Meloni è il o la Presidente del Consiglio?

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo della discussione attorno alla declinazione al femminile o al maschile dell’incarico di Meloni come Presidente del Consiglio.

Dopo aver analizzato la scorsa settimana le modalità con cui è stato raccontato l’insediamento di Meloni, si torna a parlare della sua figura in relazione alle scelte linguistiche che riguardano la sua carica professionale. Poco dopo l’insediamento ha subito affermato di voler essere chiamata “il Presidente”, come infatti attestano le comunicazioni ufficiali, anche quelle via social. Venerdì 28 ottobre, per rimarcare la decisione, è stata distribuita tra le ministre e i ministri una circolare in cui si indica che “Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: ‘Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni’”. Poco dopo viene diffuso un nuovo avviso, che semplifica la formula omettendo il termine “signor”.

L’attenzione dei media e dell’opinione pubblica – particolarmente sensibile quando si parla di lingua e identità – cresce a dismisura, rendendolo un caso estremamente dibattuto. Un segno chiaro di come la riflessione sull’uso del linguaggio tocchi alcuni nervi scoperti nella nostra società e cultura.

Come ne ha parlato la stampa italiana?

Il Post sottolinea una certa “confusione su come chiamare Giorgia Meloni”, espressione usata addirittura nel titolo. Viene quindi riportato il susseguirsi di circolari dirette ai Ministeri sul corretto appellativo per identificare la leader di Fratelli d’Italia.

Si ricostruiscono poi le abitudini linguistiche adottate da Meloni prima delle lezioni. “Non era stata una grossa novità, sia perché Meloni usava già l’articolo maschile nel definirsi presidente del suo partito Fratelli d’Italia, sia perché questo tipo di scelta è spesso comune tra le donne di orientamento politico di destra”.

L’Ansa, con un articolo come sempre molto conciso, passa agilmente dalle circolari formali ai post sui canali social di Meloni, tutti concentrati sul genere grammaticale da associare al nuovo ruolo della politica. Dopo la circolazione massiccia del documento in cui si richiede di usare l’espressione “Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri”, Meloni risponde sui social cercando di placare il dibattito. Il suo post viene riportato dalla testata: “Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”.

Rai News riporta invece fin dal titolo le scelte linguistiche di altri membri del nuovo governo che si rivolgono a Meloni. “‘Il’ o ‘la’ presidente tiene banco. Signora per il Cav, sissignora per Conte. Meloni: ‘Sono Giorgia’”.

Anche la componente principale dell’articolo è costituita dalle reazioni dei colleghi della premier. Conte su Twitter risponde con ironia “Sissignora! Gradiremmo sapere da palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che ”il” Presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio…”. Berlusconi invece si è rivolto “alla presidente di FdI inizialmente con un ‘’Signor presidente del Consiglio’, cambiato poi verso il finale in ‘Signora’”.

Tra l’altro proprio la Rai è stata al centro dell’attenzione negli scorsi giorni per una direttiva interna che invitava a usare i sostantivi declinati al femminile nonostante le dichiarazioni di Meloni.

Infine la testata che sceglie i toni più accesi è indubbiamente Il Fatto Quotidiano. Nel titolo infatti si legge: “Prima delle bollette, Chigi fa la circolare su come chiamare Meloni: ‘Signor presidente’. Poi la retromarcia: ‘Basta il maschile’”. L’obiettivo polemico è evidente: al posto di concentrarsi su alcuni temi considerati critici da gran parte della società italiana, Meloni si concentra sull’articolo da anteporre al titolo Presidente. Un’apertura che strizza l’occhio a chi crede che le riflessioni sulla lingua siano inezie.

In conclusione bisogna ricordarsi che – al di là delle libere decisioni individuali, effetto anche dell’autodeterminazione – alcune scelte hanno collettivamente una matrice precisa. I sostantivi professionali vengono spesso indicati al maschile perché ritenuti di maggior prestigio. Questo è un chiaro dato che emerge dagli studi di stampo sociolinguistico e che dà una chiave di lettura della scelta di Meloni e della disparità di genere che pervade anche la lingua italiana.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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