Finanza sostenibile for dummies: come si finanzia una startup

Avviare una startup richiede una capacità di investimento iniziale a cui però non sempre è possibile far fronte autonomamente. Per questo motivo esistono forme di investimento che supportano, in maniera organica, la crescita aziendale e che fanno ricorso ad alcune figure, organizzazioni o entità. In questo sesto capitolo della rubrica “Finanza sostenibile for dummies, illustriamo le caratteristiche dei diversi metodi di finanziamento di una startup, indicando quali sono le modalità più adatte ai diversi bisogni aziendali.


Se ti stai chiedendo come avviare una startup, prima di prendere decisioni importanti, il consiglio principale è innanzitutto di considerare bene tutti i vantaggi e gli svantaggi che la creazione di un’azienda può comportare. Se i vantaggi superano gli svantaggi, in secondo luogo sarà necessario creare un piano aziendale e un budget dettagliato: questi saranno gli strumenti fondamentali per ottenere finanziamenti nella fase di avvio del progetto. Bisognerà includere nel piano aziendale i dettagli dei prodotti o servizi che si vuole offrire e delineare gli obiettivi a breve e lungo termine. In questo modo si arriverà a determinare il capitale totale da finanziare. Ogni azienda ha infatti esigenze diverse e nessuna soluzione finanziaria è valida universalmente. Solamente l’analisi della propria situazione finanziaria personale e la visione della singola attività daranno forma al futuro finanziario di una startup.

Tuttavia, prima di tutto è importante comprendere cosa si intende per startup, in quanto la sua definizione ci permette di capire per quale motivo gli investimenti in startup sono detti “in capitale di rischio”.

La natura della startup

Secondo Steve Blank, uno degli esponenti più autorevoli dello startup ecosystem internazionale, una startup è un’ organizzazione temporanea, che ha lo scopo di creare un modello di business scalabile e ripetibile.

Caratteristiche della startup sono dunque:

  • la temporaneità, lo startup è una fase transitoria, l’ambizione è diventare una grande impresa;
  • la sperimentazione, la startup è alla ricerca di un modello di business, in partenza non sa esattamente se quello che sta facendo avrà successo, deve fare molti tentativi per scoprirlo e trovare la formula giusta per essere profittevole facendo innovazione;
  • il modello di business oggetto della sua ricerca deve essere scalabile (quindi operare in un mercato molto ampio, con possibilità di crescita) e ripetibile nei suoi processi (di vendita, distribuzione ecc). 
Illustrazione di una startup.

Una startup appena avviata quindi spenderà molti soldi senza guadagnarne, e per un periodo variabile opererà in perdita. Perciò è un’impresa obbligata a trovare fonti di finanziamento anche alternative che le permettano di andare avanti nella ricerca del modello di business e di crescere velocemente una volta che lo ha trovato.

Viste queste caratteristiche è facile capire che investire in startup comporta moltissimi rischi finanziari. In media si ritiene che solo il 10% delle startup abbia successo.

Per trovare i soldi da investire per l’avvio e le successive fasi di crescita di una startup esistono diverse forme di finanziamento. Nei prossimi paragrafi è disponibile una guida ai principali metodi a cui solitamente ricorrono le imprese appena nate.

Autofinanziamento: finanziarsi in autonomia

Noto anche come bootstrapping, l’autofinanziamento consiste nello sfruttare le proprie risorse finanziarie per supportare le attività. Per autofinanziarsi si ricorre nella maggior parte dei casi ai propri risparmi o ai guadagni iniziali dell’impresa.

Con l’autofinanziamento, si mantiene il controllo completo sull’attività aziendale, ma se ne assumono anche tutti i rischi. Bisognerà fare attenzione dunque a non spendere più di quanto ci si può permettere e prestare particolare attenzione se si sceglie di attingere anticipatamente a fondi pensionistici o accantonamenti di emergenza. Prima di ricorrere ai propri risparmi è buona prassi verificare con un consulente finanziario personale la propria disponibilità monetaria, in modo da non ritrovarsi in difficoltà nel caso in cui il nuovo progetto non dia i rendimenti sperati.

Illustrazione di un salvadanaio: simbolo dell’autofinanziamento


Richiedere un prestito

Se si vuole mantenere il controllo completo dell’attività, ma non si hanno abbastanza fondi per iniziare, un’opzione da prendere in considerazione è quella di aprire una linea di credito, ovvero richiedere un prestito per piccole imprese.

Una linea di credito personale è un prestito con un limite massimo concesso da un ente prestatore, in genere una banca. Si può accedere a questi fondi in qualsiasi momento per importi adatti alle proprie esigenze, purché questi non superino il massimo concordato. Per massimizzare le chance di ottenere un prestito, è importante avere un piano aziendale, un foglio spese e proiezioni finanziarie per i prossimi cinque anni. Questi strumenti daranno un’idea del prestito da chiedere e aiuteranno la banca a conoscere meglio l’attività finanziata.

Richiedere un prestito può rivelarsi un’ottima opzione se la startup ha bisogno di denaro liquido per pagare le operazioni quotidiane. Tuttavia, se si decide di stipulare una linea di credito, bisognerà ripagare il debito verso l’istituto di credito con degli interessi. Prima di considerare questa opzione, è importante tenere a mente che non tutti possono richiedere prestiti a condizioni vantaggiose. Per far ricorso al credito è infatti necessario possedere delle caratteristiche che garantiscano una certa “affidabilità finanziaria”: una fonte di reddito affidabile, un buon punteggio di credito e una storia creditizia positiva.

