Horroris causa: la laurea di Elena Ceaușescu e le altre

E’ recente la denuncia riguardo il riconoscimento dei titoli della Dittatrice Elena Ceaușescu, che aveva ottenuto regolarmente solo la licenza elementare. Ma cosa ha spinto la moglie del dittatore comunista e moltissimi altri ancora oggi a fingere i traguardi formativi?

FALSA

Fin dall’inizio Elena Ceaușescu, nata Lenuța Petrescu, decise di essere qualcuno d’altro, qualcuno di più. Tutto abbastanza lecito, – non fu la prima né l’ultima figura di rilievo a comportarsi in questo modo – se non fosse che portò avanti la sua recita per mezza Europa indossando fieramente un camice da scienziata che non le apparteneva.

Fiera di sé, convinta di essere immortale e di potere tutto a spese, ovviamente, della sua popolazione, Elena Ceaușescu ricoprì alla perfezione il ruolo dittatoriale con cui è passata alla storia. Un’altezzosità che deve ricordare bene anche il direttore di un quotidiano rumeno dell’epoca, che per il 63° compleanno di Ceaușescu pubblicò un pezzo in suo onore contenente così tanti epiteti e titoli positivi da essere costretto a utilizzare due numeri per farceli stare tutti.

I coniugi Ceaușescu portarono la Romania ad un inferno di povertà, fame, debito e rabbia. Erano gli anni ’60, le donne non potevano abortire e i bambini morivano di malattie tremende negli orfanotrofi. Mancava il cibo, l’economia arrancava. Ma Elena continuava a mettere la sua firma su importanti studi scientifici locali ed esteri.

percorsi NEBULOSI

Elena Ceaușescu nasce in una umile famiglia di contadini, e riesce ufficialmente a studiare solo fino al termine delle scuole elementari. Ottiene una laurea in chimica, pur mancandole la più basilare nozione in materia, come riconobbero alcuni audaci colleghi. Tutto grazie all’influenza del marito.

Era ancora una donna piuttosto anonima quando si trovò per la prima volta di fronte alla chimica: scoprì la passione per alambicchi e formule durante un periodo in cui faceva le pulizie in un laboratorio, la sera. Grazie al marito, una volta salito al potere, fu in grado di guadagnarsi ogni tipo di riconoscimento in materia, oltre che un illustrissimo posto di lavoro presso l’Istituto nazionale di ricerca chimica e petrolchimica (ICECHIM).

Lì, una volta usurpato il legittimo Direttore e appropriatasi della nomina, Elena non perse tempo. Iniziò subito ad apporre la sua firma su importanti pubblicazioni e studi scientifici di rilevanza internazionale. Che a lavorarci fossero altre persone aveva poca importanza, quello che contava era ricamare intorno alla sua figura. Alta, irraggiungibile e dotta.

Visita di Stato del Presidente Ceaușescu della Romania a un impianto chimico di sale a Botlek, 1973 – Rob Mieremet/Anefo, CC0, via Wikimedia Commons

TITOLI

Come detto fu mezzo mondo a conferirle un numero spropositato di titoli accademici. Giusto per citare alcuni casi, le conferirono lauree honoris causa l’Università di Atene, Buenos Aires , Lima , Manila (dove governa l’amica e omologa, Imelda Marcos), New York, e Teheran. Ma anche l’Italia non resta indietro conferendole il titolo di Cavaliere di Gran Croce.

Elena Ceaușescu è Dottore Honoris Causa all’Università di Buenos Aires – Unknown author/Wikimedia commons

Antonio Carrelli, presidente dell’ Accademia nazionale dei Lincei e il noto genetista Giuseppe Montalenti si sprecarono in lodi sulla “compagna” romena. Quest’ultimo addirittura firmò nel 1983 una aulica prefazione del secondo libro della Ceaușescu , “Nuove ricerche nel campo dei composti macromolecolari”.

Bisogna chiarire che furono numerosi gli scienziati che provarono a mettersi tra Elena e il suo sogno di una sfolgorante carriera scientifica, dal momento che oggettivamente le mancavano le più semplici basi nozionistiche per ricoprire ruoli di prestigio nel mondo della chimica. Ad esempio, nel 1970 il docente in odore di Nobel e deputato Constantin Nenitzesco, tentò di denunciare la farsa del conferimento della laurea alla donna, finendo in breve tempo in disgrazia.

il motore definitivo

Ma cosa portò Elena Ceaușescu a spingere sulla Chimica? Sicuramente una grande ambizione, che si scontrava tuttavia con una limitata capacità di studio, la sua scarsa formazione scolastica o più semplicemente il fatto che non tutti sono nati per diventare eminenti scienziati.

Diventare Dottoressa in Chimica, vantare pubblicazioni approfondite e pluripremiate, i tour mondiali dove rimpinzarsi di lauree honoris causa: tutto questo rientrava in un più ampio disegno politico o, meglio, modo di governare. Dal viaggio nello spazio alla ricerca militare e non solo, la scienza è sempre stata vista dai regimi come una chiave di volta per lo sviluppo di una società all’avanguardia, in grado di elevare un Paese e garantirgli ricchezze e autorevolezza.

fingere per riuscire

Elena Ceaușescu non fu certo la prima né l’ultima a fingere particolari traguardi per acquisire prestigio verso suoi pari, per costruirsi una nuova identità di riguardo e guadagnare la stima di chi le stava attorno.

Professoresse che fingono la laurea per poter inseguire il sogno dell’insegnamento. Medici che operano su sventurati pazienti con finte pubblicazioni ben sistemate sulla libreria in salotto. Impiegati al comune che si fregiano di titoli inesistenti. Divulgatori e divulgatrici che pretendono di raccontare il mondo senza avere i titoli per farlo.

Come quello di Imen Jane: economista divenuta famosa sui social perché in grado di spiegare concetti complessi in maniera semplice ai non addetti ai lavori. E’ finita lo scorso anno nell’occhio del ciclone per la rivelazione circa la falsità dei titoli che millantava.

Imen Jane, Mariachiaramnc/Wikimedia Commons

Imen Jane forse è stata spinta dalla moda molto Linkediniana, di fregiarsi di titoli inesistenti, che nessuno verificherà mai, magari vestendoli con termini anglosassoni per renderli più esotici e credibili. Ha finto mentre tentava di farcela e ha vinto contro la pigrizia di chi la segue. Smascherata, continua imperterrita nella sua attività di divulgazione, anche se forse con meno smalto di prima.

Il Fake it ‘til you make it funziona se si hanno molta faccia tosta e molta arroganza, cose di cui sia la Jane che la Ceaușescu non lesinavano. La prima, complici i social e un dilagare di ignoranza assonnata tra le centinaia di migliaia di follower, la seconda navigando a vista facendo del potere acquisito l’unico remo cui aggrapparsi. Un fregio che premia più se stesse che gli altri, un modo per proiettarsi sul piano desiderato senza particolare, e dovuta, fatica.

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