Franz Stangl e il processo alle Tenebre naziste

Il 22 dicembre 1970 il Tribunale di Düsseldorf condanna il nazista Franz Stangl alla prigione a vita per complicità nell’assassinio di novecentomila persone durante il suo servizio al campo di sterminio di Treblinka. Stangl fu l’unico dei capi di campo di concentramento ad andare a processo. Qualche mese dopo, nell’aprile 1971, la giornalista austriaca, di origini ebraiche e ungheresi, Gitta Sereny decise di incontrare Stangl in carcere con il preciso e personale proposito di rispondere all’interrogativo se il male emergesse dalle circostanze o per nascita e quanto determinato dall’ambiente o dall’individuo stesso. Gli interrogativi della Sereny si trasformeranno in un vero e proprio lavoro speleologico capace di tracciare la fisionomia umana e psicologica di un assassino di massa apparentemente normale e quieto. Le conversazioni tra la Sereny e Stangl saranno pubblicate, in brevi stralci, già nello stesso 1971 sul Daily Telegraph per poi essere condensate in un’unica opera, eccezionale, quale è In quelle tenebre. Ad un occhio superficiale il testo rischia di essere accolto come un “doppione” del celebre e controverso La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme di Hannah Arendt. Niente di più diverso, perché la Arendt non incontrò mai Adolf Eichmann, ma ne tracciò una figura umana e psicologica attraverso la discussione giornalistica nata intorno al processo e ai resoconti degli interrogatori pubblici; la Sereny invece sedette di fronte a Stangl, lo interrogò, lo incalzò e lo vide piangere, alla fine delle 70 ore di domande e risposte.

Chi ha deciso di mettere in scena e di restituire ad un pubblico ancora più ampio questo testo è Rosario Tedesco con In quelle tenere -La verità è un intreccio di voci, con Nicola Bortolotti, con il quale abbiamo conversato sulla genesi dello spettacolo, sul suo significato e il rapporto con l’impegno memoriale del teatro contemporaneo.

Primo Levi, parlando di sé, disse di essere «un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali». Si può immaginare in qualche modo che anche Stangl fosse stato inghiottito da questo vortice?

Rispetto al tema del libero arbitrio e della responsabilità personale la Sereny, benché, attraverso numerose domande in questo senso, scavi ed indaghi profondamente, sceglie di non dare risposte finali né definitive. Stangl può essere considerato vittima e carnefice allo stesso tempo? La risposta rimane sospesa. La sua storia come quella di Primo Levi sono la risultante di tante scelte differenti, di centinaia di incontri. Ma quella di Stangl, a differenza di quella di Levi, sembra essere caratterizzata costantemente innanzitutto dalla rimozione: tanto più si dedicò al campo, migliorandolo nella sua efficienza, quanto più si impegnò a rimuovere sistematicamente tutto. Treblinka e le sue mostruose violenze e la vita di Stangl sembrano due vivere in lui sua due piani differenti.

Rosario, perché proprio Gitta Sereny e Franz Stangl?

Ho incontrato Gitta Sereny e la sua opera casualmente, a Torino. Passeggiando per la città mi sono imbattuto nella libreria Comunardi e nel testo de Il Vicario di Rolf Hochhuth, una drammaturgia del 1963 nel quale si affrontava lo scottante, ed ancora attuale, tema delle responsabilità di Papa Pio XII e della Chiesa Cattolica Romana relativamente alla Shoah. Ho scelto quindi nel 2014 di mettere in scena il riadattamento teatrale dell’opera e ho approfondito molto la tematica. In quelle tenebre la Sereny dedica molte pagine ed interrogativi alle responsabilità e all’azione della Chiesa Cattolica, parti, però che ho volutamente scelto di non inserire perché già affrontate con Il Vicario

Foto della prima dello spettacolo andata in scena il 6 febbraio scorso alla Casa della Memoria di Milano.

Nello spettacolo gli spettatori hanno un ruolo fondamentale perché svolgono l’interrogatorio rivolgendo le domande direttamente all’imputato. Perché questa scelta?

Nello teatro si abbandona l’idea della verosomiglianza innanzitutto; non è fondamentale la mimesi, come nel cinema che ha la tassativa necessità di copiare la realtà. Al centro di tutto ci sono le domande. La Sereny interroga le tenebre umane, il buio profondo di Stangl e lo condivide con la società, come il messaggero del teatro greco. La Shoah è un evento caratterizzato dalla presenza di molti attori, non solo vittime e carnefici. Come nella tragedia greca è presente un “coro” che assiste e un messaggero. Ecco il pubblico diventa coro che assiste, domanda e si interroga. Diventa parte integrante del dramma. Il dramma è in loro, non fuori di loro.

Che rapporto c’è tra la Sereny e Stangl?

La Sereny esce dal campo giuridico-morale: Stangl è già stato condannato, lei lo sa e lo dichiara immediatamente. Vuole provare a conoscere, scoprire e scovare il chi sei, quello che hai amato e odiato e chi e cosa ti ha condotto fin lì, nel baratro umano. Come ci sei arrivato fino a quel punto? Che poi è il motivo fondamentale della prima parte del testo e cioè l’insieme delle domande poste direttamente a Stangl. In brevi tratti sembra quasi esista un’empatia umana per quell’uomo che decide di mettere a nudo quell’abisso umano che lo ha contraddistinto. Stangl ricorda di avere allestito a Treblinka una finta stazione ferroviaria di arrivo, con un orologio con le lancette ferme. Ecco, se volessimo costruire un parallelo, potremmo dire che l’orologio fermo della stazione rappresenta la vita di Stangl e la Sereny invece è quella mano operosa che decide di farlo ripartire. Quell’orologio che riparte è la vita del boia che riprende a scorrere e che termina con una morte improvvisa poco dopo, per infarto.

Rosario Tedesco è registra, attore e drammaturgo formatosi alla “Scuola del Teatro Stabile di Torino” sotto la direzione di Luca Ronconi. Ha curato la regia e l’adattamento, tra gli altri, tra 2014/17 de Il Vicario, di R. Hochhuth e nel 2017 de Destinatario sconosciuto, di K.Kressmann-Taylor.

Prossimi spettacoli: il 27 gennaio 2022, a Locarno, matinée, riservata alle scuole; 28 gennaio 2022, Lugano, matinée, riservata alle scuole; 31 gennaio 2022, Palermo, Goethe-Institut, h18.30; 4 febbraio 2022, Cotignola (Ravenna), matinée, riservata alle scuole.

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