FC Sheriff Tiraspol, la sfidante dell’Inter nata dal KGB e cresciuta tra le mafie

In principio furono Viktor Gusan e Il’ja Kazmaly. Per nomea e professione i due ex agenti del KGB potrebbero benissimo essere i rivali di George Smiley, il razionale agente segreto inglese nato dalla penna di Le Carré e protagonista della maggior parte dei romanzi di spionaggio dello scrittore morto a fine 2020.

Furono loro due nel 1993 a fondare la Sheriff. Già, la Sheriff, articolo femminile singolare che non sta a indicare la squadra di calcio locale, ma l’azienda. Il Football Club Sheriff Tiraspol plana sul mediocre e disastrato calcio moldavo solamente quattro anni dopo.

Nel 1997 prende il posto del Tiras Tiraspol, inizialmente la seconda squadra di Tiraspol che, come è noto, altro non è che la capitale del non riconosciuto Stato della Transnistria, dichiaratosi indipendente nel 1990, dando di fatto inizio a quel tenebroso (e tumultuoso) periodo seguito al crollo dell’Unione Sovietica. 

La Transnistria

La Transnistria, ufficialmente Repubblica Moldava di Pridniestrov o Pridnestrovie, è uno stato indipendente de facto dal 1990. Non è riconosciuto dai Paesi membri dell’ONU, essendo considerato de iure parte della Repubblica di Moldavia: è governato da un’amministrazione autonoma con sede nella città di Tiraspol.

Nato dal KGB e cresciuto tra le mafie, recita titolo non certo dettato da un capriccio di chi scrive, quanto alla natura eufemisticamente opaca della regione che lo Sheriff rappresenta, la Transnistria.

Per darvi una vaga idea della nebulosità che contraddistingue la Repubblica Moldava di Pridniestrov, nel 2002 una delegazione del Parlamento Europeo l’ha definita – parafrasando neanche troppo – un buco nero dove traffici illeciti e riciclaggio di proventi criminali sono all’ordine del giorno. Nel 2005 è stato invece il Wall Street Journal a chiamare la Transnistria “un paradiso per chiunque intenda trafficare in armi e donne“. E qui non si è parafrasato affatto.

Eppure la definizione che più ci piace è quella che utilizza lo scrittore Moises Naìm nella sua splendida opera intitolata “Illecito”, datata marzo 2006:

[…] probabilmente non avete mai sentito parlare della Transnistria: è un luogo piuttosto oscuro; eppure le armi stanno a questa fantomatica repubblica come il cioccolato alla Svizzera o il petrolio all’Arabia Saudita. Alcuni paesi esportano petrolio e gas naturale, altri computer e cotone; la Transnistria esporta armi. E lo fa illegalmente.

E il governo della Transnistria che fa, direte voi? Un po’ fa finta di non vedere e un po’ è complice. Un po’ tanto complice.

Di certo lo è stato dal 1990 al 2011, ventennio che ha visto alla guida del Paese – ininterrottamente, è ovvio – Igor Smirnov, patriarca dell’omonima famiglia e primo presidente della Repubblica.

Questi non solo non ha combattuto i traffici illeciti che caratterizzavano il suo paese, ma vi si è posto direttamente al vertice. Come? Nominando suo figlio Vladimir capo dei servizi doganali e alla guida della società che si occupa della quasi totalità del commercio nazionale. Quale sarà mai il nome dell’azienda in questione? Ma la Sheriff, è ovvio.

Igor Smirnov, primo Presidente della Repubblica Moldava di Pridniestrov e capofamiglia della dinastia Smirnov.

In Transnistria, quindi, commerci leciti ed illeciti si fondono sotto la gestione di una vera e propria dinastia criminale, al punto che sono molti gli studiosi che utilizzano il caso della regione moldava come topos per descrivere i mafia states: realtà statali deboli dove è riscontrabile una tale infiltrazione criminale che gli interessi dello Stato combaciano con quelli delle organizzazioni mafiose.

In queste circostanze, in un mafia state a conduzione familiare, si sviluppa la storia del FC Sheriff Tiraspol, futuro sfidante dell’Inter in Champions League.

La squadra

Il Football Club Sheriff Tiraspol è dunque subentrato alla Tiras Tiraspol, inizialmente seconda squadra della città. Era già qualche anno, tuttavia, che il Tiras sulle divise presentava il main sponsor Sheriff, ma solo nel ’97 la squadra cambiò definitivamente nome, anticipando di un ventennio il progetto della Red Bull, inviso ai molti sostenitori del calcio che fu.

Il primo presidente del club? Facile, quel Viktor Gusan già fondatore dell’azienda Sheriff, nonché in una vita passata agente del KGB e chissà quali altre cose che noi democratici occidentali facciamo fatica anche solo a immaginare.

Ad oggi il Football Club Sheriff è, per distacco, il club più vincente di Moldavia. I campionati vinti sono 19, e nell’ultimo decennio è rimasto all’asciutto solo in due occasioni, nel 2011 e nel 2015.

Nella sala dei trofei del club, oltre a varie coppe e supercoppe di Moldavia, trovano spazio anche due Coppe dei Campioni della CSI, una di quelle competizioni finite nel dimenticatoio (l’ultima edizione è datata 2012) che riuniva i vincitori dei campionati di tutte le ex repubbliche sovietiche. 

I festeggiamenti dello Sheriff in occasione di uno degli ultimi trofei vinti. Scena piuttosto comune in Moldavia negli ultimi tempi. © www.rivistacontrasti.it

Nei primi anni ’90 fu un dominio russo-ucraino, ma le due potenze calcistiche sovietiche cominciarono presto a snobbare questa autarchica competizione, preferendo (a ragion – economica – veduta) i neonati euro provenienti dalla Champions League.

Lo Sheriff si laureò campione nel 2003 e nel 2009, battendo nella finale unica di Mosca i baltici dello Skonto Riga e i kazaki dell’Aktobe, giusto per ricordare a noi ignari millennials quanto fosse enorme l’estensione dell’Impero sovietico.

Probabilmente la dirigenza dello Sheriff negli ultimi anni avrà pensato qualcosa come: “per carità, affascinante la Coppa dei Campioni della Comunità degli Stati Indipendenti, ma dato che il calcio è sempre più globalizzato, e noi qualche soldo da parte ce l’abbiamo, perché non puntare direttamente alla reale Coppa dei Campioni, ovvero la Champions League? Non alla vittoria, sia chiaro, ma almeno a qualificarsi alla fase a gironi”.

La rincorsa dello Sheriff effettivamente parte da lontano e in quanto pluricampione di Moldavia, ogni estate, ha il diritto di giocare i primi turni preliminari di qualificazione. Nel 2010 e nel 2011 ci andò molto vicina, perdendo lo spareggio decisivo nel Pireo (Olympiacos) e nella Svizzera francese (Basilea).

Ad oggi vanta quattro partecipazioni alla fase a gruppi dell’Europa League, presenze sottotraccia ma con qualche piccolo lampo di gloria, come le vittorie ottenute contro due potenze del calcio sovietico come il Lokomotiv Mosca o la Dinamo Kiev.

È però quella del 2021 l’estate che ha cambiato la storia del calcio della Moldavia, o meglio dire della Transnistria, perché in tutta questa vicenda c’è un ennesimo paradosso da sottolineare: lo Sheriff è la prima squadra moldava a qualificarsi per la fase a gironi della Champions League, sebbene nessuno da quelle parti ha voglia di rivendicare con orgoglio questo primato, in quanto non si considerano parte integrante della Moldavia.

Nello spareggio decisivo lo Sheriff ha schiantato la Dinamo Zagabria con un secco 3-0 allo stadio Sheriff (vi sareste immaginati un nome diverso?) Al ritorno al Maksmir i ragazzi di Vernydub hanno concesso poco e nulla alla Dinamo, riuscendo a portare a caso un pareggio a reti bianche che, di fatto, ha qualificato lo Sheriff alla prossima edizione della Champions League.

L’urna di Nyon ha permesso ai (non?) moldavi di poter togliersi lo sfizio di sfidare l’Inter e il Real Madrid, quest’ultima purtroppo non al Bernabeu a causa dei lavori di riammodernamento del tempio madridista. Riuscirà lo Sheriff, nato dal KGB e cresciuto tra le mafie, a scrivere un altro pezzettino di storia?

Tomas Strada (1992), è l'orso digitale che gestisce la nostra comunicazione. Campione mondiale di video di gattini, black humour e lauree professionalmente non spendibili, racconta la criminalità organizzata sulle pagine digitali di The Pitch. Tra un reel e un articolo, è sinceramente convinto che The Pitch migliorerà il mondo. Ma credeva anche che i 30 anni non sarebbero mai arrivati. E invece.

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