Medicina di guerra nel conflitto russo-ucraino
PREMESSA
Da più di quattro mesi ormai analisti in TV o personalità di spicco dei talk show generalisti pontificano sulle tattiche di guerra in Ucraina senza inserire il conflitto nell’alveo dell’analisi veramente militare in tutti i suoi aspetti fondamentali.
Le operazioni in corso hanno ricordato, in particolare, che per condurre una campagna ci vogliono l’Intelligence, (qui tralascio il fascino che attira la c.d. open source intelligence, peraltro usata sin dai tempi della diffusione della stampa), il personale e la logistica. Inoltre, a questo non occorre sottrarre l’importanza della catena di Comando e controllo. Tuttavia, non sempre la questione logistica è stata declinata in ogni suo aspetto.
In questo breve intervento il lettore avrà una panoramica di un aspetto logistico particolare. Quest’ultimo, che i super esperti di risiko in giro per la rete, l’etere e i fast book non hanno fino ad ora menzionato organicamente, è il supporto sanitario.
Lo scopo di questo intervento è di offrire un ulteriore elemento di analisi per comprendere le vicende in atto. La medicina di guerra avrà una descrizione nel proprio contesto, attraverso dati anche precedenti al conflitto.
ASPETTI GENERALI
Il sostegno sanitario di unità combattenti, di terra, mare e aria, rientra tra gli aspetti della logistica. E si, la logistica non si occupa solo di rifornimenti di mezzi, materiali e munizionamento!
Esso ha il compito di organizzare le attività connesse al mantenimento della capacità operativa del combattente. In fine dei conti è ancora l’uomo il combattente ed ha bisogno del necessario supporto. In questo contesto la salute è fondamentale.
La medicina di guerra ha il compito di organizzare le fasi di profilassi preventiva e il sostegno sanitario alle operazioni durante un conflitto. Nel caso particolare di ogni scontro militare, la medicina di guerra ha come compito quello di ripristinare la salute e la capacità operativa del combattente.
Dalle guerre del passato abbiamo appreso che in ogni conflitto è insito anche un pericolo superiore a quello delle armi nemiche: le malattie. La pubblicistica storica ha analizzato nei dettagli le relazioni tra guerre ed epidemie. Eppure, la recente crisi epidemica non è stata sufficientemente declinata nell’analisi di casa nostra del conflitto russo-ucraino.
Purtroppo, se il combattente è conscio del rischio del conflitto, un pò meno lo è la popolazione civile che diventa bersaglio di attacchi a siti ritenuti “strategici” comportando dei rischi collaterali che le strutture sanitarie militari, in accordo con le civili, devono supportare.
Dopo questa breve introduzione, si cercherà di entrare nel nocciolo dell’intervento. In particolare, saranno descritte come le parti in conflitto abbiano strutturato la propria medicina di guerra.
LE PARTI IN CAMPO
L’ESERCITO RUSSO
La base della manovra russa è il Battalion Tactical Group (BTG) già impiegato nelle campagne militari precedenti di Mosca.
Il BTG ha a disposizione un plotone sanitario, supportato da un medical group, mentre la brigata ha a disposizione una compagnia sanitaria. Il numero di personale è difficile da reperire in quanto gli organici sono solitamente riservati. Le poche notizie reperite e riportate sono frutto di indagine giornalistica di testate di inchiesta. Il BTG ha in organico 7 veicoli medici, senza capacità chirurgiche.
Un BTG in attacco dovrebbe schierare un posto medicazione immediatamente a contatto con la prima linea. Tuttavia, le analisi effettuate nei precedenti conflitti, anche asimmetrici della Russia, hanno evidenziato una scarsa efficenza nell’effettuare le procedure di triage. Infatti, nei primi mesi di guerra gli analisti occidentali hanno verificato una scarsa cura nel trasporto dei feriti, ciò potrebbe essere anche un retaggio sovietico. A ridosso dei combattimenti gli analisti statunitensi hanno riportato una ridotta capacità ad effettuare evacuazioni mediche. Stando alla dottrina sovietica, e verosimilmente applicata, la seconda linea di soccorso sanitario si troverebbe nell’ordine delle decine di km dalla seconda linea di combattimento.