Ricercare investitori privati

Gli investitori possono decidere di finanziare un’attività sotto forma di capitale di rischio, ovvero una somma che viene offerta in cambio di una quota di proprietà e di un ruolo attivo nella società.

Il capitale di rischio differisce dal prestito tradizionale per diversi aspetti importanti: si concentra solitamente su aziende ad alto potenziale di crescita, ha rischi maggiori in cambio di potenziali rendimenti più elevati, ha un orizzonte di investimento più lungo rispetto al finanziamento tradizionale.

Quasi tutti gli investitori, i c.d. venture capitalist o business angel, pretenderanno inoltre un posto nel consiglio di amministrazione, e i fondatori dovranno dunque concedere una parte del controllo e della proprietà dell’azienda. In questo modo gli investitori aiuteranno a prendere decisioni aziendali e riceveranno una parte dei profitti in caso di vendita della azienda.

Illustrazione di un investimento esterno in startup.

Per ottenere finanziamenti in capitale di rischio non esiste un metodo standard, ma il processo generalmente segue un determinato ordine di passaggi. Una fase fondamentale è quella del term sheet, un documento che descrive i termini e le condizioni per l’investimento. Solo dopo aver concordato il term sheet si può infatti ottenere l’investimento.

Gli investimenti privati in startup non si realizzano solo nella fase di avvio. Normalmente questi arrivano a “round”: man mano che l’azienda raggiunge determinate “pietre miliari”, vengono resi disponibili ulteriori round di finanziamento, con adeguamenti del prezzo delle partecipazioni man mano che l’azienda realizza il suo piano di crescita.


Lanciare una campagna di crowdfunding

Se l’azienda ha bisogno di capitale circolante o è necessario aumentare il flusso di cassa, lanciare una campagna di crowdfunding può aiutare. Il crowdfunding consiste nel raccoglie fondi per un’azienda da una grande platea di persone, chiamate crowdfunder. I crowdfunder non sono tecnicamente investitori, perché non ricevono una quota di proprietà nel business e non si aspettano un ritorno finanziario sui loro soldi investiti. Piuttosto, i crowdfunder si aspettano di ricevere un “regalo” da parte dell’azienda come ringraziamento per il loro contributo. Spesso, quel regalo è il prodotto che si prevede di vendere o altri vantaggi speciali, come incontrare l’imprenditore o ottenere il proprio nome nei ringraziamenti. Ciò rende il crowdfunding un’opzione interessante per le persone che desiderano produrre opere creative (come un documentario) o un prodotto fisico (come un dispositivo ad alta tecnologia). Queste iniziative raccolgono piccole somme di denaro da un gran numero di persone e nella maggior parte dei casi, si realizzano online su piattaforme popolari come Kickstarter o GoFundMe.

Illustrazione del crowdfunding.

Alcuni suggerimenti per impostare una buona campagna di crowdfunding sono:

  • Conoscere il proprio target;
  • Promuovere efficacemente la campagna;
  • Scegliere la piattaforma giusta;
  • Creare materiali di marketing e merchandising.

Affidarsi a un incubatore di startup

A volte la migliore strategia per creare un modello di business per una startup è lavorare in modo collaborativo. Gli incubatori di startup offrono strutture e supporto alle aziende in fase iniziale. Queste organizzazioni, permettono l’accesso a competenze, tutoraggio e strumenti di cui si ha bisogno per avere successo, come attrezzatura, materie prime, assistenza legale e contabile. Inoltre, raggruppando anche altre realtà appena avviate, gli incubatori danno la possibilità di conoscere altri fondatori di startup e realtà di successo, che possono dare consigli e indicazioni per muovere i primi passi nel mondo imprenditoriale.

Cercare bandi e sovvenzioni pubbliche

I prestiti e le sovvenzioni pubbliche alle imprese possono presentare diversi vantaggi a seconda delle fasi in cui si trova la startup. Spesso sono in tutto o in parte capitali a fondo perduto. Nel caso dei premi permettono di ottenere anche una certa visibilità e validazione dell’idea, nel caso di grant e sovvenzioni pubbliche possono invece presentare una certa complessità non adatta alla società nelle sue prime fasi (si pensi ai bandi europei). Molte sovvenzioni sono inoltre destinate solo a settori o categorie specifici, come i finanziamenti indirizzati solo a startup ad alto impatto scientifico e tecnologico. Altri programmi possono essere invece esclusivamente dedicati a supportare l’imprenditoria femminile e quindi startup di proprietà di donne. Alcuni prestiti fungono infatti da incentivi per l’avvio di un’impresa o si concentrano sullo sviluppo di particolari ambiti industriali che i governi intendono incoraggiare. Esistono portali utili dedicati alla ricerca di opportunità di finanziamento. I più importanti in Italia sono: InnovUp, il sito dell’associazione ItaliaStartup, SportelloAgevolazioni e Trovabando.

Tanti metodi, una regola: rimanere realisti

Le opzioni per finanziare una startup sono dunque molteplici. Questa breve guida ne ha illustrate alcune, ma come affermato non esiste una regola di finanziamento ben precisa. Ogni imprenditore troverà il metodo più adatto alle proprie esigenze per avviare e far crescere la propria attività, ma sarà importante in ciascuno step del processo avere un quadro della situazione finanziaria del proprio progetto e non farsi trascinare dall’entusiasmo verso la propria idea di business. Citando uno dei mantra nel mondo delle startup: “Ideas are easy. Implementation is hard”.

Emanuele (25), laureato in management internazionale, ha studiato e lavorato a Londra e nei Paesi Bassi. È appassionato di innovazione sociale, economia e sostenibilità. Ama scrivere, conoscere, imparare le lingue e viaggiare.

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