazioni «potrebbero essere obiettivi dopo una serie di attacchi contro la navigazione nel Medio Oriente tra le tensioni tra Iran e Stati Uniti». Questo quadro invita all’allerta e descrive un quadro politico internazionale sfaccettato. L’articolo del Corriere è accompagnato da un’analisi, che racconta come l’apertura e soprattutto gestione del Canale sia da sempre fonte di tensione tra vari Paesi.

I titoli delle testate considerate: Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, TGcom24, Il Post e Sky TG24

In conclusione, il blocco del Canale di Suez si è rivelato incisivo per gli equilibri internazionali e capace di condizionare il commercio, l’approvvigionamento energetico e la borsa. Ogni testata si è concentrata su un aspetto specifico della vicenda, dalla notizia flash alle conseguenze economiche e a quelle politiche. Tutti concordi sulle lunghe tempistiche di sblocco e meno sulla cause, offrono delle prospettive parzialmente differenti su un unico fatto. Unendole è possibile avere uno sguardo d’insieme più completo.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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