Sex Education: Growth is a group project

«Growth is a group project». È questo lo slogan pensato da Netflix per la terza stagione di Sex Education, lo show creato da Laurie Nunn. Otto nuovi episodi – che si aggiungono ai sedici rilasciati negli scorsi anni – uniti da un tema di sottofondo: per crescere come società dobbiamo occuparci del benessere sessuale e dobbiamo farlo insieme.

Una nuova serie di vicissitudini coinvolge Otis (Asa Butterfield), Eric (Ncuti Gatwa), Maeve (Emma Mackey) e tutti i personaggi di Sex Education. All’interno del liceo Moordale molte cose stanno cambiando: Hope Haddon (Jemima Kirke) prende posto nella presidenza e la clinica del sesso ha chiuso i battenti. Inizia un nuovo anno scolastico, un’occasione per riabilitare il nome di quella che ormai è conosciuta come Sex School.

Il trailer della terza stagione di Sex Education

La nuova stagione mette in scena equilibri nuovi e una rottura della bolla che si era creata alla Moordale. Il corpo docente e chi ne frequenta le lezioni devono confrontarsi con il mondo esterno, che non vede di buon occhio la centralità che la sfera sessuale ha assunto nel corso degli ultimi anni. Uno dei grossi temi affrontati, infatti, è la tipologia di educazione sessuale che può essere proposta a un pubblico adolescente.

Sotto la guida di Hope – che si fa chiamare appunto solo per nome – la vita al Moordale cambia sensibilmente. Tra le modifiche, vediamo anche che le ore in cui si dovrebbe discutere di educazione sessuale vengono strutturate in un rigido corso nettamente diviso tra maschi e femmine (con un gruppo di persone non binarie che non sa da che parte stare).

Si sceglie la via del sex shaming per portare le e gli adolescenti all’astinenza. Un racconto enfatizzato, con i toni tipici dello show, che rispecchia però la tendenza ancora diffusa a rispondere alle domande relative alla sessualità con silenzio e vergogna. Le misure adottate da Hope sono irragionevolmente rigide e mirano all’uniformità dei membri del Moordale (uniformità, però, sempre distinta in maschile e femminile) e rappresentano le frange più renitenti a una prospettiva inclusiva e positiva, capace di considerare il benessere sessuale una parte fondamentale della crescita della società.

Laurie Nunn e Netflix hanno ben chiaro l’obiettivo della serie TV nel momento in cui hanno scelto di organizzare una campagna ricca di contenuti educativi che mira sia a pubblicizzare lo show e sia ad approfondire alcuni degli aspetti trattati. È il caso della piattaforma All vulvas are beautiful, suggerita nella finzione ad Aimee (Aimee Lou Wood) dalla sessuologa Jean Milburn (Gillian Anderson) e poi realmente realizzata in collaborazione con The Vulva Gallery di Hilde Atalanta. Si tratta di un portale online dove poter ammirare un «omaggio alla diversità delle vulve». Attraverso le illustrazioni di Atalanta e le storie che le accompagnano, si vogliono mostrare i diversi aspetti che la vulva può avere.

Questo è il tema anche dei manifesti pubblicitari affissi a Milano e che hanno suscitato alcune critiche. «Se la vediamo in forme diverse è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta. Anche la tua» si legge accanto a immagini di ostriche, arance e orchidee. E poi la stessa frase al maschile accompagnata da banane e ciliegie. Un modo per pubblicizzare sì la serie, ma anche per sdoganare un tema discusso in più episodi nella terza stagione: la vulva e il pene possono avere forme diverse anche se l’immaginario comune propone un’unica variante.

https://youtu.be/0ISlUQCA1pI?t=208
Aimee, ispirata da All vulvas are beautiful, ha preparto dei vulvas cupcakes

Le novità di questa terza stagione non si fermano qui. Sviluppando il personaggio di Isaac (George Robinson), introdotto lo scorso anno, si sceglie di fare una rappresentazione onesta delle persone disabili. Innanzitutto l’attore che interpreta questo ruolo è a sua volta disabile. Il personaggio originario era diverso dall’Isaac che compare nella seconda stagione, ma i produttori hanno scelto di modificarlo in base all’identità di Robinson. Nasce così una narrazione realistica e lontana dagli stereotipi che solitamente caratterizzano la disabilità sul piccolo schermo.

Inoltre, visto il focus dello show, si dà pienamente spazio alla sessualità di Isaac, che è consapevole del suo corpo, dei suoi gusti e che guida Maeve a una reciproca esplorazione. Dietro le quinte c’è stato un notevole lavoro per realizzare una scena in grado di inserirsi nella narrazione e, allo stesso tempo, normalizzare il connubio di sesso e disabilità. Lo stigma viene affrontato, ma in un modo tale da amalgamare l’impatto culturale di quel momento con la storyline di Isaac e Maeve. I due discutono delle proprie necessità e delle curiosità che ruotano attorno a come le persone disabili vivono la sessualità, evidenziandone la complessità.

Isaac e Maeve esplorano i propri corpi

Infine un altro personaggio non può non essere citato tra le novità della terza stagione: Cal (Dua Saleh). Si tratta di una persona non binaria che introduce una riflessione sull’identità di genere e sulla necessità di considerare maggiormente questo aspetto anche nell’ambiente scolastico.

Cal è un nuovo membro del Moordale, appena trasferitəsi dagli USA. La sua presenza problematizza una serie di aspetti fino a quel momento dati per scontato, come la divisione per genere dei bagni, dei corsi, delle divise. A Cal viene proposto di indossare la gonna e degli abiti aderenti, ma ləi si rifiuta in quanto non rispettano la propria identità e non lə fanno sentire a proprio agio. Indossa un binder – un top per la compressione del petto – e insegna ad un altro membro non binario del Moordale, Layla, a utilizzarlo. Cal, interpretatə da Dua Saleh, attivista e musicista a sua volta non binariə, porta sullo schermo una rappresentazione autentica di chi, durante l’adolescenza, manifesta la propria identità al di là dei generi.

https://www.youtube.com/watch?v=hHNvxol7gIA
Cal in Sex Education

In conclusione Sex Education è stata, ancora una volta, dirompente, capace di raccontare molti aspetti della sessualità con trasparenza e onestà. È stata anche in grado di rispecchiare le reali esigenze di un pubblico adolescente e giovane, che si affaccia alla conoscenza di sé e degli altri e cerca le risposte alle proprie domande. Con una serie di contenuti educativi di grande qualità e una cornice narrativa appassionante, Sex Education si fa strada tra quegli strumenti essenziali per costruire il proprio benessere sessuale, farlo con leggerezza, senza vergogna e sentendosi parte di una comunità più ampia.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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