Covid e ambiente: il bicchiere mezzo pieno

A cura di Francesco Chirico

Trasporti e gas serra

Con la recente pandemia di COVID-19, molte aziende ancora non abituate a gestire dipendenti in smart working sono state costrette a farlo. Chiunque per lavoro avesse bisogno solo di un computer, non sarebbe stato giustificato a muoversi per andare sul luogo di lavoro: basta portare il pc a casa propria e il lavoro continua senza grosse difficoltà. Ovviamente non tutti hanno avuto la possibilità di spostarsi a casa da un giorno all’altro, non tutte le famiglie hanno un dispositivo su cui far seguire le lezioni da casa ad ogni figlio, etc.. Tutte cose migliorabili con il tempo, che in una situazione di emergenza immediata come questa non sono state gestite. 

In questa situazione, problematiche di gestione a parte, il traffico si e’ ridotto nettamente. Uno studio coordinato da Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e dall’Università della Tuscia ha evidenziato un calo fino al 75% di emissioni di CO2 nei centri urbani altamente trafficati. In Italia sono state analizzate Firenze (-45%) e Pesaro (-66%). Questo dato spazza via un mare di fake news relative al fatto che il traffico non sia la causa dell’inquinamento cittadino. Ovviamente non ci può essere un unico colpevole, ma il traffico è tra i colpevoli principali.

I satelliti ci aiutano anche in questo caso, e le animazioni dell’ESA (European Space Agency) ci aiutano a comprendere il fenomeno alla giusta scala temporale: in Cina si vede molto bene come la concentrazione di NO2 sia diminuita nei mesi del lockdown. (Qui tutti i grafici completi a cura di severe-weather.eu/)

Graphics: modified Copernicus Sentinel data (2019-20), processed by ESA, CC BY-SA 3.0 IGO

Oltre alla scala temporale, anche quella spaziale è importante: una volta che i gas vengono rilasciati in atmosfera, vengono trasportati dalle correnti atmosferiche. La concentrazione di inquinanti viene quindi distribuita in atmosfera, e per misurarla ci si può mettere più o meno dove si vuole! Sulla Terra, le serie storiche più lunghe ed accurate sono quelle di Mauna Loa, nell’Oceano Pacifico. 

Queste sono concentrazioni globali, che cambiano più lentamente rispetto a quelle locali. Perciò non si possono che fare delle ipotesi, al momento, come suggerisce Kris Karnauskas: anche se non c’è la certezza che la diminuzione di CO2 a Mauna Loa sia dovuta al lockdown, ci sono alte probabilità!

“I’m not certain this is caused by #COVID19 but there have only been two years since 1975 when CO2 rose less since the first of the year.” ©Kris Karnauskas (OceansClimateCU)

Prezzo del petrolio

La pandemia ha avuto un impatto senza precedenti sul settore energetico, e in particolare sul mercato dei combustibili fossili. Il prezzo del petrolio, infatti, già in flessione da tempo per vari fattori tra cui la crisi economica del 2008 e la “rivoluzione dello shale oil americano”, è addirittura sceso sotto 0 ad aprile. Il motivo del crollo verticale è legato ai problemi nello stoccaggio dei barili di petrolio, poiché alla completa interruzione dei consumi per via del lockdown non ha fatto seguito una completa interruzione delle attività estrattive, per chiari motivi tecnici.
Il prezzo del petrolio si trova ora in fase di risalita, ma è evidente che la flessione nei consumi durerà diversi mesi (se non anni), e gli interrogativi legati al futuro e alla sostenibilità dei combustibili fossili si fanno di giorno in giorno più insistenti.

Una delle iconiche pompe petrolifere al tramonto. ©Pixabay – Skeeze

Alla caduta dei prezzi del petrolio ha fatto seguito la perdita di valore delle riserve: i giacimenti di petrolio ora valgono meno come conseguenza del crollo del prezzo degli idrocarburi, e nel breve periodo è difficile immaginare un’inversione di tendenza. D’altro canto, alla luce dello scenario appena descritto, è altresì difficile immaginare che da parte di privati e imprese ci sia nell’immediato la volontà di investire con convinzione nel mercato delle energie rinnovabili. E’ vero che le fonti di energia rinnovabile hanno dimostrato una certa resistenza nel momento di crisi legato al virus, ma è chiaro che i bassi prezzi del petrolio e del gas stanno rendendo l’energia verde meno competitiva in termini meramente economici. 

Senza dubbio, l’attuale momento di crisi porta con sé l’opportunità di affrontare e pianificare con serietà e con visione di lungo periodo una possibile transizione verso il mercato dell’energia pulita. Il processo, tuttavia, sarà complesso e non ci si può aspettare cambiamenti radicali nel brevissimo periodo, soprattutto perché la situazione di crisi globale obbliga in molti casi a soluzioni di ripiego.

Spazio alla natura

Sui social sono spuntate subito immagini di animali che riprendevano possesso degli spazi cittadini. Senza l’uomo che disturba, gli animali sono tornati in poco tempo in possesso del loro habitat naturale. Questo è l’ennesimo segnale che ci fa capire quanto noi stiamo occupando più spazio di quello che realmente ci spetti, e che il nostro è un possesso molto labile.

Un cigno nuota tranquillo nel naviglio a Milano, stranamente vuoto durante il lockdown. © Fotogramma

Con i livelli di inquinamento più bassi, anche la qualità dell’aria è migliorata, e ci ha regalato scenari che non ci ricordavamo neanche più, come la catena dell’Himalaya visibile a 200 km di distanza, evento che non succedeva da ormai 30 anni.

L’Himalaya torna visibile da 200 km di distanza, non succedeva da 30 anni. @Twitter/parasrishi

Nelle grandi città non si sono visti solo animali, ma anche nuovi modi di spostarsi. Molte persone non si sono proprio mosse da casa, se non per andare a fare la spesa, ma altri hanno riscoperto che la bici e’ un ottimo mezzo di trasporto, e che le città senza traffico sono molto più vivibili. Ora che lo sappiamo, il prossimo obiettivo è non dimenticarcelo subito!

Bike Italia documenta le differenze tra la mobilita’ del futuro (a sinistra) e l’immobilità del passato (a destra). @BikeItalia

Le auto, che credono di essere gli unici veicoli a transitare sulle strade cittadine, occupano un’enorme quantità di suolo pubblico, sia quando vengono usate, sia quando vengono lasciate parcheggiate per strada. In questo senso il Comune di Milano si è organizzato in fretta, realizzando piste ciclabili di notte, e introducendo elementi di viabilità che nel nord Europa si usano da decenni. La “casa avanzata” permette, agli stop, di fermarsi davanti alle auto, così che le bici vengano viste – e non investite – anche quando girano a sinistra. Sono strumenti che vengono tipicamente attaccati in tutti i modi, come anche la ciclabile di Corso Buenos Aires, ma basta lasciare qualche tempo, poi la gente si abitua e non tornerebbe indietro. Sono schemi già visti in altre città europee, e la recente riconferma di Anne Hidalgo come sindaca di Parigi ne è la conferma. Anni di politiche ambientali e bike-friendly sono piaciute ai parigini, alla fine.

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