L’attività di Carlo Torelli nella lotta alla tossicodipendenza

Carlo Torelli è stato un politico italiano di orientamento cattolico che ha legato il suo nome al DdL 18 giugno 1971, n. 1768: Disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope e misure di prevenzione e cura. Ma la sua attività parlamentare lo ha visto impegnato anche in altri  campi, quale DdL 26 luglio 1968, n. 93: Modifica dell’ordinamento degli istituti previdenziali (poi confluito nella legge 30 aprile 1969, n. 153), il DdL 30 agosto 1968, n. 164: Personale insegnante nelle scuole reggimentali (divenuto legge 13 novembre 1969, n. 933), ma soprattutto il DdL 4 giugno 1969, n. 700: Tutela della libertà sindacale dei lavoratori nelle aziende. Questo precedette l’iniziativa governativa che confluì nella legge 20 maggio 1970, n. 300, il cosiddetto Statuto dei lavoratori.

Il sindaco Carlo Torelli, mentre tiene il discorso d’inaugurazione della Fiera di Arona. – © Archivio Famiglia Torelli
GIOVENTÙ

Dopo le lauree in giurisprudenza e scienze politiche aderì ai popolari di don Sturzo, sostenendo l’opportunità di mantenere le associazioni cattoliche lontane dal fascismo. A Torino fu tra le anime della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) e dell’Azione Cattolica, arrivando a rifiutare l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista, con le conseguenze che ne sarebbero derivate (in particolare il divieto di esercitare la sua professione di avvocato).

L’IMPEGNO PARTIGIANO

Il 25 luglio 1943, assieme ad altri esponenti antifascisti, contribuì a costituire il Comitato di Liberazione Nazionale di Arona, primo nella provincia di Novara. Nominato Commissario prefettizio su espressa richiesta del CLN al Prefetto, resse l’amministrazione comunale svolgendo in quell’incarico un’attività parallela di sostegno agli esponenti antifascisti ed ai cittadini di origine ebraica, garantendo documenti falsi che permisero la loro fuga in Svizzera; all’instaurazione della Repubblica Sociale Italiana, il nuovo governo lo sostituì con un funzionario fascista che, pur dandogli atto della correttezza nella gestione dell’ente, contemporaneamente lo denunciò per le attività antifasciste.

Le circostanze lo costrinsero alla fuga nel Natale 1943: avvertito che i tedeschi lo attendevano davanti a casa per arrestarlo, non rientrò; dopo aver passato la notte nella casa del sacrestano, attraversò il lago in barca, giungendo ad Angera dove il suo amico Antonio Greppi (futuro amato Sindaco di Milano) lo nascose; passò in clandestinità, per riparare dapprima a Varese e poi in Svizzera sino alla fine del 1944.

La moglie e i figli rimasero nella loro casa di Arona, dove le camicie nere li raggiunsero per arrestarli, in modo che il fuggitivo si consegnasse alle autorità. L’ufficiale della SS, che accompagnava i fascisti, vedendo la moglie Luigia tenere in braccio la neonata Pia, ordinò che l’intera famiglia fosse lasciata in libertà. Rientrato in Italia all’inizio del 1945, Torelli si nascose all’Ippodromo di San Siro di Milano spacciandosi per un ingegnere, prendendo parte alla resistenza partigiana nel CLNAI e collaborando con il controspionaggio alleato.

Fece ritorno a casa soltanto il 24 aprile 1945, in sella ad una bicicletta, al seguito di una colonna partigiana. Il generale alleato Alexander riconobbe il suo impegno nella resistenza con un certificato bilingue con la qualifica di Patriota.

Torelli segretario dell’ufficio di Presidenza del Senato. Secondo da sinistra, seduto dietro Pertini, Leone e Fanfani. – © Archivio Famiglia Torelli
L’ATTIVITÀ A SOSTEGNO DELLA LOTTA ALLA TOSSICO DIPENDENZA

Il pensiero di Torelli sul tema è chiaro in un’intervista rilasciata alla rivista “Scena Illustrata”, dove si presentava il fenomeno della tossicodipendenza come un problema sociale e culturale più che di ordine pubblico. Infatti il promotore dell’iniziativa considerava  «il tossicomane, non come un delinquente da punire penalmente, ma come un infermo da sottoporre ad accertamenti clinici e a cure» (Scena Illustrata, 11 novembre 1971).

L’attenzione repressiva era rivolta, invece, verso i responsabili del traffico di stupefacenti, verso i quali l’azione dello Stato si doveva rivolgere. L’articolo 7 del disegno di legge prevedeva di punire con la reclusione da 3 a 10 anni chiunque producesse, trasportasse o importasse stupefacenti. Si sarebbe arrivati a punire chiunque impiegasse, detenesse o mettesse in commercio tali sostanze. 

Il disegno di legge promuoveva l’utilizzo a scopo terapeutico di sostanze stupefacenti, prevedendo la legalizzazione e il commercio legale per tali fini. 

Ma l’azione principale, perseguita dal Senatore, era informativa, promuovendo iniziative antidroga attraverso un’intensa azione nelle scuole in concorso con il Ministero della Pubblica Istruzione. Tale percorso prevedeva una formazione specifica per il personale docente «al fine di promuovere l’apprendimento di una pedagogia antidroga. Tale processo arricchiva l’azione educativa, scientifica e culturale  del docente nella formazione e nello sviluppo psicofisico, intellettuale e morale dell’alunno» (Scena Illustrata, 11 novembre 1971).

La lotta alla tossicodipendenza passava anche attraverso l’istituzione di strutture adeguate e controllate da operatori sanitari. La capillarità di tali centri avrebbe aiutato la campagna di sensibilizzazione e il recupero tempestivo dell’«ammalato». 

METODI DI CONTROLLO

La principale novità del disegno di legge Torelli era la distinzione tra il trafficante e il tossicodipendente. Il disegno proponeva per affrontare la lotta al traffico di sostanze stupefacenti la creazione di un organismo specializzato alla lotta. Tale organo avrebbe dovuto studiare il fenomeno indicandone i modi più idonei a contrastare il traffico e la diffusione. Accanto all’azione repressiva del traffico era prevista la creazione di un organo scientifico. Quest’organo si sarebbe dovuto occupare delle problematiche sanitarie di chi assumeva le sostanze. Per Torelli il sanitario e l’educatore avevano il compito di sostituire il giudice, in quanto l’unico metodo efficace alla tossicodipendenza era la prevenzione attraverso l’informazione.

Gli sforzi della prevenzione iniziavano a scuola e interessavano sia i docenti, ma soprattutto i genitori, mediante apposite sessioni informative. Tale processo avrebbe contribuito a tenere sotto controllo e informare almeno tutta la popolazione delle conseguenze dell’abuso di sostanze stupefacenti.

Si ringrazia la famiglia Torelli-Orsenigo per la realizzazione dell’articolo.

Emanuele Di Muro. Si diletta a correre maratone attraverso i sentieri della storia.Il suo anno di nascita ha irrimediabilmente condizionato la sua propensione a elaborare strampalate previsioni geopolitiche.#Runninginhistory

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