I migranti e il nuovo governo

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’approccio del nuovo governo Meloni verso i migranti provenienti dal Mediterraneo e del caso delle navi bloccate a Catania e poi fatte approdare.

Nella serata di martedì 8 novembre sono scese a terra tutte le persone migranti che da giorni erano ferme nel porto di Catania. Le navi su cui si trovavano erano la Geo Barents di Medici Senza Frontiere e la Humanity 1 di SOS Humanity.

La prima aveva raggiunto il porto domenica mattina. Era stato concesso lo sbarco a circa metà dei passeggeri, cioè a coloro che sono stati considerati in condizioni precarie. I maschi adulti, ritenuti in buona salute, sono stati lasciati a bordo. Lo stesso vale per la seconda imbarcazione. La modalità di sbarco è regolata da un decreto interministeriale firmato a inizio novembre secondo il quale, una volta in acque italiane, la nave deve essere ispezionata dalle forze dell’ordine per stabilire quali migranti hanno i requisiti per scendere a terra e quali no.

Questa linea di azione è stata fortemente contestata, soprattutto negli scorsi giorni, e accusata di violare le leggi internazionali che prevedono uno sbarco nel primo porto sicuro disponibile per tutelare i diritti umani.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

Il Post dà un taglio internazionale al suo articolo, riflettendo sul fatto che – come si legge nel titolo – “L’approccio del governo Meloni sui migranti non è piaciuto in Europa”. La strategia dei porti chiusi e degli sbarchi selettivi, infatti, è stata fortemente criticata anche al di fuori del Paese, “in particolare dal governo francese e dalla Commissione Europea”.

Cruciale è stato l’intervento francese e la nave Ocean Viking della ONG SOS Mediterranée si è allontanata verso Marsiglia. Meloni ha accolto i fatti con una nota in cui si legge: “Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri Stati del Mediterraneo”. Un accordo tra la premier italiana e quello francese è probabilmente stato stipulato durante l’incontro tra i due alla COP27. “Questo compromesso ha di fatto scongiurato che si aggravasse una crisi umanitaria già in corso: i migranti erano in condizioni di salute fisica e mentale molto precaria, e c’era il timore che a bordo potesse presto diffondersi un’epidemia di scabbia”.

L’Ansa apre l’articolo con alcune parole di Meloni non ben virgolettate e quindi dalla provenienza non del tutto chiara. Si legge infatti “La “legalità” è il timbro del governo di centrodestra. E quello che chiede l’Italia nella gestione dei migranti altro non è che il “ripristino della legalità”. Anche perché a bordo di “queste navi” Ong “non ci sono naufraghi ma migranti”, tiene il punto Giorgia Meloni, ripetendo, nonostante l’altolà della Francia, che “il governo italiano sta rispettando tutte le convenzioni internazionali””.

L’articolo è un collage di dichiarazione provenienti dai collaboratori di Fratelli d’Italia ma le fonti precise non sono mai riportate con esattezza. Un filo rosso lega gli interventi: la tesi per cui questa vicenda sia sintomo di un problema europeo nella gestione dei migranti. Solo nella porzione finale ci si apre a una considerazione più profonda delle condizioni psicofisiche di chi è rimasto per giorni sulle navi: “Angelo Bonelli, che è salito a bordo della terza nave, la Geo Barents, invita Meloni e i suoi ministri ad andare a vedere “con i propri occhi lo stato in cui versano quelle persone, i segni delle torture subite nei lager libici”. Definite “migranti” e non “profughi””.

La Repubblica sceglie come titolo “Sbarchi selettivi: “Un tragico pasticcio del governo Meloni”, un approccio sconcertante, per certi versi grottesco”. Il virgolettato non viene associato, nemmeno nel corpo del testo, a nessuna fonte precisa. I toni sono molto accesi e, attraverso dei giochi di parole, mirano a suscitare lo sdegno di chi legge verso l’avvenimento. “La situazione è grave ma non è seria, direbbe Flaiano. E’ grave perché si gioca sul destino di centinaia di persone migranti sopravvissute a torture e violenze estreme. Non è seria perché il nuovo approccio degli sbarchi selettivi approntato dal governo Meloni ha caratteristiche sconcertanti e per certi versi grottesche”.

Si continua unendo tinte intense e toni colloquiali in un mix peculiare: “È allora evidente che la geniale invenzione degli sbarchi selettivi, propagandata dal governo italiano come innovativo strumento capace di coniugare fermezza e tutela umanitaria, altro non sia che un brutto pasticcio, alquanto improvvisato, che calpesta i diritti fondamentali della persona, in cui il grottesco esito finale potrebbe essere che le persone più gravemente traumatizzate siano “scientificamente” ritenute atte ad essere rispedite in alto mare”.

Infine Il Sole 24 Ore si concentra sulle dichiarazioni di Meloni. Nel titolo infatti si legge “Meloni: su navi Ong migranti non naufraghi. «Decisione dei medici bizzarra». L’Ue: Stati cooperino”. L’articolo si apre con la dichiarazione in cui la premier sostiene appunto che “A bordo di queste navi non ci sono naufraghi ma migranti […]. Sui giornali ho letto stamattina titoli surreali, distanti dalla realtà», aggiunge la premier. «Ad esempio non è dipesa dal governo la decisione dell’autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi Ong, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Scelta, quella dell’autorità sanitaria, che abbiamo trovato bizzarra”.

Da un lato si sottolineano le ferree posizioni del nuovo governo sull’immigrazione, dall’altro si riporta l’avvio di una serie di provvedimenti a livello europeo per affrettare gli sbarchi in porti sicuri e tutelare le persone coinvolte. Una spaccatura che risulta evidente e che la testata non manca di evidenziare.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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