Ondate di calore e cambiamento climatico

Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del forte innalzamento della temperatura che stiamo attraversando, della siccità e delle loro connessioni con il cambiamento climatico.

GreenMe, che si occupa specificatamente di ambiente, dedica un articolo proprio a queste interconnessioni. Già in apertura si legge: “Le ondate di caldo estremo si verificheranno sempre prima e sempre più spesso e arriveremo a temperature che normalmente non si registrano se non a luglio o agosto. Colpa del surriscaldamento globale provocato da noi stessi”. Le attuali ondate di calore – cioè innalzamenti improvvisi di temperatura – sono infatti più intense rispetto agli scorsi anni e anche precoci.

La testata spiega senza mezzi termini che “condizioni meteorologiche estreme simili diventeranno gradualmente la norma se rimaniamo passivi di fronte al cambiamento climatico”. Stiamo quindi avendo un assaggio del nostro clima futuro. Vengono inoltre indicati alcuni dei responsabili: petrolio, gas e carbone, cioè i combustibili fossili.

Sulla stessa scia è Domani il cui articolo, uscito alcuni giorni prima rispetto a quello di GreenMe, si apre con il titolo “Terza ondata, questo caldo record pre-estivo è solo l’anteprima della crisi”. In questa analisi della situazione italiana ed europea si evidenzia il nucleo dell’innalzamento delle temperature che stiamo vivendo: “il problema di questa ondata di calore sull’Europa non sono tanto le altre temperature in sé, ma la loro precocità: non aveva mai fatto tanto caldo così presto nel corso dell’anno”. Eppure è solo l’inizio perché “queste anomalie fanno parte di un mondo dove le temperature medie globali sono cresciute di ‘solo’ 1,1°C, ancora sotto la soglia di sicurezza”.

Sul Corriere della Sera si legge invece un articolo sui danni economici che la siccità sta provocando nel settore agricolo. In tutta l’Italia c’è carenza di acqua, ma in particolare “nel distretto del fiume Po e quello dell’Appennino centrale, il Dipartimento della Protezione civile registra le situazioni più gravi causate dalla siccità per ‘precipitazioni al di sotto delle medie del periodo e temperature superiori alle medie stagionali’”.

Si va verso lo stato di emergenza e l’agricoltura in particolare si trova in ampie difficoltà. Infatti “la Cia-Agricoltori italiani calcola che i danni complessivi potrebbero superare il miliardo di euro, solo nel bacino del Po è a rischio il 50% della produzione agricola, e se per mais e soia già si calcola un calo del 50% (già in difficoltà per la guerra in Ucraina), per altri frutti e verdure la coltivazione potrebbe non partire”.

Anche La Repubblica si concentra sulla siccità. In apertura viene delineato un quadro disastroso della situazione attuale: “niente neve sulle Alpi, il Lago Maggiore è ai minimi storici del periodo, il Po è colpito da una siccità gravissima mentre in alcune regioni del sud le reti idriche portano ad una dispersione d’acqua del 60% o 70%”. D’altronde l’Italia e il Mediterraneo sono tra le aree più sensibili alle mutazioni del clima.

Anche in questo caso si delineano i responsabili e delle possibili soluzioni: “è estremamente urgente abbattere le emissioni di gas serra, abbandonando una volta per tutte i combustibili fossili, e rivedere tutte le concessioni idriche (agricole, industriali, civili) riducendole in funzione delle effettive disponibilità d’acqua”. L’articolo si concentra soprattutto sulle conseguenze della siccità sulla biodiversità.

Anche se “adattarsi significa anche adeguare i nostri stili di vita alla nuova situazione climatica” (come si legge nell’articolo della Repubblica), tra le testate italiane – quindi non le piattaforme specialistiche – solo una ha messo in luce in modo chiaro la correlazione tra il consumo di acqua e quello della carne. Si tratta di Vanity Fair che lo fa, però, solo attraverso un contenuto dedicato ai suoi canali social.

Con la strategia comunicativa che la contraddistingue, si rivolge direttamente al pubblico per chiedere la sua opinione e spingerlo a interagire. Oltre all’interrogativo “Siete disposti a rinunciarvi?”, che fa leva sulle emozioni di chi legge, vengono riportati dei significativi dati del WWF: “il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani […]. Per l’uso domestico (pulire, cucinare, bere, etc.) consumiamo solo il 4 % dell’acqua utilizzata ogni giorno, mentre i prodotti di origine animale (compresi latte, uova, carne e grassi animali) rappresentano quasi il 50% dell’impronta idrica totale dei consumi in Italia”.

Per validare questi dati, sono riportate anche le dichiarazioni di Water Footprint Network, secondo cui “servono 15.400 litri per produrre un chilo di carne (in Italia si calcolano 11.500 litri), mentre per un chilo di riso, per esempio, ne bastano 1.600 litri”.

Leggo, scrivo e ne parlo. Sono una giornalista, un'insegnante. Mi occupo di diritti e conduco il podcast Cristianə a chi?

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