Molestie durante l’adunata degli Alpini

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo delle molestie avvenute durante l’adunata nazionale degli Alpini a Rimini.

Più di cento donne hanno raccontato di aver subito molestie durante l’adunata degli Alpini a Rimini e a San Marino nel weekend del 7-8 maggio. Molte segnalazioni provengono da donne che in quei giorni lavoravano in esercizi pubblici. In molti casi la polizia era presente ma non è intervenuta. Non Una Di Meno Rimini ha raccolto le testimonianze e si è subito mossa per portare all’attenzione nazionale la vicenda e dando supporto alle vittime.

Il Resto del Carlino pone in enfasi il lavoro di Non Una Di Meno, che dà supporto legale e un vademecum a chi vuole denunciare. Secondo i dati riportati le segnalazioni di molestie ammonterebbero a 500. Si danno poi i riferimenti dei CAV (centri antiviolenza) dell’Emilia Romagna e, infine, si riportano le parole del presidente della Camera Roberto Fico, che si dimostra vicino alle vittime e pieno di sdegno per i molestatori.

Il Corriere della Sera dà invece spazio a Elena Donazzan di Fratelli d’Italia e assessora alle pari opportunità del Veneto. Le sue parole sono accompagnate da un’intervista video. La testata mostra i toni accesi fin dal titolo: “Caso molestie alpini, l’assessora alle pari opportunità del Veneto: «Io sono contenta se uno mi fischia dietro»”.

Il punto centrale dell’argomentazione di Donazzan è la tutela delle istituzioni: “Chi vuole gettare fango e polemiche dovrebbe vergognarsi soprattutto se abita dove gli alpini sono molto presenti”. Si passa poi a traslare la responsabilità degli eventi su altre categorie di persone, con tanto di allusioni ai migranti, obiettivo polemico tradizionale di Fratelli d’Italia: “Vediamo chi si è macchiato di questo. Sono quasi certa che non si tratta di alpini”. Infine vengono screditate le vittime, mostrando gli eventi come complimenti, gesti di apprezzamento e non molestie vere e proprie.

Il Post, invece, decide di spostarsi sulla linea cronologica e indagare altri casi simili avvenuti sempre durante le adunate degli Alpini. Il tutto viene posto in contrasto con le dichiarazioni ufficiali dell’ANA (Associazione nazionale alpini) e della politica, che si concentrano sull’unicità del fenomeno. I racconti di molestie e violenze raccolte per considerare i precedenti della manifestazione risalgono addirittura agli anni ’80.

Infine Fanpage apre il proprio articolo con il titolo “Perché molestie e violenze contro le donne non si pesano dalle denunce, spiegato agli alpini”. La tesi è presentata in apertura e si concentra su un aspetto chiave, una costante che si analizza nei casi di violenza di genere: “Non c’è bisogno di una denuncia perché le molestie e le violenze contro le donne vengano prese sul serio”.

L’attenzione linguistica è centrale: non si parla di “presunte denunce” ma di molestie vere e proprie. La differenza è fondamentale perché “la mancanza di denunce alle autorità sarebbe, secondo molti, prova che si tratta di episodi di poca gravità o addirittura inventati. Questo atteggiamento dimostra due cose: che la parola di una donna che subisce una molestia verrà messa sempre in discussione e che anche di fronte all’evidenza ci sarà sempre chi cerca di negare la pervasività della violenza di genere”.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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