Sputnik: l’odissea del Soyuz 2

La storia del più incredibile astronauta mai esistito

25 ottobre 1968: dal cosmodromo sovietico di Bajkonur, Kazakistan – la più vecchia base di lancio al mondo – parte la capsula Soyuz 2, priva di equipaggio. Dopo tre giorni di volo ritorna sulla terra, con un facile atterraggio nei pressi della città kazaka di Karaganda.
Questa, stando alle fonti istituzionali del Programma spaziale sovietico, è la versione ufficiale dei fatti.

Il colonnello Ivan Istočnikov pronto alla partenza © Joan Fontcuberta

Una normale storia di un normale esperimento di esplorazione spaziale.
Non per Joan Fontcuberta, secondo cui le cose vanno molto diversamente: la versione dell’artista spagnolo sostiene che la capsula non sia vuota, ma che a bordo ci sia il cosmonauta e colonnello Ivan Istočnikov, in compagnia del cane Kloka.
Per ragioni sconosciute, Istočnikov sparisce nel nulla e la missione spaziale fallisce completamente.

Una fase di esplorazione dello spazio © Joan Fontcuberta

Incidente? Guasto? Sabotaggio statunitense figlio dei dissapori della Guerra Fredda?
Elementi non dati a sapersi, perché il Politburo sovietico non può permettersi di mostrarsi debole davanti al mondo e non vuole ammettere una catastrofe di tali proporzioni. Tutto viene messo a tacere, i documenti manomessi e occultati, la famiglia del colonnello Istočnikov addirittura esiliata in Siberia al fine di evitare scomode fughe di notizie.
Per conoscere la verità, bisogna attendere fino al crollo del regime comunista, quando i documenti della missione vengono desecretati nei processi di glasnost e perestrojka voluti dall’ultimo capo di stato dell’Unione Sovietica, Michail Gorbačëv. Con la raccolta dei documenti trovati da storici e ricercatori, a Mosca viene fondata la Sputnik Foundation con l’obiettivo di fare luce sul mistero dell’astronauta scomparso.

Alcuni dei documenti desecretati © Joan Fontcuberta

Fontcuberta, deciso ad andare a fondo della questione, riesce a raccogliere numerose immagini che documentano alcuni momenti della vita di Istočnikov, il suo addestramento e alcune fasi della missione.
Cosa c’è di strano in questo racconto?
Che è tutta una menzogna, un’invenzione costruita dal fotografo catalano per stimolare la capacità critica e razionale dello spettatore e per prendere un po’ in giro una società che si sta abituando a subire tutto ciò che le viene proposto come verità assoluta e indiscutibile.
Se è vero che le immagini sono capaci di creare una supremazia delle opinioni nei confronti dei fatti, il caso della Soyuz 2 ci si presenta come una disarmante conferma.
Eppure, se si guarda attentamente ai dettagli di alcune immagini, il dubbio che si possa trattare di una farsa diventa via via più concreto. Chi conosce personalmente Joan Fontcuberta non può fare a meno di accorgersi che è proprio lui in persona a interpretare il colonnello Istočnikov nelle fotografie proposte. E qual è la traduzione letterale di Istočnikov in catalano? Già, proprio Fontcuberta.

Messaggio in bottiglia (di vodka) © Joan Fontcuberta

A questo inganno hanno creduto anche alcuni autorevoli giornalisti, convocati da Fontcuberta alla conferenza stampa di presentazione della sua mostra a Bologna, nell’ambito del festival Foto/Industria 2017. I primi dubbi sulla veridicità della storia affiorano soltanto dopo una mezz’oretta dall’inizio, quando vengono proposte alcune immagini che raffigurano una pietra verdognola che l’artista sostiene essere – con esilarante serietà – Criptonite.
Come dare torto a Fontcuberta quando dice: «Se sono riuscito a inventare tutto soltanto con una macchina fotografica, cosa non riuscirebbe a fare un governo dalle risorse illimitate?»

Note biografiche
Joan Fontcuberta nasce a Barcellona nel 1955. È un fotografo, docente, saggista, curatore e scrittore spagnolo.

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