Intervista a Giovanni Di Iacovo, frontman della band Anticorpi

Nato a Pescara nella seconda metà degli anni ’70, trasmigrato a Londra, Tokyo e Berlino dove ha lavorato come piercer, Giovanni Di Iacovo è autore di diversi romanzi tradotti in varie lingue. Ricordiamo gli ultimi tre, La Sindrome dell’Ira di Dio (2013), Noi siamo la Notte (2015) e Confessioni di uno zero (2018), da cui è stato tratto un film per la regia di Andrea Malandra.

È appena uscito il nostro nuovo album Vota Estinzione, che contiene un brano contro il bodyshaming e per i diritti LGBTQ+ dal titolo Mia Signora.

Giovanni di Iacovo

Fondatore del FLA (Festival delle Letterature dell’Adriatico), ha pubblicato saggi e monografie su Celati, Tondelli (Le forme “fuga” e “vagabondaggio” nella narrativa di Pier Vittorio Tondelli), Bassani, De Lollis e sulla letteratura dell’area adriatica italiana.

Giovanni Di Iacovo

Noi siamo la notte è un viaggio narrativo attraverso i luoghi, i dischi e i protagonisti della musica dark, goth, new wave e industrial dalla fine degli anni settanta ad oggi: Joy Division, Bauhaus, Depeche Mode e Cure fino a  Einstürzende Neubauten, Nine Inch Nails, Hocico e Rammstein. Il volume si apre con Gotico di Provincia, ossia il racconto di come il dark sia stato recepito e vissuto nelle periferie dove l’autore ha vissuto la sua infanzia.

La narrazione si sposta poi a Roma, Bologna, Firenze ed altre città italiane raccontando i luoghi principali dove queste culture si sono sviluppate per poi proseguire il viaggio nelle scene goth e industrial di Londra, Berlino e Tokyo, dove l’autore ha vissuto a lungo, nutrendosi a fondo di queste passioni. Come una guida Lonely Planet per creature della notte, Di Iacovo recensisce e suggerisce non soltanto band e dischi ma anche locali, festival, luoghi, negozi, gallerie d’arte: dal Ritual al Decadence, dal Torture Garden al M’era Luna.

Insegnamento, piercing, politica, discoteca…

Ricercatore in Letteratura italiana moderna e contemporanea e insegnante presso il Master in Teoria e pratica di Teatro e Musica all’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, alcuni suoi testi sono stati messi in scena in Viaggio nelle Metropolis con Stefano Benni, Freak Antoni e David Riondino

Nel 2014 è stato nominato Assessore alla Cultura, alla Pubblica Istruzione e alle Politiche Giovanili della Città di Pescara ed é stato nominato dal 2019 Vicesindaco con delega alla Crescita Culturale di Pescara.

Per Rai2 ha curato, nel 2015, la sceneggiatura della serie televisiva Offline, un documentario in 4 episodi di 50′ su una internet addicted (regia di Alice Lizza) che decide di incontrare i suoi amici virtuali in un lungo viaggio cosmopolita che la aiuterà a scoprire il senso di internet e dell’interazione online.

Di Iacovo è anche cantante: ha concluso da poco il tour estivo con la sua elettro band italo-berlinese Anticorpi. L’ho intervistato per The Pitch un pomeriggio di Agosto, in un bar del centro di Pescara, lo Scumm.

La nostra musica unisce testi belli tosti in italiano a musica elettronica veloce e potente. Ci chiamiamo così perché vogliamo essere anticorpi alla banalità e all’idiozia che ci circondano sempre di più.

Giovanni Di Iacovo
Ascoltate la canzone mentre svuotate la lavastoviglie, gustatevi il meraviglioso video di Jukukie tornate a riempire la lavastoviglie

L’intervista

Giovanni… Non so perché, ma ho immaginato la tua infanzia, sono interessata a te bambino: com’eri?

A scuola studiavo solo quello che mi piaceva, ero indisciplinato, distruggevo cose, bullizzavo i bulli, li odiavo. Proprio stasera ho una cena con i miei compagni di classe, è una vita che non li vedo, te pensa…

[Arriva la cameriera, ordiniamo un calice di Rosso e un Cosmopolitan al Cramberry]

Non sei nato qui, vero?

Sono nato da queste parti, mio padre era della Serbia, mia madre della Sardegna; dopo le superiori andai a vivere e studiare a Londra, parallelamente alla carriera universitaria e alla pubblicazione dei miei romanzi, forse per unire alla mia attività intellettiva una attività carnale, fisica, concreta e manuale, mi appassionai alla body art ed alla modificazione corporea ed iniziai l’attività di piercer (anche a Berlino lavoravo come piercer), poi i miei sono morti entrambi e sono tornato a Pescara. Ho iniziato a insegnare all’Università. Mi sono candidato alle elezioni e sono stato Consigliere, Assessore alla Cultura e Vicesindaco. Da 16 anni oramai sono in politica.

Giovanni Di Iacovo
Giovanni Di Iacovo

Perché hai deciso di impegnarti in politica?

