Shakhtar war

Guerra e bombe: cosa succede al calcio ucraino?

Dall’inizio della guerra il campionato ucraino è stato interrotto. Qualche club ha però continuato a giocare grazie (anche) alla nostra FIGC.

Seguendo la scia della politica internazionale, il mondo del calcio si è alla fine adeguato alla linea di sanzioni prese contro la Russia. Ultima, in ordine di tempo, è l’esclusione delle squadre femminili da Euro 2022 e dalle qualificazioni ai Mondiali del 2023. Azioni che seguono il ban inflitto sia alla squadra nazionale maschile che ai club impegnati nelle competizioni europee. Inoltre le candidature come Paese ospitante di Euro 2028 o Euro 2032 sono state già respinte.

Nonostante questi colpi però, il campionato russo avanza con nonchalance verso la fine, con lo Zenit di San Pietroburgo saldamente al comando. E mentre i russi ignari si godono le fasi finali del torneo, gli ucraini hanno ovviamente preferito non far giocare i propri club sotto le bombe. La classifica è rimasta ferma al 24 febbraio, con lo Shakhtar Donetsk vicino a un titolo che non verrà mai assegnato.

Il tour dello Shakhtar

La squadra di De Zerbi però, grazie alla Federazione turca e alla squadra del Başakşehir, si è potuta allenare per quello che è stato definito Tour della Pace (al quale ha partecipato anche la Dinamo Kiev). Una serie di amichevoli internazionali, giocate con lo scopo di sensibilizzare il pubblico calcistico, durante le quali i nomi sulle maglie dei calciatori sono stati sostituiti da quelli delle città sotto assedio.

Tra i momenti da segnalare, di sicuro c’è il goal segnato al Lechia Danzica da Dmitrij Keda, dodicenne scampato ai bombardamenti di Mariupol.

Il goal del giovane Keda – © YouTube

Ma con la fine degli impegni, impossibilitato a lavorare e con l’incertezza di non sapere neanche se Donetsk sarà ancora parte dell’Ucraina, l’allenatore italiano ha deciso di rientrare in Italia. Dalla prossima stagione sarà di nuovo arruolabile dai club del nostro campionato.

L’Ucraina U-17 a Coverciano

Anche la Nazionale ucraina Under-17, alla ricerca di tranquillità in vista delle partite di qualificazione a Euro 2022, è arrivata in Italia per prepararsi al meglio. Il mese scorso la FIGC, con il sostegno dell’UEFA, ha messo a disposizione della selezione gialloblù il Centro Tecnico Federale. I giocatori si sono allenati a Coverciano prima del trasferimento a Siena per partecipare agli incontri di qualificazione.

Dopo la vittoria all’esordio contro il Kosovo, i ragazzi allenati da mister Kuznetsov hanno perso gli scontri con Polonia e Italia, senza riuscire a ottenere il pass per il torneo che si disputerà in Israele (…). Nonostante ciò, già l’esser riusciti a disputare questi match sembra essere stata una vittoria.

Servizio sull’U-17 ucraina a Coverciano – ©Y ouTube

«Il calcio è uno straordinario strumento per testimoniare i valori di amicizia e fratellanza, e la FIGC è in prima fila nell’aiutare il popolo ucraino e il calcio ucraino a superare questo momento terribile», ha dichiarato il presidente Gravina in occasione dell’arrivo dei giovanissimi nazionali ucraini a Coverciano.

Calcio solidale

E l’ospitalità all’under-17 non è stato l’unico gesto di solidarietà della FIGC. La Federazione ha infatti devoluto parte dell’incasso (circa 21mila euro) della disfatta degli Azzurri contro la Macedonia del Nord all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per l’accoglienza delle famiglie ucraine. L’arbitro rifugiata Kateryna Monzul, grazie a un accordo tra Federazioni, ha potuto arbitrare nella nostra Serie A femminile.

Di recente, la Croce Rossa Italiana ha consegnato materiale tecnico-sportivo donato dalla Federazione, che ha cercato di semplificare anche burocraticamente gli aiuti agli ucraini. Difatti i minori provenienti dall’Ucraina hanno avuto la possibilità di venir tesserati in qualsiasi momento. In ambito dilettantistico e di Settore Giovanile e Scolastico, con tutte le spese coperte dalla FIGC.

L’arbitro Kateryna Monzul’ – © Creative Commons

Per qualcuno sarà poco, ma nella realtà riuscire a compiere anche solo un piccolo gesto è gran cosa. Tanto per la FIGC quanto per i club che, nel loro piccolo, cercano di portare avanti discorsi di solidarietà ed accoglienza (vedi le iniziative del Fiorano Calcio o del Cagliari in collaborazione con Salesiani e Caritas).

E nella attesa di nuovi sviluppi, con la speranza che la bellicosità dei leader in giacca e cravatta si affievolisca, non possiamo far altro che darci una mano. Che sia accoglienza o donazione non importa. Quel che conta è non dimenticare che dietro i proclami, le dichiarazioni e i giochi di potere ci sono persone. Uomini e donne che vogliono portare avanti esistenze pacifiche. Magari sfogando i loro spiriti combattivi in un campo da calcio.

Classe '88 ma lo nascondo bene. Scrivo perché adoravo il suono della Olivetti di mio nonno e perché, a causa della mia pessima educazione, mi chiedo ancora oggi i perché delle cose. Ho una Laurea in Comunicazione, un Master in Drammaturgia e Sceneggiatura e non so ancora cosa voglio diventare da grande.

2 Comments

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