Verosimilmente, dopo questa linea si può parlare di evacuazione dietro la linea di sicurezza individuata oltre il confine russo-ucraino. Dove le strutture mediche sono al sicuro.
GLI OSPEDALI DA CAMPO
La Russia ha installato, ad inizio conflitto, i principali ospedali da campo in Bielorussia nelle città di Naroulya, subito aumentate, dopo i primi scontri, nell’oblast di Belgorod.
Non è un azzardo, guardando le distanze sulla carta che la terza linea di supporto sanitario per le truppe russe possa trovarsi anche nell’Oblast di Millerovo a est e in Crimea per la parte sud-occidentale del fronte, in territorio russo.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che in passato Russia e NATO hanno collaborato in ambito medico simulando esercitazioni in uno scenario di attacco terroristico. In tali circostanze la medicina di guerra russa ha schierato dei tactical Critical Combat Care (TCCC), dei first responders care e degli ospedali da campo con capacità chirurgiche. Questi ultimi supporti possono essere stati installati anche nelle zone già controllate nel Donbass prima del conflitto scoppiato a febbraio.
I FERITI
Ad oggi le informazioni riportano, verosimilmente, che gran parte del personale russo impiegato a inizio conflitto non aveva completato la profilassi medica preventiva, anzi aveva delle malattie croniche pregresse. Ciò unito ai problemi logistici incontrati all’inizio e alla reazione ucraina ha contribuito ad aumentare i numeri dei feriti russi, indebolendo, apparentemente, l’efficenza del dispositivo.
L’ESERCITO UCRAINO
Sin dall’invasione della Crimea e l’annessione della Penisola alla Russia nel 2014, l’Ucraina ha intrecciato rapporti sempre più stretti con il mondo militare occidentale. Nell’ambito di questa collaborazione ha sviluppato dal 2015 il Military-Medical Doctrine of Ukraine. Questo sodalizio militare ha incrementato la struttura organica, l’addestramento e il funzionamento della medicina di guerra ucraina. Paventando l’eventuale invasione, il documento redatto nel 2015 prevedeva la stretta collaborazione tra le strutture militari e civili. La politica utilizzata mirava a creare uno spazio unificato, in maniera da ottimizzare le risorse in campo.
Infatti, l’Ucraina può utilizzare le strutture del suo territorio come ultima linea di sostegno sanitario in grado di enucleare tutte le capacità chirurgiche che un ospedale da campo non riesce a fornire. Tuttavia, i primi aiuti arrivati dai paesi occidentali dopo l’invasione russa sono stati ospedali da campo, posizionati prevalentemente lungo il confine dell’UE per ospitare prevalentemente civili. Ancora oggi, oltre alle armi pesanti e meno, l’ Ucraina riceve un forte sostegno di materiale medico in termini di risorse, mezzi ed equipaggiamenti.
IL RUOLO DEI VOLONTARI
Mentre sul terreno le unità sono organizzate in 4 linee di evacuazione dei feriti, queste sin dal 2015, ricevono l’aiuto di un Hospitallers Medical Battalion. Questo battaglione è composto prevalentemente da volontari che supportano i feriti dell’esercito regolare ucraino, dei combattenti volontari internazionali e della popolazione colpita.
Dal 2020, un Comando delle forze mediche, di nuova creazione prevede l’unificazione del servizio medico militare sotto la guida di un unico comandante, che a sua volta riporta al comandante in capo delle forze armate ucraine. Questa struttura aiuta a mantenere la catena di comando salda e a non disperdere risorse in questa situazione critica per il Paese.
CONCLUSIONI
La cura dei feriti è importante per ripristinare l’efficenza delle unità, soprattutto a causa dei problemi di reclutamento che i media hanno già evidenziato da più parti.Tuttavia questa situazione ci dimostra come la guerra, benché “tecnologica” è ancora cruenta ed ha un fortissimo impatto su generazioni di giovani inviati al fronte e sulle popolazioni che subiscono il conflitto. Non è mai troppo tardi per intavolare trattative diplomatiche.
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