Be’, potevo continuare a lamentarmi del fatto che la città mi va stretta, che non offre nulla etc. oppure rimboccarmi le maniche per cambiarla.

Conosci l’antropologo Francesco Remotti? Ha scritto il saggio Fare Umanità e molti libri a proposito di identità e modificazione corporea. Antropo-poiesi è il termine derivato dal greco che significa proprio “fare umanità”: l’identità coincide, in sostanza, con la decisione (più o meno cosciente) di volersi plasmare, voler essere. In un altro saggio Remotti distingue fra il termine “individuo” e “dividuo”, sostenendo che l’essere umano è “dividuo” nella misura in cui, per plasmarsi, non può mai smettere di confrontarsi con l’altro, con la società. A me solleva molto sapere che sono un “dividuo”, mi tranquillizza sapere che il peso della mia scelta identitaria non gravita solo sulle mie spalle, ma è, prima di tutto, il risultato di un dialogo, di un contatto umano con l’alterità. Il termine “dividuo” mi suggerisce anche un altro concetto, ovvero il “dividersi”, ogni giorno, in molteplici ruoli. Un po’ come te.

Già, capisco. Ad esempio, ai miei studenti fa strano vedermi come docente all’università, e poi, nella stessa giornata, come dj nei club rock. Io cerco di rendere felice il maggior numero di persone possibile, quindi non vedo un grande stacco fra il fare musica, l’essere uno scrittore di romanzi, il me professore, il me politico. Per fare un esempio, non è che se sei ingegnere la tua vita deve coincidere col ruolo dell’ingegnere [ride]. Ma molte persone sono ancora succubi dell’autorinchiudersi in gabbie sociali.

Anticorpi Live

Parliamo di viaggi: Londra, Berlino… Perché ci sei andato?

La mia formazione culturale da ragazzino è stata molto punk. Berlino e Londra offrivano un po’ tutto quello che cercavo: cultura, arte, musica, libertà sessuale, mi sono trovato molto a mio agio.

Anche l’amare una persona, avere cura di lei, può essere un viaggio splendido pieno di cose terribili e meravigliose.

Giovanni Di Iacovo

La tua band Anticorpi come sta?

Bene! Siamo in tour, stiamo tornando a girare l’Italia e il mondo (abbiamo a breve date negli USA, a Londra e Berlino. È appena uscito il nostro album Vota Estinzione e un nostro brano contro bodyshaming e per i diritti LGBTQ+ dal titolo Mia Signora. Poter tornare finalmente sul palco è per me e per Arnaldo Guido (frontman insieme a me di Anticorpi) una grande gioia. Ci chiamiamo così perché vogliamo essere anticorpi alla banalità e alla idiozia che ci circondano sempre più. La nostra musica unisce testi belli tosti in italiano a musica elettronica veloce e potente. Noi vogliamo far muovere e sudare sia i corpi che i cervelli quindi ci piace vedervi ballare! Affacciatevi sul nostro profilo IG @anticorpi.band perché pubblichiamo davvero un sacco di roba imbarazzante.

Anticorpi Band in un video prodotto da Alice Lizza

Come ti sembra che si stia evolvendo il ruolo della donna nella nostra società?

Regna ancora il patriarcato, nel senso che spesso gli uomini si sentono minacciati dall’intelligenza e dalla bellezza femminile. Aggressività, risentimento, desiderio frustrato, gelosia, possesso, violenza: ancora purtroppo non siamo in un paese in cui le donne possono vivere pienamente la loro femminilità senza sentirsi bersagli d’attacchi fisici, emotivi, verbali, sociali.

Nel tuo romanzo La Sindrome dell’ira di Dio Liebe è una escort anarchica che accetta tra i suoi clienti solo perdenti, freak e borderline. Bellissima, le manca l’occhio sinistro, perso in seguito a un misterioso rapimento di cui non ricorda nulla. Nel romanzo si parla anche di HIV, di un antidoto per sconfiggerlo… ciò scatenerà caramboleschi conflitti di interessi, in uno sfondo gotico diviso fra Londra e Haiti. Quanto ti è cara la tematica del viaggio, della scoperta ma anche della fuga, e quanto ti è caro il tema della malattia?

Sono davvero temi centrali nei miei romanzi. L’amore nelle diversità, la bellezza nelle diversità e l’amore nella malattia, l’amore nelle difficoltà, nel tenersi mano nella mano contro il mondo intero. Così come il viaggio, inteso non come semplice vacanza ma come abbandonarsi all’altro, a ciò che non si conosce, far vivere pienamente la propria curiosità, godersi nudi il senso di meraviglia, entrare nel sottocutaneo di mondi, comunità, luoghi o anche singole persone. Anche l’amare una persona, avere cura di lei, può essere un viaggio splendido pieno di cose terribili e meravigliose. E al termine di un viaggio, per qualunque motivo si sia concluso, i bagagli della tua vita si sono sempre tanto tanto arricchiti.

Cccp cover

la tua finestra sul mondo

Iscriviti alla newsletter:

    SEGUICI: